Tra i banchi porta musica, poesia e una battaglia contro i voti. “Dietro questi ragazzi c’è una complessità che chiede di essere ascoltata, la loro crisi è il riflesso di quella degli adulti”: la nostra intervista al professor Gianni Aversano sul ruolo degli insegnanti nell’era digitale.
Dati INVALSI 2024, la scuola frena il calo dell’apprendimento
Il crollo delle performance in italiano e matematica sembra stabilizzarsi, mentre l’inglese riscontra i risultati migliori dal 2018. Il sistema scolastico tiene, al netto delle disomogeneità territoriali, sociali e di genere: solo 4 studentesse su 10, in terza media, raggiungono i risultati attesi nelle discipline matematiche
Meglio l’inglese dell’italiano, con la matematica che desta preoccupazione in tutto il Paese. La preparazione degli studenti italiani di tutte le età, raccolta nel rapporto INVALSI 2024, rappresenta diversi aspetti dell’Italia: il percorso formativo delle nuove e nuovissime generazioni, la tenuta del sistema scolastico e la sua efficacia didattica, tutto declinato secondo una chiave territoriale.
Quella descritta dai più recenti dati INVALSI, disponibili da pochi giorni, è un’Italia divisa dal punto di vista geografico e educativo, con differenze talvolta così marcate all’interno delle stesse aree da essere riconducibili a fattori non territoriali, come lo status socioeconomico famigliare o le differenze nella qualità dell’insegnamento. Ma sullo sfondo, nonostante alcuni cauti segnali positivi a livello generale, gli studenti sono ancora nello strapiombo di risultati conseguente agli anni della pandemia.
Entriamo nel dettaglio analizzando i dati più significativi.
I dati del rapporto INVALSI 2024: si ferma l’emorragia nella preparazione
Nella scuola primaria si riscontra un cambiamento fin dalle classi II, ovvero la rilevazione più precoce delle prove INVALSI. I giovanissimi studenti presentano un lieve peggioramento in italiano, con il 67% che raggiunge la fascia base (-2 punti percentuali rispetto al 2023) e un miglioramento in matematica, con il +3% di alunni che raggiungono i risultati attesi, portando il dato complessivo al 67% rispetto al 64% dell’anno precedente.
La situazione varia nelle classi V, al termine del ciclo della scuola primaria, nella rilevazione che consente di dare una valutazione complessiva dell’efficacia della sua didattica. E il sistema regge, mostrando risultati nel complesso positivi: la quantità di studenti che raggiunge il livello atteso in italiano sale dal 74% del 2023 al 75% del 2024, mentre in matematica passa dal 63% al 68%.
Un calo della preparazione in italiano e matematica si riscontra, invece, con la prova INVALSI di III media. Al termine di questo ciclo di istruzione, infatti, i dati sono in diminuzione costante dalla crisi pandemica, a eccezione dell’inglese: si parla di -2% per la comprensione dei testi e di un risultato stabile riguardo le competenze matematiche.
I risultati tornano però ad alzarsi al termine del ciclo delle scuole dell’obbligo, ovvero all’ultimo anno della secondaria di secondo grado; vale sia per l’italiano che per la matematica, con una tendenza che attraversa tutto il Paese, al netto delle differenze geografiche.
Discorso a parte per l’inglese, che invece riscontra trasversalmente i risultati più alti dal 2018 (anno di inizio delle rilevazioni nella materia), dai dati più precoci a quelli più tardi, segno inequivocabile che la lingua è sempre più praticata e compresa all’interno e all’esterno dell’ambiente scolastico; difficile non riscontrare le conseguenze di una sempre maggiore immersione delle nuove generazioni nella multiculturalità dell’era digitale.
Le differenze di genere su italiano e matematica, il crollo dell’abbandono scolastico
I dati nazionali nascondono una varietà di disomogeneità interne, a vari livelli.
Il dato di genere, per esempio, è marcato fin dalle prime rilevazioni, con riscontri più bassi per le studentesse in matematica (si parla di un -4,7% rispetto ai maschi nella II primaria, che si aggrava in un -8% all’ultimo anno di scuola superiore) e più alti in italiano in inglese (per l’italiano, un +0,9% in II primaria che diventa un +6,2% per le ragazze al termine delle superiori, e per l’inglese un +1,3% in lettura e un +1,8% in ascolto in V primaria che, in quinta superiore, diventano +2% e +1,6%).
Le differenze di apprendimento sono accentuate in modo particolare a livello geografico, secondo il quale le distanze rispetto alla media nazionale sono più marcate per gli studenti di Sud e Isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), che presentano i numeri più bassi di raggiungimento dei traguardi educativi previsti – sebbene, specie nell’area meridionale, si riscontri un aumento generalizzato delle performance in matematica. All’interno di tutte le aree di rilevazione, però, è riscontrata una variazione importante anche a livello comunale, che nei centri urbani più estesi si estende ai singoli quartieri.
Proseguendo nell’analisi, gli studenti stranieri mostrano maggiore propensione per la lingua inglese, con risultati superiori a quelli italiani, dato che sta facendo discutere sull’opportunità di inserire l’insegnamento di altre lingue nel corso del curriculum scolastico obbligatorio.
“Il dato più bello di quest’anno è il calo così rilevante della dispersione esplicita (l’abbandono scolastico, N.d.R.), al minimo storico del 10,5%. Basti pensare che nel 2001 era al 25,9%” commenta il presidente INVALSI Roberto Ricci. “Per i ragazzi (per i quali era più frequente) comportava un altissimo rischio di esclusione sociale e di mancata capacità di ottemperare ai doveri sociali. Il dato che mi preoccupa di più riguarda la scuola secondaria di primo grado: è quello allarmante sulla matematica, ed è più grave per le ragazze che per i ragazzi; che solo quattro su dieci raggiungano il livello desiderato è molto problematico in vista della futura richiesta di ingegneri, medici, chimici, e anche pedagogisti”.
È possibile che il calo delle capacità di comprensione del testo sia dovuto all’interferenza dei dispositivi digitali, per delle generazioni di “screenager” presenti e futuri? “È tutto da dimostrare che la quantità di risorse digitali corrisponda a un impoverimento delle capacità di lettura” commenta Ricci. “Riteniamo invece che lo sviluppo delle competenze digitali possa essere una risorsa straordinaria per l’apprendimento della lingua. Tuttavia è vero che questo dato c’è, ed è un discorso soprattutto di didattica, di risposte che diamo come sistema a simili necessità. Perché la scuola” conclude Ricci, “non è qualcosa che riceviamo dal passato, ma qualcosa che prendiamo in prestito dal futuro”.
Un prestito che va restituito con gli interessi.
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