Perché per essere “intellettuali” sui social basta avere carisma
Non ho tempo per avere tempo. Per fortuna c’è il ROLTI.
Spesso mi torna in mente una famosa vignetta che vede protagonisti tre uomini primitivi. Due trascinano con fatica un pesante carro a ruote quadrate carico di pietre, uno offre un paio di ruote rotonde. I primi a tale offerta rispondono: «No grazie, siamo troppo occupati». Se pensiamo alla nostra dimensione quotidiana, questa immagine non è […]
Spesso mi torna in mente una famosa vignetta che vede protagonisti tre uomini primitivi. Due trascinano con fatica un pesante carro a ruote quadrate carico di pietre, uno offre un paio di ruote rotonde. I primi a tale offerta rispondono: «No grazie, siamo troppo occupati».
Se pensiamo alla nostra dimensione quotidiana, questa immagine non è tanto distante dalla realtà. Siamo infatti tutti presi dal “fare” e siamo portati a dedicare sempre meno tempo al “pensare”. Con il rischio che non si pensa più davvero a quello che si fa, si fa e basta. A prescindere, come criceti sulla ruota.
Si tratta di una dinamica nota, su cui in molti hanno scritto. E forse ha ragione il fisico tedesco Georg Lichtenberg quando dice: «Gli uomini che non hanno mai tempo sono quelli che fanno pochissimo.
Ma la vera domanda è: perché succede tutto questo? La risposta è forse meno difficile del previsto ed è piuttosto univoca: abbiamo perduto il senso del tempo con la T maiuscola. Quel Tempo in cui solo qualche decennio fa, magari proprio per l’assenza dei nostri amici “facilitatori digitali” quali pc, tablet e smartphone, si rallentava in modo naturale e si pianificavano i passi futuri. Senza farsi calpestare da essi.
Siamo tutti presi dalle millemila priorità e non abbiamo neppure modo di chiederci se questo approccio ha davvero senso e se è davvero proficuo. In termini finanziari, potremmo dire che ragioniamo seguendo il più classico e noto degli indicatori, il ROI – Return On Investment. Seguendo questa strada siamo portati ad eliminare, automaticamente, tutto ciò che in apparenza pare una distrazione e ci concentriamo replicando modelli noti per ottimizzare i tempi ed ottenere il massimo ritorno.
Si tratti di costruire un budget, su cui solitamente ragioniamo in termini percentuali sull’anno precedente, si tratti di pianificare le attività di innovazione, su cui andiamo avanti ispirandoci a quanto fatto ieri e magari aggiungendo qualche tassello in modo progressivo per realizzare una nuova versione di un progetto e non davvero un nuovo progetto.
Proprio in tema di innovazione, peraltro, il rischio maggiore consiste nel percorrere strade meno rischiose, magari prendendo spunto da quello che fa la concorrenza. Con il risultato che saremo portati a realizzare qualcosa di simile ai nostri “colleghi” e non una vera novità. Ma noi saremo contenti perché, in apparenza, avremo raggiunto il massimo Ritorno con il Minimo Investimento.
Ma siamo sicuri che sia proprio questa la strada maestra per crescere? Oppure si può provare a cambiare le regole del gioco? Forse sì. Anzi, sicuramente sì. È sufficiente rimettere le cose in fila e iniziare ad avere tempo per avere tempo.
Per fare questo possiamo affidarci ad un nuovo indicatore, il ROLTI – Return On Long Term Investment. Ciò significherebbe alzare la testa e guardare ad un orizzonte di medio-lungo periodo. Perché limitarsi a prendere decisioni “di breve”, perché non si ha il tempo di “guardare oltre”, significa solo limitare la propria capacità di “andare davvero oltre”. Investire nel lungo periodo significa dunque rallentare oggi per accelerare domani, significa ricavarsi del tempo per pensare in modo creativo, significa contaminare le competenze, significa andare a fondo, significa avviare un percorso di approfondimento culturale che valorizzi davvero l’apporto del capitale umano. Ed allora forse potremo finalmente passare davvero dall’homo habilis all’homo pensantis.
Tutto questo può significare ad esempio ricavarsi degli spazi-tempo per staccare la spina, durante la giornata lavorativa, senza telefoni o alcuna distrazione; con il solo obiettivo di capire se si sta procedendo sulla strada giusta oppure se si può migliorare in qualche aspetto. Tutto questo può significare non lavorare in modo ovvio per dipartimenti pre-costituiti, ma provare a incrociare le competenze, specialmente quelle meno prevedibili, per impostare un processo creativo di generazione di idee. Tutto questo può significare trovare il tempo per ispirarsi ad ambiti di business (e di innovazione) completamente diversi da quelli fino a qui esplorati, per provare ad essere davvero unici e dunque attrattivi per il nostro mercato. Tutto questo può significare considerare il tempo della crescita personale e dell’apprendimento come parte integrante del lavoro, e non come qualcosa di diverso.
Perché, alla fine dei conti, si tratta di riscoprire la qualità del nostro Tempo. Solo se saremo in grado di capire che vale la pena investire in questa nuova dimensione potremo avere un importante ritorno nel lungo periodo. E magari inizieremo ad ascoltare i nostri collaboratori, valorizzandone i contributi al di là delle mere competenze tecniche e contestualmente motivandoli; e magari nel progettare gli oggetti della nostra azienda prenderemo spunto da mondi inediti passando da meri prodotti con un ciclo di vita a veri servizi con un ciclo di vita esteso.
Ma affinché tutto ciò possa avvenire è necessario premere idealmente il tasto “pausa”. Il Ritorno non mancherà.
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