Durante la pandemia la cultura e i suoi rappresentanti sono ammutoliti, lasciando spazio a medici, scienziati e voci confuse. Ma, soprattutto, lasciandoci privi di modelli a cui ispirarci, mentre l’occasione che abbiamo perso diventa sempre più chiara.
Migrazioni
In questa sezione di Senza Filtro, ogni quindici giorni pubblicheremo il miglior articolo pervenuto in redazione su un tema di attualità che lanceremo di volta in volta. Tirate fuori le vostre opinioni, commentate entro il 1 maggio in massimo 2.000 battute e speditele alla mail: senzafiltro@fiordirisorse.eu Il tema lanciato da Sara Leonetti, vincitrice del contest del numero […]
In questa sezione di Senza Filtro, ogni quindici giorni pubblicheremo il miglior articolo pervenuto in redazione su un tema di attualità che lanceremo di volta in volta.
Tirate fuori le vostre opinioni, commentate entro il 1 maggio in massimo 2.000 battute e speditele alla mail: senzafiltro@fiordirisorse.eu
Il tema lanciato da Sara Leonetti, vincitrice del contest del numero 6, è il seguente:
“Le testate dei quotidiani oggi parlano, purtroppo tragicamente, di migranti come di un fenomeno nuovo e complicatissimo. Eppure la storia dell’umanità, già dalla preistoria, è piena di piccole e grandi migrazioni che hanno spinto l’uomo a viaggiare alla ricerca di ambienti più favorevoli.
E gli italiani, che ora si trovano in prima fila a fronteggiare questo dramma umano, hanno sempre la migrazione nel DNA: verso altri Continenti (come dalla fine del ‘700 verso Nord Europa, America e Australia) per cercare lavoro o per scappare dalla Guerra, o per lasciarsi alle spalle la vita di provincia e trasferirsi in città, oppure per andare verso il Nord benestante e pieno di industrie. E ancora, anni fa i nostri connazionali partivano con una valigia di cartone alla ricerca di fortuna oltre oceano, oggi molti ragazzi decidono di mettere in un trolley lauree ed esperienze per avere una chance in più dal punto di vista lavorativo. Perché, sì, siamo nell’era della comunicazione e dell’informazione digitale, ma il mercato del lavoro è ancora geograficamente dipendente.
Chi lascia la propria famiglia e le proprie abitudini anche solo per pochi mesi, forse può comprendere meglio il coraggio di chi si mette in mare con il sogno di un futuro migliore.
E voi? Qual è la vostra storia di piccola o grande migrazione? E che significato ha avuto, se c’è stato, il tornare a casa?”
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