Infine, quello che non torna sono le dichiarazioni che la ministra Calderone ha rilasciato in due interviste a giornali amici, Corriere e Stampa, in cui dati, numeri e fatti sono stati totalmente travisati. E qui dobbiamo chiederci se la ministra è totalmente a digiuno del mestiere che dovrebbe masticare ogni giorno – e che ha masticato fino a ieri in qualità di Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro – o se è volutamente colpevole di manipolazione dell’informazione, utile solo ai suoi sponsor industriali e politici.
Secondo le dichiarazioni di Marina Calderone ai giornali, “il Reddito di Cittadinanza è costato 25 miliardi senza produrre i risultati attesi: né in termini di riduzione della povertà né in termini di accompagnamento al lavoro”.
È l’ISTAT che ha certificato l’incidenza del RdC nella riduzione della povertà: nel primo anno di operatività della misura, il 2019, i poveri assoluti sono passati da 5 milioni a 4,6 milioni. Nel 2020, la crisi pandemica li ha fatti aumentare fino a 5,6 milioni, ma – dice l’Istat – senza RdC e Reddito di emergenza sarebbero saliti di un altro milione. Le disuguaglianze si sono ridotte. Inoltre, circa un terzo dei beneficiari ha lavorato durante l’erogazione del sussidio.
“I dati ISTAT registrano un’occupazione record, quindi maggiori possibilità di far transitare i percettori del RdC a un’occupazione. In Campania, a fronte di 24.595 percettori occupabili, sono previste entro settembre 108.960 assunzioni (…). Il lavoro c’è e anche tanto.”
Si mettono insieme pizza e fichi: alle 108.960 assunzioni previste dalle aziende campane non vengono considerate le cessazioni. Di conseguenza il saldo finale sarà molto più basso, e buona parte di quelle assunzioni saranno coperte con lavoratori che passeranno da un’azienda all’altra. Inoltre, le aziende che rispondono ai sondaggi del bollettino ANPAL-Unioncamere si riferiscono alla ricerca di figure specializzate. Peccato che il pubblico dei percettori di Reddito non si avvicini minimamente a quelle competenze, e la metà di loro è definita “inoccupabile” per motivi di analfabetizzazione, di età, di mobilità.
“Il RdC è stato talvolta assegnato a chi non ne aveva diritto e ne ha fruito per diverso tempo.”
I controlli di ispettorato e Finanza hanno rilevato 37.000 fruitori irregolari (lo 0,9%), quota minima sul totale, anche in termini di importi erogati (1,6%). Sono dati più bassi dei furbetti della NASpI, e dell’assegno di invalidità, e delle aziende che non pagano i contributi, tanto per essere chiari.
“Con le Regioni abbiamo avuto un incontro dal quale non sono emerse particolari preoccupazioni sulla fase attuativa delle nuove misure.”
Come dicevamo sopra, l’ANCI ha contestato radicalmente la modalità adottata dal ministero del Lavoro.
“Nessuno deve lavorare per pochi euro l’ora. Quindi vanno impediti gli abusi, riconducendo tutto alla contrattazione collettiva di qualità.”
Insieme a Confindustria, anche il ministero ha adottato la exit strategy dei Contratti Collettivi a giustificare l’inutilità dei salari minimi e dei sussidi. Chi legge questo giornale sa benissimo che non solo i CCNL non garantiscono contratti dignitosi, ma che molti di questi sono definiti “contratti pirata” perché sottoscritti con il supporto di sindacati secondari con rappresentanze ridicole. La cronaca di questi giorni sulle inchieste in Esselunga, Sicuritalia e nel settore della logistica parlano chiaro.