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Spoiler – “Di resistenza” nel prossimo Senza Filtro
Joe Buck è un seducente cowboy texano, che sbarca nella Grande Mela con l’intenzione di fare carriera come accompagnatore per ricche signore. Ma fare il gigolò non è per tutti ed è un mestiere che richiede una buona dose di resistenza. E lo sprovveduto Joe, collezionato un fiasco dietro l’altro, finirà accattone nel gelido inverno newyorkese (Midnight Cowboy, J. […]
Joe Buck è un seducente cowboy texano, che sbarca nella Grande Mela con l’intenzione di fare carriera come accompagnatore per ricche signore. Ma fare il gigolò non è per tutti ed è un mestiere che richiede una buona dose di resistenza. E lo sprovveduto Joe, collezionato un fiasco dietro l’altro, finirà accattone nel gelido inverno newyorkese (Midnight Cowboy, J. Schlesinger, 1969). Chissà se Julian Kaye – lui sì, affermato squillo di lusso in quel di Los Angeles – ha pensato lo stesso di quel mestiere apparentemente così poco faticoso quando, intenzionalmente coinvolto in un omicidio non commesso, sarà scagionato solo dopo mille peripezie (American Gigolo, P. Schrader, 1980).
Anche un posto come portiere di notte all’Hotel der Oper di Vienna può minare la resistenza dello sventurato lavoratore e però, in alcuni casi, può riservare sorprese inaspettate. Ne sa qualcosa Maximilian Theo Aldorfer, ex ufficiale nazista, che dopo la guerra si “reinventa” nell’hospitality e ritrova in albergo Lucia Atherton, proprio l’ex deportata ebrea che credeva morta e con la quale intreccia un’ambigua relazione (Il portiere di notte, L. Cavani, 1974).
E fare il taxista, anche questo di notte, non è un lavoro per tutti. I bassifondi newyorkesi non sono certo fra i posti più raccomandabili: prostitute e sfruttatori, tossicomani, spacciatori e criminali si aggirano per i marciapiedi illuminati come zombie. E sul taxi di Travis Bickle, trasudante di pioggia, potrebbe salire chiunque. Dal marito tradito che insegue l’adultera consorte (un cameo di Scorsese), al Senatore di New York Charles Palantine, candidato alle elezioni presidenziali. A una giovane prostituta di appena dodici anni e mezzo (un’attrice e bambina prodigio di cui il grande pubblico sentirà presto parlare: Jodie Foster). E fra una corsa e l’altra c’è un’idea che si fa sempre più strada nella mente di Travis: ristabilire l’ordine e uccidere Palantine (Taxi Driver, M. Scorsese, 1976).
Con la Riforma delle Pensioni torna alla ribalta nel nostro Paese un tema sempre caldo: quello dei lavori usuranti. I lavori di resistenza, legati a mansioni faticose e logoranti e che, proprio per questo, incidono sulla qualità della vita di chi li svolge. E dunque, macchinisti e braccianti, infermieri, camionisti e molti altri si ritrovano oggi a contrattare regole più eque e tempi di pensionamento più adatti. Certo, guardando a queste professioni e a chi le svolge attraverso il linguaggio del cinema non si può certo dare loro torto…
Il zoliano Jacques Lantier, già vittima di una pesante eredità etilica, è un macchinista ombroso e misantropo, preda di pulsioni omicide che lo condurranno inevitabilmente a un tragico gesto (La bête humaine, J. Renoir, 1938). Mentre il collega Andrea Marcocci, anch’egli alienato e vittima dell’alcol, affronta una grave crisi, dopo avere evitato per un soffio un disastro ferroviario che gli costerà il posto (Il ferroviere, P. Germi, 1955).
E nell’industria e nel settore primario le cose non vanno meglio. L’operaio François, stremato dal duro lavoro e provato dai segni della silicosi ucciderà il rivale in amore, per poi barricarsi nella propria stanza e farla finita (Le jour se lève, M. Carné, 1939). Mentre Francesca, mondina improvvisata per amore e necessità, si nasconde fra le stagionali dirette alle risaie nel Vercellese e, fra una giornata di lavoro e l’altra, tenterà a ogni costo di nascondere la preziosa collana rubata dal sedicente Walter (Riso amaro, G. De Santis, 1949).
Ma nel mondo del cinema e delle serie TV il lavoro più faticoso, il lavoro di resistenza per antonomasia è senza dubbio quello di agenti, investigatori e detective. Fox Mulder e Dana Scully sono due agenti dell’FBI che indagano sugli X-Files (id., C. Carter, 1996 – 2002): fatti inspiegabili e soprannaturali; indagini che porteranno perfino al rapimento alieno della scettica Scully a metà della seconda stagione. Mentre a Twin Peaks (id., M. Front, D. Lynch, 1991) Dale Cooper indaga sull’omicidio di Laura Palmer e sui retroscena della Black Lodge, salvo finirne inevitabilmente catturato ed uscirne venticinque, lunghi anni dopo. A South Park (id., T. Parker, M. Stone, 1997 – in corso) l’agente Barbrady indaga sul misterioso caso di uno stupratore di galline.
E il becchino Francesco Dellamorte, di dylandoghiana ispirazione, uccide morti viventi e indaga col commissario Straniero sui misteriosi avvenimenti che coinvolgono il camposanto (Dellamorte Dellamore, M. Soavi, 1994). Ma il lavoro che, forse più di tutti, è in grado di mettere alla prova l’umana resistenza è quello di tre giovani studenti di parapsicologia che, espulsi dall’Università di New York per comportamenti poco ortodossi, si riciclano investigatori, acchiappafantasmi e disinfestatori ectoplasmici. E che, fra un’avventura e l’altra, riusciranno a salvare la Grande Mela dal temibile giogo del Marshmallow Man e a trionfare sul male (Ghostbusters, I. Reitman, 1984).
Buona, ectoplasmica e resistente visione!
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