Francesca è una maestra di Bologna. Oltre a essere insegnante ha un figlio che frequenta la quarta elementare, quindi osserva la questione da diversi punti di vista.
“I voti cambiano di continuo, e questi livelli sono una sperimentazione che durerà tre anni e poi verrà valutata. Alla fine di quest’anno si capirà se tenerla o tornare al numero. Questo sistema implica anche tanti obiettivi diversi, e le pagelle sono diventate chilometriche e di difficile comprensione, visto e considerato che in molte classi ci sono tanti genitori stranieri.”
Non posso che confermare quello che dice Francesca. La pagella che abbiamo ricevuto è di cinque pagine e gli obiettivi elencati sono cinque per italiano, quattro per matematica, due per geografia, inglese, scienze, musica, arte, educazione civica e educazione fisica. E ho già perso il conto nel fare su e giù nella pagella arrivata in formato pdf.
Comunque, alla fine di obiettivi ne ho contati 26.
“Ma il problema non è solo dei genitori che devono tradurre”, spiega Francesca. “Anche noi insegnanti siamo in difficoltà perché non ci troviamo ad assegnare i livelli. In pratica nell’elenco mancano dei voti, perché ‘avanzato’ è traducibile in un 10 (se si va a guardare la descrizione delle competenze, quello rappresenta un livello di eccellenza che pochi bambini possono raggiungere). E poi c’è il livello ‘intermedio’, che praticamente comprende i voti dal 7 al 9. Il livello ‘base’ è un 6 e ‘in fase di prima acquisizione’ è la vecchia insufficienza”.
Quindi – aggiungo io – la pagella di un bambino che ha tutti 7 è identica a quella di un bambino che ha tutti 9.
“Esatto”, continua Francesca, “manca un voto, lì in mezzo. E la cosa ancora più sconcertante è che noi insegnanti nel registro dobbiamo inserire i numeri, e alla fine del quadrimestre dobbiamo convertire tutti i voti numerici in lettere. Questo sistema non è facile per nessuno e noi insegnanti stiamo sperando che, essendo questa una sperimentazione, si possa poi ritornare ai voti. Questo è già il terzo anno, e speriamo che sia l’ultimo. Anche perché poi, usciti dalle elementari, i ragazzi dovranno sempre confrontarsi con i numeri, sia alle medie, che alle superiori. Questa sperimentazione è partita perché secondo alcuni per i bambini era traumatico vedersi giudicare con un numero, ma la realtà è che tutto dipende dal clima che si instaura in classe e dal peso che insegnanti e genitori danno al voto. Poteva essere giusto provare a cambiare, ma dando più possibilità di giudizio”.