Il problema è annoso e trasversale.
Se prendiamo in esame l’ultimo quinquennio, scopriamo che in Veneto già nel 2017, ripescando i dati Unioncamere Excelsior dell’epoca, non si trovava un manutentore su due. Parliamo di picchi, giusto per citare un caso concreto, di oltre il 45% per gli addetti a lavorazione dei metalli e macchinari. Saldatori, fresatori, operatori di macchine utensili, carpenteria, controllo numerico: lavoratori agognati da tutto il mondo dell’industria, non solo da piccole e medie imprese magari meno disposte alla selezione o a generose retribuzioni. A nulla sono servite tutte le iniziative messe in campo per sopperire alle necessità, i progetti di territorio proposti dalle associazioni di categoria e le numerose partnership per la formazione di profili specializzati nella metalmeccanica. Specchietti per le allodole di fronte a una questione profonda e strutturale.
La riprova è offerta dalla cronaca attuale. Più della metà delle figure con estrema difficoltà di reperimento sono infatti operatori specializzati nell’ambito industriale: meccanici collaudatori, elettricisti, installatori di impianti, operatori dell’industria 4.0. In Toscana, ad esempio, riprendendo quanto sostenuto dall’associazione CNA Toscana Centro, si è passati da un gap di 8.000 manutentori mancanti nel 2022 a una previsione di 14.000 posti vacanti per l’anno in corso. Non solo la statistica non è migliorata, ma il divario è perfino aumentato, anche in considerazione del fisiologico ricambio generazionale.
Spostandoci più a sud, l’Abruzzo – prendiamo in esame una Regione specifica – non naviga certo in acque migliori. I dati di inizio anno evidenziano un’evidente difficoltà di reperimento di manodopera qualificata, pari addirittura (fonte ANPAL) al 48,1%, in aumento del 7,7% rispetto allo scorso anno. Numeri che la collocano alla stregua delle Regioni del Nord, dove Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Piemonte e il citato Veneto oscillano tra il 56% e il 49%.
A livello nazionale, stringendo il focus, si parla del 61% di metalmeccanici introvabili, e in generale di una percentuale sempre vicina al 60% per tutti gli operai specializzati.
Senza scendere nel micro-dettaglio, come per la parte più ricca e industrialmente avanzata dello Stivale, tutto il Sud condivide le medesime criticità. Anche qui, leggendo la cronaca degli ultimi cinque anni, il ritornello è sempre lo stesso: tra i profili più difficili da reperire molti riguardano professioni tecniche nell’ambito industriale, per l’appunto elettrotecnici, tecnici elettronici e tecnici meccanici.