L’ INPS come una RC Auto col risarcimento a rischio

Se Checco Zalone è l’emblema vivente del posto fisso, Carlo Fatuzzo è l’alfiere dell’altro tema che sembra ossessionare gli italiani: la pensione. Fatuzzo ha in comune con Zalone una sincera ilarità e un forte senso dell’umorismo con la differenza che non è un comico bensì il segretario del Partito dei Pensionati: ha sempre suscitato la […]

Se Checco Zalone è l’emblema vivente del posto fisso, Carlo Fatuzzo è l’alfiere dell’altro tema che sembra ossessionare gli italiani: la pensione. Fatuzzo ha in comune con Zalone una sincera ilarità e un forte senso dell’umorismo con la differenza che non è un comico bensì il segretario del Partito dei Pensionati: ha sempre suscitato la mia curiosità sin da quando lo incrociavo, eurodeputato, nei corridoi dei Parlamento Europeo, sempre sorridente con le cartelline sottobraccio.

Genovese, classe 1944, ragioniere, lavora per un anno come radiotelegrafista-marconista su di una nave passeggeri (Rotta New York-Bahamas, ricorda) per poi fare il direttore di un patronato religioso per sette anni. Dopo una breve parentesi nella DC entra nel Partito Nazionale dei Pensionati fondato a Bologna da un gruppo di ex generali in pensione. Nel 1987 fonda un suo Partito dei Pensionati.

La sua carriera è sempre andata avanti su di un doppio binario. Al mattino e al pomeriggio il lavoro politico (consigliere comunale poi provinciale a Bergamo, quindi alla Regione Lombardia, infine parlamentare Europeo nella V e VI legislatura), la sera a fare consulenza via etere su come e quando si può andare in pensione. Inizia con una rubrica settimanale su di una piccola e sconosciuta radio bergamasca (che poi diventerà RTL 102.5) per poi sbarcare sulle TV locali alternandosi a cartomanti e improbabili piazzisti. Al contrario di questi ultimi, Fatuzzo non è però un cialtrone bensì un vero esperto di legislazione previdenziale. Col tempo poi si costruisce il personaggio. Come rappresentante di un micropartito, nei 10 anni passati al Parlamento Europeo di fatto non aveva diritto di parola salvo nelle cosiddette dichiarazioni di voto che diventavano dei momenti di vero cabaret, seguitissimi sulla tv a circuito chiuso dell’Assemblea. Un esempio: il 17 novembre 2004 il Nostro prende la parola nell’emiciclo di Strasburgo per motivare la sua posizione su Cuba.

Signor Presidente, stavo partendo da Genova alcuni giorni fa, dove avevo incontrato il responsabile dei pensionati di Genova, Rossi Mauro. Salutando lui e la mia amata, natia e bellissima Genova – città che, essendo ormai l’ora di pranzo, ricordo con piacere soprattutto per le famose trenette col pesto – ho chiesto a Rossi un consiglio su come votare questa relazione su Cuba. “Ma Fatuzzo è facile” – mi ha detto – “il testo della relazione va bene. Ma tu devi chiedere al Parlamento europeo, come rappresentante eletto dal Partito pensionati, che ti mandi all’Avana a parlare con Fidel Castro, a offrirgli una buona pensione. Fidel Castro non lascia il potere perché non è sicuro di avere una giusta e buona pensione. Fatti incaricare di andare, convincilo a lasciare il lavoro, anche per lui è giusto godersi come tutti una buona pensione. Questo risolverebbe, secondo me, i problemi di Cuba” – mi diceva Rossi, e io sono d’accordo con lui.

Fatuzzo, 13 anni fa: che tempi! Castro al potere, lei al Parlamento Europeo e ancora non c’era la riforma Fornero.

Tempi migliori di adesso dal punto di vista pensionistico. Ma già si capiva che brutta aria sarebbe tirata sul tema pensioni. Le ultime leggi buone a favore di anziani e inabili sono finite col 1980: l’indennità di accompagnamento e civile. Da allora si è sempre tolto qualcosa ai pensionati o agli aspiranti tali. Uniche eccezioni, la legge Berlusconi del milione al mese del 2002 e la quattordicesima di Prodi nel 2007. Adesso Renzi ha spolverato un pizzico di spiccioli sul menu dei pensionati.

Perché in Italia si parla così tanto di pensioni? Non è che siamo presi dalla sindrome come per il posto fisso?

Penso dipenda dalla legge Fornero che capii subito essere un disastro: hanno spostato di sette anni il diritto alla pensione per uomini e donne per risparmiare con l’aggravante che era anche scritta male. Per evitare il fenomeno degli esodati si doveva semplicemente scrivere: non si applica la legge a chi non lavora. L’avrebbe fatto qualsiasi impiegato di qualsiasi patronato.

Secondo lei l’hanno scritta male apposta?

Sì. E le lacrime della Fornero, una che ci capisce di previdenza, sono la conferma che lei sapeva del disastro che stava combinando. Non credo, come qualcuno sostiene, che fu la burocrazia a scrivere male la legge a insaputa del Ministro. L’operazione fu fatta per rimpolpare le finanze dello Stato col consenso di tutti i governanti, Forza Italia compresa. Ci fu la chiara volontà politica di recuperare la spesa pensionistica per sette anni. Ma riprendo la sua domanda iniziale: non penso che gli italiani abbiano il chiodo fisso della pensione, solo che fino alla Fornero il problema non era così grave. Gli stessi, ultimi provvedimenti pensionistici di Renzi, che entreranno in vigore il 1° maggio, continuano la filosofia della Fornero tant’è che il numero dei pensionamenti è aumentato in maniera proporzionale all’incertezza delle leggi pensionistiche. Intendiamoci: in Grecia è capitato di peggio: lì hanno tagliato le pensioni del 30%, mi meraviglio non abbiano fatto una rivoluzione.

Che ne pensa dei sindacati dei pensionati?

Non hanno ragione di esistere. Il sindacato è sempre stata la difesa del lavoratore nei confronti del datore di lavoro, ha senso quando proclama lo sciopero. Ma il pensionato contro chi fa sciopero? Contro il Governo? E che fa, va alle Poste e non riscuote la pensione? L’unico sindacato dei pensionati non può che essere una forza politica dedicata come ce ne sono in Italia, Slovenia, Israele, Polonia, Lussemburgo, Croazia, perfino in Russia.

L’INPS è sostenibile?

(Lunga pausa di silenzio) L’INPS già non esiste più: ha un bilancio che se ogni anno non arriva lo Stato a metterci soldi non sarebbe in grado di pagare le pensioni e questo accade ormai da 30 anni. Secondo me non è sostenible. Se la previdenza pubblica vogliamo farla funzionare deve trasformarsi da obbligatoria in facoltativa: ogni lavoratore deve avere diritto di scegliere, con i soldi che ha in busta paga, se darli all’assicurazione pubblica, a quella privata o magari comprarsi una casa. Il problema è che l’INPS i soldi li prende ma poi li spende a cavolo suo, ad esempio per la cassa integrazione. Già oggi non ha più un centesimo dei soldi incassati nel 2016 perchè i vari governi non hanno mai imposto all’INPS di conservare e far fruttare i soldi ricevuti. Oggi essere iscritti all’INPS è come avere un’assicurazione obbligatoria, come quella sull’auto, con la differenza che quando capita il sinistro potrebbe non pagarti.

Lei quindi è a favore delle pensioni private?

No, sono a favore della concorrenza tra la previdenza pubblica e privata. Nessuno Stato in Europa riscuote il 34% dello stipendio lordo x finanziare le pensioni. In Svizzera per la previdenza obbligatoria si paga l’11% e si prende la pensione con un solo anno di lavoro, anche se bassa.

C’è chi dice: il vantaggio di essere con l’INPS è che non fallirà mai.

Non è vero, può fallire benissimo. Quando il governo non avrà più soldi da metterci finiremo col sedere bagnato. Ai pensionati potrà capitare che al mattino si svegliano e gli venga detto: da oggi niente pensioni.

Lei è pensionato oggi?

Si, ho il tanto vituperato vitalizio da parlamentare europeo: 4700 € lordi su cui pago il 33% di tasse: 3000 € netti.

 Non è andata poi così male.

(risata) No, volendo potrei stare senza far nulla.

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