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Bologna: quali rampe da scalare per diventare Città Accessibile?
“Colgo altresì l’occasione per ricordare che il condominio è ancora in attesa della rimozione della rampa di accesso al N.”4/F e della così definitiva cessazione della situazione di perdurante abusivismo in cui Vi trovate.” Strano modo di iniziare un articolo, qualche riga in burocratese proveniente da chissà quale comunicazione condominiale. Magari alla “definitiva cessazione della […]
“Colgo altresì l’occasione per ricordare che il condominio è ancora in attesa della rimozione della rampa di accesso al N.”4/F e della così definitiva cessazione della situazione di perdurante abusivismo in cui Vi trovate.”
Strano modo di iniziare un articolo, qualche riga in burocratese proveniente da chissà quale comunicazione condominiale. Magari alla “definitiva cessazione della situazione di perdurante abusivismo” avete perso la voglia di leggere, ma io vi invito a proseguire. Perché? Perché la rampa in questione è veramente abusiva, ma l’abuso merita di essere spiegato.
A ricevere questa comunicazione è stata Nunzia Vannuccini, titolare insieme al suo compagno Jascha Blume di un locale in Via Nazario Sauro a Bologna che si chiama L’Altro Spazio.
Nunzia ha fondato l’attività nel 2015 con l’idea di farne un locale inclusivo, cioè non solo un luogo accessibile alle persone con disabilità, ma un locale in cui le persone disabili potessero anche lavorare. In particolare aveva predisposto il bancone del bar in modo tale che la sua amica Manuela, costretta su una sedia a rotelle dopo un incidente, potesse fare la barlady. Manuela aveva già fatto la barista, ma dopo l’incidente non aveva più avuto un’occupazione e per Nunzia era davvero un sogno metterla nelle condizioni di poter lavorare come faceva prima, con un bancone ad hoc costruito per le sue esigenze. All’interno il locale era pronto; mancava solo una formalità burocratica, la richiesta del posizionamento di una rampa all’ingresso, in sostituzione dei due gradini che erano presenti.
“Andai a chiedere il permesso di posizionare la rampa al Dipartimento Lavori Pubblici, Mobilità e Patrimonio del comune di Bologna”, mi spiega Nunzia, “ma lì ho incontrato un muro. Quando ho chiesto il permesso per la rampa, la risposta è stata semplicemente no. Mi è stato detto che erano quasi 11 anni (era il 2015) che il Comune non autorizzava rampe nel centro storico e non c’era una struttura burocratica dedicata”.
E a quel punto, Nunzia, che cosa hai fatto?
Io l’ho messa comunque. Ho dovuto permettere alle persone di entrare e di lavorare. Ovviamente ancora oggi la mia rampa non è legale e ho preso tantissime multe, ma non mi sono arresa. Negli anni ne ho pagate tante e tutte di un importo molto alto, siamo nell’ordine dei 400 euro.
Hai poi anche i condomini che ti ostacolano.
A tanti dà fastidio la rampa, dicono che è brutta e che la dovevo togliere. In tanti invece mi hanno detto: “Scusa, ci sono delle rampe che spingendo un pulsante scendono e risalgono; perché non posizioni una di quelle?”. Ma io non voglio, non accetto che le persone con disabilità debbano aspettare il tempo in cui la rampa si apre, si chiude, scende e risale. Devono entrare come tutti gli altri, con tutti gli altri. L’inclusione è tale se mette la persona alla pari degli altri, non se offre solo dei contentini. Non ci deve essere una strada secondaria, io voglio la stessa strada per tutti.
Il tuo compagno è olandese. Considerando il grado di civiltà che c’è da quelle parti, qui gli sembrerà di vivere nella preistoria.
Noi lavoriamo tanto con l’estero, ma questa storia della rampa non la raccontiamo a nessuno. In sostanza ci vergogniamo, anche perché da dove viene il mio compagno (che è sordo) queste limitazioni sono incomprensibili. Finché non capiremo che l’inclusione deve essere “respirata” e non “accontentata” non andremo da nessuna parte. Anche io prima non vedevo tante cose.
Cosa intendi?
Io ho uno scalino minuscolo davanti a casa, ma non lo avevo neanche mai considerato fino a quando la mia amica in carrozzina non è venuta a trovarmi: quel gradino minuscolo per me era invisibile, per lei invece era un grande problema e quando anche io ho cominciato a vederlo mi si è aperto un mondo completamente diverso. Vorrei che questa operazione la facessero tutti. Invece continuano ad arrivarmi lettere dai condomini che vogliono che tolga la rampa.
Anche se non vivi la disabilità in prima persona sei molto agguerrita.
Io non sono una persona disabile, ma la disabilità la vivo e la vedo tutti i giorni. L’Altro Spazio ha creato una porta su un muro, ma è una porta ancora chiusa. Spero che il Comune di Bologna con il progetto che ha presentato mercoledì possa aprire quella porta.
Oltre le barriere architettoniche: Bologna Città Accessibile?
Nunzia si riferisce al fatto che Bologna ha scelto di candidarsi al Premio Europeo Città Accessibile 2021 (Access City Award), un riconoscimento internazionale che premia gli sforzi che una città compie per diventare più accessibile.
Marco Lombardo, assessore del Comune di Bologna che tra le tante deleghe ha appena ottenuto anche quella all’accessibilità, mercoledì in conferenza stampa ha spiegato che la candidatura non è solo del comune, ma dell’intera città. Per questo ci si aspetta una grande partecipazione, non soltanto da parte del mondo dell’associazionismo, ma anche dai privati e dalle imprese che devono comprendere che la buona occupazione di una persona disabile è produzione di valore per tutta la società.
“La sfida è difficile – ha spiegato Lombardo – anche perché l’obiettivo non è solo rimuovere le barriere fisiche e architettoniche, ma anche quelle interiori, cioè i pregiudizi che si fanno barriere e che non consentono progetti di vita autonomi e indipendenti. Legare il tema dell’accessibilità alle politiche urbane è fondamentale, non solo per ridurre le disuguaglianze, ma anche per crescere in termini economici e umani. E affinché i lavori pubblici e gli altri settori siano proattivi sul tema il Comune di Bologna, per la prima volta nella storia, ha inserito l’accessibilità, insieme al principio della progettazione universale, nel protocollo appalti. In questo modo sarà possibile portare realmente l’attività dell’amministrazione verso la rimozione delle barriere architettoniche. Sappiamo che ci sono tanti ostacoli da rimuovere, ma se il tema dell’accessibilità entra nelle priorità politiche di questo Paese faremo un passo avanti tutti quanti, in generale, per la sostenibilità ambientale, economica e sociale.”
Al di là del premio, questo appello ha lo scopo di chiamare a raccolta tutta la città perché in futuro saremo tutti dei potenziali disabili. L’invecchiamento della popolazione è una realtà assodata e non ha più senso aspettare. “In tema di accessibilità infatti ci sono leggi e normative che hanno una storia trentennale e che avrebbero dovuto portare un cambiamento nel nostro Paese. Ciò non è avvenuto, però le leggi non sono scomparse, e Bologna si sta preparando a dare una svolta a questo percorso, perché non ha più senso nascondersi dietro l’alibi del centro storico e della città medievale”, spiega Egidio Sosio, disability manager del Comune di Bologna, intervenuto anche lui alla conferenza.
Tutti possono partecipare e si può iniziare compilando il form e aiutando a delineare un quadro completo ed esaustivo delle attività legate all’accessibilità che sono già presenti in città. Se Bologna vincerà il premio lo scopriremo solo nel 2021, ma una cosa è certa: se in futuro non avremo più storie come quella di Nunzia da raccontarvi, avremo vinto tutti.
Per maggiori info consultare il sito: http://www.fondazioneinnovazioneurbana.it/progetto/bolognaoltrelebarriere
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