TFA sostegno, dalla cabala dei test alla mangiatoia della formazione

Concluse le prove preselettive, gli aspiranti insegnanti di sostegno si preparano per scritto e orale: li aspetta una trafila formativa che può portare all’insegnamento di ruolo. Nel frattempo, le università incassano 100 milioni di euro tra corsi e tasse di iscrizione e fioriscono gli enti formatori privati

Una ragazza durante la prova del TFA sostegno

Sono giornate di passione per migliaia e migliaia di aspiranti insegnanti di sostegno, alle prese con l’accesso ai corsi di specializzazione a numero chiuso, a fronte di un aumento costante di alunni con disabilità nella scuola italiana: erano 234.000 nell’anno scolastico 2014/2015 pari al 2,7% sul totale complessivo; sono 316.000 nell’anno scolastico 2021/2022, con un aumento del 26% e un 3,5% sul totale della popolazione scolastica. Anche se su questi numeri ci sono opinioni discordi e si parla di aumento indiscriminato delle certificazioni di disabilità.

All’appello mancano circa 70.000 docenti specializzati, di cui circa 29.000 al Nord, poco più di 27.000 al Centro e circa 14.000 al Sud. Un insegnante di sostegno su tre viene reclutato tramite le graduatorie curriculari, in cui è inserito chi non ha ancora conseguito il titolo di specializzazione. Il precariato dei docenti di sostegno non riguarda solo i numeri, ma in primo luogo intacca i diritti degli alunni con disabilità, costretti a cambiare spesso professore durante il percorso scolastico, con la discontinuità didattica che non favorisce l’inclusione, obiettivo primario di qualsiasi docente di sostegno.

TFA sostegno, la formazione fa cassa sulle speranze di assunzione

Si sono appena svolte tra il 4 e il 7 luglio le prove preselettive per accedere al corso di specializzazione sul sostegno (il TFA, Tirocinio Formativo Attivo), che garantisce il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, rappresentando una possibilità per diventare insegnante di ruolo in modo più veloce rispetto ad anni e anni di precariato nelle graduatorie provinciali di supplenza.

Un posto molto ambito, quello del docente di sostegno. Lo dimostra la pioggia di domande presentate alle selezioni per il TFA, che spesso sono almeno il doppio dei posti disponibili, come mostrano i dati di alcune università. Al sostegno si rivolge chi appartiene a una classe di concorso in cui confluiscono docenti laureati in diverse discipline, come scienze giuridiche, filosofia e scienze umane, o il paradosso della classe di concorso A65 – teoria e tecnica della comunicazione – per cui in un recente concorso sono stati banditi solo due posti in tutta Italia.

La legge della domanda e dell’offerta genera una cospicua fetta di incassi dalle tasse di iscrizione, quantificabili in circa 87 milioni di euro per il prossimo anno accademico: circa 3.000 euro a frequentante, a cui aggiungere almeno dieci milioni di euro provenienti dalla tassa di iscrizione alle prove di selezione, che varia tra i 100 e i 200 euro circa a candidato.

C’è chi ha conseguito il titolo di specializzazione all’estero, per un costo variabile da 4.000 a 8.000 euro; l’anno scorso si stima siano stati 7.000 a compiere questa scelta. A riconoscere l’equipollenza del titolo dovrà essere il ministero dell’Istruzione e del merito, con un’apposita procedura.

Fioriscono inoltre i corsi di formazione per il TFA sostegno, proposti da una serie di enti di formazione, dal costo di qualche centinaio di euro, e sui social si trovano inserzioni di enti privati che promettono di far conseguire il titolo di specializzazione sul sostegno, ad esempio in Romania e Spagna, offrendo anche il ricorso per vederselo riconosciuto.

La prova preselettiva è stata invece annullata dalle università che hanno ricevuto un numero di domande inferiori al doppio dei posti a disposizione, quindi gli aspiranti passeranno subito alla prova scritta, saltando i sessanta quiz a risposta multipla che, come in una roulette, decideranno il futuro di tanti aspiranti insegnanti.

La trafila dal sostegno al ruolo

Migliaia di aspiranti docenti in queste caldissime giornate estive sono impegnati nella preparazione delle due prove successive, lo scritto e l’orale, che a seconda degli atenei si svolgeranno tra luglio e agosto. Chi sarà ammesso a frequentare il TFA dovrà sborsare una cifra che in media si aggira sui 3.000 euro.

Trascorsi cinque anni di servizio su sostegno, si può chiedere il passaggio alla materia, diventando insegnante curricolare nella classe di concorso di appartenenza. In vista del prossimo anno scolastico 2023/2024, stando a quanto previsto dal decreto-legge 44 del 2023, come già avvenuto negli ultimi due anni scolastici, è prevista una procedura straordinaria di assunzione dei docenti specializzati sul sostegno, inseriti direttamente nella prima fascia delle graduatorie provinciali di supplenza a tempo determinato per coprire i posti vacanti di sostegno, rimasti scoperti dopo le immissioni in ruolo a seguito di concorso.

Dopo dodici mesi scatterà il tempo determinato e l’assunzione in ruolo, se saranno ritenuti superati l’anno di prova e una lezione simulata davanti a un’apposita commissione di valutazione. A questa procedura di assunzione straordinaria, alla quale non potranno partecipare coloro che hanno conseguito il titolo di specializzazione all’estero, si affiancherà il concorso straordinario riservato ai docenti di sostegno, che dovrebbe essere bandito a breve.

La geografia del sostegno: più specializzazioni al Sud, più richiesta al Nord

Saranno 29.061 gli aspiranti insegnanti di sostegno che usciranno dalle selezioni in corso per il TFA sostegno (21.900 per la secondaria di primo e secondo grado), tremila posti in più rispetto al precedente anno accademico, che non risolvono la cronica carenza di figure specializzate per l’assistenza agli alunni che necessitano di supporto scolastico con il docente di sostegno.

Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili nell’anno scolastico 2021-2022 sono 316.000 gli alunni con disabilità che hanno frequentato la scuola italiana, cresciuti di 15.000 unità (pari ad un aumento del 5%), rispetto all’anno precedente. Ad occuparsi di loro sono oltre 207.000 insegnanti, impiegati nelle scuole di ogni ordine e grado, aumentati di 16.000 unità rispetto all’anno scolastico precedente, con un rapporto di 1,5 alunni per ogni docente di sostegno.

Tra questi docenti uno su tre è stato selezionato dalle graduatorie incrociate, che si formano facendo confluire in un’unica lista, riguardante un unico livello di istruzione, i docenti delle differenti classi di concorso, in base al punteggio e al collocamento di fascia. Si tratta di docenti curricolari, cioè laureati nella specifica disciplina di insegnamento, che però non hanno conseguito il titolo di specializzazione. Un fenomeno che dai dati ISTAT e si presenta molto di frequente al Nord, dove il 42,2% dei docenti di sostegno viene nominato da graduatorie incrociate, rispetto al 39,8% del Centro e al dato maggiormente virtuoso del Mezzogiorno, dove i non specializzati sono solo il 18,9%.

Il paradosso è che nelle Regioni in cui ci sarebbe più bisogno di docenti di sostegno, i corsi presentano un numero minore di posti, rispetto alle Regioni del Mezzogiorno. Sul podio per il maggior numero di posti di TFA disponibili ci sono il Lazio con 6.326 posti, la Sicilia con 5.000, la Calabria con 3.540; fanalino di coda il Trentino con 100 posti, seguito dall’Umbria con 250 posti e dalla Liguria con 330 posti. Sono solo 1.170 i posti disponibili in Lombardia, Regione tra le più carenti in figure specializzate.

Il numero di posti più alto si riscontra per i docenti della secondaria di secondo grado. Un vero e proprio record di posti per questo grado di istruzione lo presenta l’Università suor Orsola Benincasa di Napoli, che ne mette a disposizione ben 1.310. Numeri scarsi anche in Friuli-Venezia Giulia, con 70 posti ciascuna per le università di Udine e Trieste, mentre nel Lazio la Link Campus University mette a disposizione 970 posti; sono 800 nell’Università di Cassino, 200 nell’Università di Macerata; in Lombardia sono 150 i posti all’Università di Milano Bicocca, 100 a Bergamo, 130 al Sacro Cuore. L’Università degli Studi di Milano mette a disposizione solo 60 posti per la secondaria di secondo grado, mentre solo 40 all’università di Trento, il numero più basso in Italia.

Il business del TFA sostegno. Quanto guadagnano le università da corsi e iscrizioni

Entrando nel dettaglio di alcune università si evince come la frequenza del TFA sia un vero e proprio investimento per i corsisti, a partire dalla tassa di iscrizione.

All’Università di Macerata, nelle Marche, ammonta a 170 euro il contributo di iscrizione alle prove di selezione, e sono state presentate per i quattro ordini di scuola (infanzia, primaria, secondaria di primo e secondaria di secondo grado) 1.032 domande, mentre i posti disponibili sono in totale 450. Chi sarà ammesso a frequentare il TFA dovrà versare 2.900 euro di tasse e porterà nelle casse dell’ateneo un 1.305.000 euro. All’Università di Palermo andrà un milione di euro solo per la tassa di iscrizione, con 7.460 domande presentate, per un totale di 1.400 posti disponibili; i corsisti verseranno 3.700 euro di tasse, per un incasso complessivo pari a 5.180.000 euro per l’ateneo.

All’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli arriveranno 200 euro da ciascuno degli iscritti alle prove di selezione, per un totale di 1.146.000 euro, e 8.856.000 euro dalle tasse di iscrizione, che ammontano a 4.100 euro per corsista. L’ateneo napoletano ha accolto le domande di 5.732 candidati su un totale di 2.160 posti disponibili, dei quali 400 tra secondaria di primo e secondo grado saranno gestiti dall’Università Parthenope di Napoli, disciplinati da una convenzione. L’Università di Trento mette a disposizione solo 20 posti per la primaria, dove hanno presentato domanda in 26, 40 per la secondaria di primo e altrettanti per la secondaria di secondo grado, dove hanno presentato domanda rispettivamente 73 e 112 candidati. Gli incassi per la tassa di 100 euro per le prove di selezione ammontano a 22.700 euro, mentre per i frequentanti, che pagheranno 3.000 euro di tasse a testa, si aggira intorno ai 300.000 euro.

 

 

 

Photo credits: adessoscuola.it

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