Diagnosi a distanza, ma non solo. Il digitale sbarca nel mondo della sanità: quali conseguenze per il Servizio sanitario nazionale, e che rischi corrono sanitari e pazienti?
Antonio Gaudioso, Segretario generale CittadinanzAttiva: “Gli ospedali sono come le scuole, fanno vedere il bene e il male dello Stato. Ma la realtà è nell’invisibile”
La sanità italiana non si sente bene: raccontiamo tutta la miopia di una classe politica che sta allontanando la medicina dai territori per riassorbirla nelle strutture ospedaliere, in un Paese che nel 2021 ancora non aveva un’anagrafe vaccinale.
Godere di buona salute è lo scopo ultimo di ognuno: CittadinanzAttiva può vantare di star bene, molto bene. Fondata nel 1978, l’organizzazione oggi ha 43 anni di battaglie che le hanno rafforzato il sistema immunitario verso le sempre troppe storture dei diritti che prova a raddrizzare. La posizione di Antonio Gaudioso, segretario generale, testimonia invece la fragile costituzione della sanità italiana a cui l’organizzazione sta provando a rimediare.
“Quello che si è perso di vista negli ultimi anni, e che emerge anche dai dati e segnalazioni che riceviamo, è che fondamentalmente si è investito pochissimo sui servizi territoriali. Il perché sta nelle scelte di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, che tecnicamente è stato definanziato. Non si può considerare un finanziamento al servizio pubblico che dovrebbe tutelare la nostra salute quello che è stato fatto negli anni con minimi sforzi mentre aumentava l’inflazione, mentre aumentavano i costi, mentre aumentavano l’età media della popolazione e le sue esigenze. Aumentare di pochissimo gli investimenti nella sanità pubblica vuol dire tenerla immobile e non tenere minimamente testa al livello di qualità dei servizi e alla necessità di innovazione e aggiornamento.”
Ospedali al centro e medici al margine, ma i pazienti hanno ben altre esigenze
Visto in retrospettiva, il quadro sembra aver messo al centro gli ospedali e relegato nella cornice tutta la sanità di prossimità territoriale strizzandoci dentro i medici di base e il loro ruolo, smontato anno dopo anno.
“In effetti è così. Le risorse degli ultimi decenni hanno coperto i bisogni delle realtà ospedaliere, che anche dal punto di vista psicologico sono state utilizzate come una sorta di coperta di Linus. Gli ospedali sono come le scuole, sono fisicamente la presenza dello Stato, con tutti i suoi pregi e difetti. Se qualcosa non funziona negli ospedali lo vedi immediatamente e l’attenzione mediatica ci si concentra; se qualcosa non va nei servizi territoriali non te ne accorgi subito, e quando te ne accorgi è già successo qualcosa. Le ricadute sono meno visibili nell’immediato, quando non vengono rinnovati i contratti o non si sostituiscono le persone che vanno in pensione, giusto per fare un paio di esempi. Oppure se il tuo medico va in pensione e non è stato sostituito, ecco che devi cercarti un altro medico, e ti accorgi che magari è un massimalista e ha già raggiunto il tetto dei 1.500 pazienti, per cui potrebbe andare in deroga fino a 1.800: e come si fa a lamentarsi con lui se non fa le visite a domicilio, come fa a garantirlo a 1.800 possibili malati?”
Perché la politica non capisce che non si possono avere nel 2021 gli stessi parametri di riferimento di qualche decennio fa? I 1.500 mutuati di oggi non sono quelli di una volta.
“Non c’è stata alcuna strategia politica e istituzionale; né buona né cattiva, e al tempo stesso questa condizione ha impedito di individuare una responsabilità. L’unica certezza che ha accomunato gli approcci era la consapevolezza che la salute fosse un costo, accompagnata dalla frase priva di senso secondo cui non si può dare tutto a tutti. Altro che tutto a tutti, in Italia si sono creati proprio dei poli di ingiustizia tra chi ha moltissimo e chi non ha alcun diritto o quasi alla tutela della salute.”
“Intanto sono completamente cambiate le esigenze dei pazienti, l’età media si è alzata moltissimo, si è impennato il numero di pazienti con patologie croniche molteplici – la cosiddetta comorbilità – per cui alla fine ci sono più pazienti, sono più anziani e sono molto più complessi. Banalmente pensiamo anche alla ludopatia, giusto per citare una delle patologie prima inesistenti: il medico di famiglia è il collo di bottiglia su cui si è scaricata tutta l’assenza sul territorio. Quindi, per tornare alla domanda, è assurdo che la politica non abbia adeguato i parametri alla vita reale.”
Vaccini, questione di priorità: “La sussidiarietà non può procurare disuguaglianze”
Vale anche per l’idea di digitalizzazione che non ha mai accompagnato il sistema sanitario? Dico idea perché mi sembra che l’Italia sia ancora alla fase progettuale di ciò che vorrebbe diventare in materia di innovazione e salute.
“Nel 2021 il nostro è un Paese in cui non esisteva ancora un’anagrafe vaccinale. Non è assurdo? Siamo un Paese che, fino alla campagna massiva di vaccinazione anti COVID-19, non si era mai preoccupato di avere una memoria della salute dei propri cittadini e per questo mi viene da ridere quando sento parlare di big data in health. Ma di quali big data parlano, che abbiamo ancora le cartelle cliniche su carta? Non avremo mai un hacker russo che verrà a rubarci i dati perché non sono appetibili.”
Quale tipo di richieste e segnalazioni arrivano a CittadinanzAttiva negli ultimi mesi? “Potrei sintetizzarle in un doppio blocco: da un lato i cittadini che lamentano le mancate prestazioni e mi riferisco, su tutto, ai dati degli screening oncologici confermati anche dall’Osservatorio Nazionale Screening: a fine ottobre 2020 circa un milione e mezzo di screening non sono stati eseguiti, un’indicazione plastica di migliaia e migliaia di malati oncologici visitati in ritardo, con tutto quello che comporterà per loro soprattutto in termini di aspettativa di vita. Così come ci segnalano innumerevoli interventi chirurgici annullati. Poi c’è tutto il blocco collegato al COVID-19 e all’accesso ai vaccini; in particolare ci chiedono come venga gestito il criterio di priorità”.
Entriamo nelle zone grigie della questione vaccini. “Dovremmo almeno ringraziare per l’idea di acquisizione nazionale delle dosi, perché ad esempio quelli antinfluenzali sono affidati alle regioni e sappiamo bene cosa vuol dire. Per quanto, nonostante le linee guida nazionali di indicazione delle priorità nella somministrazione, alla fine anche lì le regioni stanno derogando in ordine sparso. Autonomia non dovrebbe voler dire anarchia: il principio di sussidiarietà è totalmente condivisibile nel senso di avvicinare i servizi al cittadino, ma non può essere un elemento che procura disuguaglianze, né che porta i sistemi a non dialogare tra loro. Le banche dati del SSN non sono neanche interoperabili, per cui anche se fossimo tutti informatizzati non servirebbe a niente: ancora ti viene detto nel 2021 ‘si porti le lastre da casa’. È ridicolo e gravissimo al tempo stesso”.
Un software per raccogliere e integrare i dati vaccinali
Le categorie che riceveranno in via prioritaria il vaccino, durante la prima fase, saranno operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale dei presidi residenziali per anziani e persone di età avanzata. Anche in questo senso CittadinanzAttiva si è mossa lanciando una survey proprio in queste settimane: la campagna di CittadinanzAttiva, avviata con la FIMMG e col sostegno di oltre ottanta società scientifiche e associazioni di tutela dei pazienti, coinvolge i medici di famiglia e i direttori di presidio ospedalieri e di poliambulatori; si chiama “Non togliamo il medico di torno“.
Da cosa siete partiti e dove volete arrivare? “Già nella prima fase del COVID-19 avevamo subito percepito che la strozzatura era sull’assistenza territoriale, sui medici di base, sul primo canale tra cittadino e servizio sanitario. Ci attivammo subito con una raccolta che alla fine ha mobilitato quattro milioni di euro tradotti fino all’ultima risorsa per garantire protezione ai medici e mettere in sicurezza il loro lavoro in questi mesi.”
“Ora abbiamo invece deciso di fare un passo in avanti, più di prospettiva, e lavorare a uno strumento informatico che permetta una gestione rapida e trasparente nella campagna vaccinale. Vogliamo creare un sistema di priorità non basato necessariamente sull’età, ma sulle condizioni di salute effettive, perché tra un cinquantenne malato gravemente e un anziano in buona salute come si fa a pensare di dover dare priorità solo all’anagrafe? Si stanno muovendo così perché in realtà non esistono dati sufficienti, tanto meno i data base per patologie dalle singole regioni. I singoli medici però quei dati ce li hanno, e il problema arriverà se sarà necessario arrivare a campagne vaccinali di massa, che rischiano di violare davvero un senso puro di priorità e urgenza.”
“Insomma stiamo raccogliendo dati per realizzare uno strumento informatico che possa aiutare in questa fase e in futuro: adesso stiamo sviluppando un software che poi speriamo possa garantire ai medici di lavorare bene tramite il sindacato FIMMG, insieme a un comitato tecnico scientifico e a una società informatica eccellenti. Proprio in questi giorni stiamo lavorando alacremente per generare il modello, testarlo e renderlo operativo nelle prossime settimane tramite le regioni. Un progetto tutto privato che metteremo a disposizione del pubblico: siamo fatti così, se le cose non si muovono non ci mettiamo a protestare e basta. Bisogna essere attivi”.
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