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Scuola: 170.000 cattedre scoperte. L’algoritmo GPS falsa le graduatorie
Insegnanti scavalcati, continuità didattica addio; tutta colpa di un algoritmo. Ne parliamo con due docenti e con il coordinatore nazionale della Gilda, Rino di Meglio: “Siamo il Paese occidentale con più precari nella scuola”.
Mentre la politica era concentrata sull’appuntamento elettorale, il settembre delle scuole è partito nel caos totale.
Rino Di Meglio, il coordinatore nazionale della Gilda (il sindacato degli insegnanti) ha lanciato un chiaro allarme: “Il fenomeno del precariato è fuori controllo, e anche se la scuola è iniziata da settimane ci sono difficoltà enormi nel reperire i docenti. Gli stipendi sono ai minimi storici e le incombenze burocratiche sottraggono sempre più tempo all’attività didattica”.
I problemi sono aumentati nel tempo, perché con l’estensione della scolarizzazione c’è stato un generale abbassamento della qualità, e soprattutto la scuola ha subito una disumanizzazione dei processi. In particolare, oggi si vogliono controllare fenomeni complessi con la digitalizzazione. E cosa ha prodotto il ricorso all’algoritmo per l’assegnazione delle cattedre?
Più o meno 170.000 cattedre scoperte all’inizio dell’anno scolastico.
Rino di Meglio, Gilda: “Siamo il Paese occidentale con più precari nella scuola. E l’algoritmo per le nomine è fallato”
Rino di Meglio ha iniziato la sua carriera come maestro e le esigenze degli insegnanti le conosce molto bene. Con lui abbiamo approfondito le cause di questo flop, ma abbiamo anche raccolto le testimonianze dirette di alcune insegnanti che hanno subito la logica dell’algoritmo, e ora si ritrovano senza cattedra e si devono barcamenare tra supplenze brevi.
170.00 cattedre scoperte sono un numero improponibile rispetto agli 850.000 posti di insegnamento che ci sono in Italia. È quasi il 20%.
Il ministero in questo momento non fornisce dati precisi (i dati arrivano molto tardi perché l’organizzazione è macchinosa), ma possiamo fare una stima abbastanza veritiera. L’anno scorso le cattedre scoperte per le supplenze di lunga durata erano 220.000. Quest’anno è stato fatto uno sforzo di immissione di ruoli: c’erano 90.000 posti e ne hanno messi in ruolo circa la metà (45.000), però 40.000 persone sono andate in pensione, quindi l’operazione è quasi in pareggio. E a settembre sono rimaste 160-170.000 cattedre scoperte. È un numero enorme, praticamente siamo il Paese occidentale con il maggior numero di precari e la maggior parte del precariato si crea nelle scuole del Centro Nord.
Ci sono situazioni differenti da Nord a Sud?
Il problema di partenza è che i concorsi non riescono a nominare tutti i posti che sono a disposizione perché i posti stanno al Nord e i precari stanno al Sud. Il precario per avere il lavoro si dovrebbe spostare, ma non sempre è disponibile a farlo, perché spostare un docente da Palermo a Milano significa moltiplicare enormemente il costo della sua vita, e con 1.300 euro al mese il trasferimento non è pensabile. Un altro paradosso è che in Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Liguria c’è un’impressionante carenza di insegnanti elementari, e oggi le facoltà che formano i maestri (Scienze della Formazione Primaria) sono a numero chiuso.
Se ogni università sforna 100 laureati in un anno quando ne servirebbero 300, in pochi anni si crea una voragine.
Pensi che nella mia città, Trieste, hanno addirittura chiuso la facoltà. Io suppongo – ma è una mia supposizione – che questo sia dovuto alla mercificazione dell’università. Vogliamo trasformare scuole, università e ospedali in aziende, ma sono elementi essenziali della vita umana che non possono essere aziendalizzati.
Dov’è la falla principale che compromette il sistema delle assegnazioni delle cattedre?
Uno dei fattori principali è la durata dei concorsi. Il ministro pensa di aver risolto facendo i concorsi annuali, ma non basta legiferare che si faranno i concorsi ogni anno; il problema è avere una struttura e un’organizzazione per le commissioni d’esame che porti a termine il concorso. Se voglio fare una commissione per un concorso con dei bravi esaminatori devo prenderli da scuola, però se a questi insegnanti non concedo l’esonero dal lavoro la missione diventa impossibile. L’insegnante deve fare lezione la mattina, correggere i compiti, partecipare agli ordini collegiali, non può gestire tutto. Il bravo professore tendenzialmente non accetta l’incarico, oppure accetta ma dopo un po’ si rende conto che non ce la fa e rinuncia. Spesso la commissione cambia i commissari per quattro o cinque anni e gli esiti dei concorsi non arrivano mai. L’unica strada per trovare dei commissari fissi è concedere loro l’esonero dall’insegnamento. Anche perché tra la correzione degli elaborati e gli esami orali l’impegno per il concorso può durare fino a tre mesi. Il meccanismo è complicato e succede anche che in commissione d’esame arrivino persone inesperte, che ne sanno meno delle persone che devono esaminare.
Questo però è abbastanza ridicolo.
Ridicolo, ma frequente. Abbiamo avuto casi di giovanissimi supplenti che si sono trovati a esaminare precari che insegnavano da 15 anni e ne sapevano molto più di loro. Poi ci sono i presidi che per risolvere il problema si propongono per assumere direttamente personale, ma la scuola non è un’azienda privata e il preside non è padrone dell’istituto. Dobbiamo far funzionare la struttura con le risorse statali. Questo è un esempio pratico del fatto che sulla scuola italiana si investe poco. Non parliamo neanche dello stipendio dell’insegnante, ma dell’essenziale funzionamento della macchina.
Gilda però da una decina di giorni ha chiesto l’accesso agli atti per l’algoritmo GPS.
Gli errori commessi dall’algoritmo nell’assegnazione delle supplenze ledono spesso i diritti di graduatoria. Le istruzioni operative inserite stanno facendo sì che alcuni insegnanti specializzati vengano tagliati fuori e che attribuiscano le supplenze a laureandi in scienze della formazione primaria. C’è qualcosa che non va e appena ci verrà consegnato l’algoritmo procederemo alla sua analisi per identificarne i difetti. Prima le nomine avvenivano in presenza e l’insegnante poteva riflettere e scegliere a ragion veduta se rifiutare o meno un posto. Invece con l’algoritmo se io rinuncio alla supplenza vengo considerato rinunciatario e automaticamente escluso anche da una nomina successiva. Così un insegnante senza titolo può essere nominato al mio posto.
“Le nomine dell’algoritmo GPS vanno rifatte: passano persone con punteggi più bassi”
È esattamente il caso di Fabiola Calabretta, 38 anni, due lauree, due abilitazioni, un punteggio alto. Ed è ancora precaria. Insegna arte alle medie e da nove anni si dedica al sostegno. Ecco la sua testimonianza.
“Io sono di Catania, per undici anni ho lavorato a Biella e sono tornata nella mia città da quattro anni. Negli ultimi due anni ho avuto la cattedra a Librino e credevo di essere riconfermata visto che ho un buon punteggio. Invece l’algoritmo ha privilegiato altri titoli. In pratica ad agosto abbiamo dovuto fare la scelta degli istituti e avevamo a disposizione 150 preferenze. Alle nomine, arrivato al mio nominativo, era rimasta una cattedra a Militello, scuola che io non avevo inserito tra le preferenze perché troppo lontana. Ho rifiutato e l’algoritmo automaticamente mi ha scartata.”
“Alle successive nomine io non ero più in elenco anche se non ero in servizio. Con questo meccanismo sono state cancellate altre persone che come me avevano un punteggio molto alto, in favore di persone con punteggio più basso. In pratica oggi lavoro su una supplenza breve invece che su quella annuale. Non sono l’unica, ho tanti colleghi nella mia situazione e mi aspetto che le nomine vengano rifatte. Anche perché sono stata per un anno con un bambino disabile e per lui è stato un trauma il fatto che non fossi più la sua insegnante, e lo è stato anche per la sua famiglia. Avevo uno storico con questo bambino, speravo di portarlo in terza media, e invece ha preso il mio posto una persona meno specializzata di me. I ragazzi che hanno bisogno del sostegno hanno diritto a una persona specializzata, non all’ultimo arrivato. Invece i ragazzi disabili ogni anno hanno un insegnate diverso e un metodo diverso. Per loro la scuola è una finestra sul mondo, sulla socialità e la loro emotività andrebbe rispettata. Invece noi siamo numeri e quando ci sono le nomine è il pallottoliere che decide.”
“Dai sindacati mi aspetto che facciano in modo che questo non accada mai più. Io non credo che possano destituire persone che ormai hanno la cattedra, anche se dimostrano che l’algoritmo ha violato delle norme. La Gilda ha chiesto l’accesso agli atti, ma io credo che non cambierà nulla quest’anno. Se ci sarà un cambiamento sarà l’anno prossimo, forse”.
Invece Rino Di Meglio spera in una risoluzione entro l’anno. Secondo il coordinatore nazionale della Gilda il problema della disumanizzazione è imperante, ma una volta verificato che l’algoritmo ha violato le norme gli insegnanti che hanno subito l’esclusione potranno fare ricorso e vincerlo. Questo è l’obiettivo dichiarato di Gilda, che però non convince del tutto gli insegnanti da cui abbiamo raccolto testimonianze.
“Io, saltata dall’algoritmo. E le cattedre per cui avevo espresso preferenze sono ancora scoperte”
Anche Laura Sgherza, dalla Puglia, come Fabiola ha dovuto accettare delle supplenze brevi perché a causa dell’algoritmo non ha ottenuto la solita supplenza annuale. Quello che però l’ha stravolta e che per lei è inaccettabile è che le cattedre per cui aveva espresso delle preferenze, al momento in cui ci sentiamo al telefono (cioè il primo ottobre), sono ancora scoperte.
“Quelle sedi sono scoperte – mi spiega Laura – ma l’algoritmo non è arrivato a me, è andato avanti nella graduatoria e non torna indietro. Io ad oggi ho una supplenza vicino a casa, non mi lamento della distanza, ma non ho potuto garantire la continuità didattica ai miei alunni. Dopo le tante proteste di noi docenti la Gilda ha richiesto gli accessi agli atti, ma nonostante il loro lavoro io non credo che si arriverà a una soluzione entro l’anno scolastico. Costerebbe troppo stravolgere tutto e i fondi per la scuola non ci sono mai”.
SenzaFiltro continuerà a seguire il problema, torneremo da Rino Di Meglio per capire le risposte del ministero, se ci saranno e con quali tempi. Ma torneremo anche da Fabiola e da Laura per capire come si evolverà il loro anno scolastico. Perché la digitalizzazione del sistema lede non solo i diritti degli insegnanti, ma anche quelli degli alunni che avrebbero diritto a una continuità didattica che oggi sembra irraggiungibile.
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Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.
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