È quasi ciak per la Veneto Film Commission

Oltre Roma c’è di più. Da Nord a Sud, l’Italia esce dall’ombra della grande bellezza delle note città d’arte e accoglie set di film e produzioni audiovisive nazionali e internazionali, facendo (ri)-scoprire una varietà di paesaggi naturali e scenari urbani. Dal Forte di Bard in Valle d’Aosta, che ha ospitato le riprese del cinecomic Marvel […]

Oltre Roma c’è di più. Da Nord a Sud, l’Italia esce dall’ombra della grande bellezza delle note città d’arte e accoglie set di film e produzioni audiovisive nazionali e internazionali, facendo (ri)-scoprire una varietà di paesaggi naturali e scenari urbani. Dal Forte di Bard in Valle d’Aosta, che ha ospitato le riprese del cinecomic Marvel Avengers: Age of Ultron, alla Sicilia di Montalbano; dalla Trieste de Il ragazzo Invisibile di Salvatores alla Bologna de L’ispettore Coliandro; dalla Crema di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino alla Puglia dei film di Checco Zalone fino a Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo; sono sempre di più i territori che godono del ritorno economico e di immagine garantito dallo status di location di film, fiction, videoclip, serie e documentari.

A determinare l’attrattività di una regione non è però solo la bellezza o la corrispondenza alle esigenze scenografiche e narrative. Elemento catalizzante è la Film Commission, quell’organismo in grado di fornire assistenza gratuita e logistica alle produzioni durante le riprese, dalla concessione dei permessi al database di luoghi, professionisti e imprese del territorio fino all’accesso alle risorse locali, bandi e incentivi. Oggi in Italia solo Molise e Veneto mancano all’appello e non sono attrezzate con una Film Commission centrale. Ma la Regione governata da Luca Zaia è corsa ai ripari, approvando la costituzione dell’ente il 19 dicembre 2017.

«Nel corso di numerosi incontri che in questi anni ho avuto con i professioni del settore e con la stampa, ho più volte evidenziato il ritardo del Veneto rispetto ad altre regioni come Puglia o Friuli Venezia Giulia», spiega l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari. «Grazie al presidente Zaia e ai colleghi della Giunta regionale è stato possibile avviare tutte le procedure necessarie per dotare il Veneto di una Film Commission regionale che, spero in breve tempo, sarà operativa e in grado di confrontarsi con le esperienze italiane più avanzate, superando l’attuale frammentarietà».

 

Veneto Film Commission, un percorso partecipato

Facciamo un passo indietro. La struttura della Veneto Film Commission è stata organizzata prendendo le fila da una ricerca dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, condotta sotto la supervisione del docente del dipartimento di Management Fabrizio Panozzo. Lo studio commissionato dalla Regione ha esaminato i modelli italiani e internazionali di Film Commission per carpirne le best practice in termini gestionali e organizzativi, ascoltando poi le diverse istanze delle componenti dell’industria cinematografica regionale, dai produttori ai registi passando per i rappresentanti delle sale cinematografiche e le varie agenzie di promozione territoriale.

«Abbiamo adottato un approccio pragmatico, tenendo conto del contesto produttivo veneto; del fatto che in questi anni, in assenza di un organismo centrale, si sia “balcanizzato”, dotandosi di tante Film Commission quanti sono i campanili», racconta Fabrizio Panozzo. Verona, Padova, Vicenza, Treviso, il Polesine hanno attivato a livello locale le loro organizzazioni, che però inevitabilmente operano in un raggio d’azione limitato. «Prendendo in esame le Film Commission che funzionano meglio, quelle che cioè attraggono più produzioni, abbiamo riscontrato le principali caratteristiche comuni: centralizzazione e personalizzazione. Sono realtà in cui è immediatamente riconoscibile la figura del referente, che ha un rapporto di lungo termine con l’istituzione – spesso ne è il fondatore – e la rappresenta».

La ricerca ha teso soprattutto spostare l’attenzione dalla forma giuridica che doveva prendere la Veneto Film Commission per concentrarsi sull’individuazione delle persone più adatte a guidarla. «Per funzionare serve un direttore con elevate visibilità e competenze, oltre alla riconoscibilità sui mercati internazionali». Ad affiancarlo, esperti di filiera cinematografica e di marketing territoriale per la promozione del territorio. «A fare la differenza – sottolinea Panozzo – sono le competenze individuali, adeguatamente organizzate e sostenute da risorse».

Dal percorso empirico e partecipativo dell’indagine è emersa l’esigenza di una mediazione tra richiesta di professionalità e rispetto della rappresentatività. Panozzo Conclude: «Abbiamo suggerito alla Regione di costituire una struttura dotata di una forte testa veneziana e di indiscusse competenze tecniche, in grado di dialogare non solo con i mercati internazionali del cinema e dell’audiovisivo, ma anche con le antenne territoriali già presenti». Una visione sposata dall’assessore Cristiano Corazzari: «Sono convinto che la Veneto Film Commission potrà davvero essere competitiva se, oltre a svolgere efficacemente i compiti istituzionali a cui è chiamata a rispondere, saprà far tesoro delle tante esperienze maturate nel corso di questi anni, coinvolgendo sia le Film Commission locali, punto di forza sia in termini di capacità che di conoscenza del territorio, che le imprese e i professionisti veneti del settore».

Il Veneto può offrire molto alla produzione cinematografica, ma come fa notare l’assessore regionale, occorre creare le condizioni per fare sistema, anche sul fronte del cine-turismo. «È necessario coinvolgere esperti del settore, filmmaker, case di produzione cinematografica e istituzioni locali. Un insieme composito di realtà che devono dialogare e collaborare insieme. La Veneto Film Commission è nata proprio per facilitare tale dialogo».

La tanto attesa VFC è una fondazione di partecipazione regionale aperta agli enti locali, alle Camere di Commercio e ad altri organismi pubblici e privati. Quando partirà effettivamente? «Abbiamo davanti a noi un periodo denso di impegni», risponde Corazzari. «Appena saranno espletate tutte le procedure per la sua costituzione, la Fondazione procederà alla nomina del direttore e all’organizzazione delle attività così come previsto dallo Statuto». Intanto sono confermati i cinque milioni di fondi previsti: «Stiamo lavorando per far uscire nelle prossime settimane il bando a favore della produzione cinematografica e audiovisiva: grazie a una modifica del POR FESR 2014-2020 è stata inserita una specifica azione che prevede uno stanziamento complessivo di cinque milioni di euro per la realizzazione di progetti cinematografici nel Veneto», annuncia l’assessore.

 

Due binari paralleli

L’esigenza di un organismo centrale è rimarcata dalla filiera cinematografica e audiovisiva veneta, che ha chiesto a Corazzari di «esercitare con la Film Commission un ruolo di indirizzo e coordinamento, fornendo risposte in tempi rapidi». CNA (Comunicazione e Terziario Avanzato) riconosce la funzione strategica di questo strumento operativo sul territorio.

«Potrà coordinare e supportare le Film Commission provinciali, dirottando le risorse messe a disposizione dall’Ue e dallo Stato, affinché si possa andare verso una cultura del cine-turismo. Favorire le produzioni cinematografiche sui territori veneti porterà una ricaduta economica e sociale notevole, dando al tessuto imprenditoriale business e nuovi posti di lavoro nei comparti tradizionali (pernottamenti, ristorazione e artigianato, solo per citarne alcuni). Inoltre, gli imprenditori artigiani di filiera posso diventare maestranze attive nello sviluppo delle produzioni cinematografiche», spiega Filippo Dalla Villa, presidente nazionale e veneto di CNA. «In Veneto – aggiunge – abbiamo 534 figure professionali che si occupano di attività di produzione, postproduzione e distribuzione cinematografica, di video e di programmi televisivi. Il dato è da integrare con videomaker e fotografi che realizzano prodotti audiovisivi, quindi è difficile fare una stima precisa, anche se come CNA a livello nazionale stiamo cercando di mappare ogni singola regione».

Soddisfatta dell’attivazione della VFC è AGICI, Associazione Generale Industrie Cine-audiovisive Indipendenti, che consegnerà alla Regione una serie di desiderata, espressione del punto di vista delle società medio-piccole della regione. «Proponiamo una Consulta del cinema veneto, un direttore per la Film Commission lontano da conflitti di interesse, ma soprattutto attenzione alle maestranze locali, pur senza cadere in logiche assistenziali. È sacrosanto attirare grandi produzioni estere ed extra-regionali, tra i principali motori del cineturismo, ma è fondamentale che tra i destinatari dei fondi vi siano società di produzione venete che possano crescere, sviluppare progetti anche al di fuori dei confini regionali e portare avanti storie e autori del territorio», chiarisce il filmmaker Federico Massa di AViLab, uno degli oltre dieci soci veneti di AGICI, che fa riferimento alle vicine esperienze di successo di IDM Südtirol, Trentino, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna Film Commission, da cui occorre mutuare gli elementi positivi.

«In particolare, per quanto riguarda i fondi, chiediamo regole e termini certi di accesso, oltre a una programmazione la più possibile definita». Anche la produttrice Laura Pellicciari, referente AGICI per il Triveneto, sostiene la necessità di alimentare l’humus creativo del territorio, «che conta quattro società di postproduzione, un aspetto peculiare da sviluppare magari in sinergia con le altre Film Commission del Nord Est. Sarebbe importante incentivare le coproduzioni minoritarie per consentire alle realtà venete di farsi le ossa – e un curriculum – preparandosi in maniera strategicamente costruttiva per il futuro».

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