Il vero cambiamento richiede una nuova prospettiva, accompagnata da interventi granulari e progressivi. Non abbiamo bisogno di salti quantici, ma di passi concreti e realistici, vicini alla vita quotidiana delle persone. Solo così potremo davvero incidere sull’occupazione femminile e ridurre stabilmente il numero degli inattivi.
Una preoccupazione personale, infine: nel mondo si sta diffondendo una nuova narrativa secondo cui l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire molti posti di lavoro. Già immagino gli amministratori delegati che, davanti a richieste di nuove assunzioni, risponderanno: “Non possiamo sostituirlo con l’IA?”.
Attenzione però, perché dietro questa narrativa apparentemente moderna si nasconde il rischio di aggravare la situazione occupazionale. In questi casi, il mio consiglio è: forse è la scelta giusta. Dopotutto l’IA sa fare tantissime cose. C’è solo una cosa che non sa fare: consumare. O meglio, consuma un sacco di energia, ma i nostri prodotti mi sembra che non li consumi. Quindi, a meno che non produciamo energia elettrica, forse un pensierino dovremmo farlo, ad assumere un consumatore naturale, invece che un’intelligenza artificiale.
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Photo credits: secondowelfare.it