Coronavirus, le donazioni agli ospedali pubblici frenate dalla burocrazia

Chiara Ferragni e Fedez hanno deciso pochi giorni fa di lanciare una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding “GoFundMe” a supporto degli ospedali italiani stremati dalla situazione drammatica causata dal COVID-19, per il quale da poco è stata dichiarata la pandemia dall’OMS e la cui escalation sembra proprio non fermarsi. In poco tempo hanno raccolto […]

Chiara Ferragni e Fedez hanno deciso pochi giorni fa di lanciare una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfundingGoFundMe” a supporto degli ospedali italiani stremati dalla situazione drammatica causata dal COVID-19, per il quale da poco è stata dichiarata la pandemia dall’OMS e la cui escalation sembra proprio non fermarsi.

In poco tempo hanno raccolto più di tre milioni di euro con donazioni che sono giunte da 93 Paesi di tutto il mondo, così come raccontato dagli stessi influencer direttamente dai loro profili Instagram, dopo che la coppia aveva lanciato la campagna contribuendo a titolo personale con 100.000 euro.

I soldi raccolti sono stati prontamente donati al San Raffaele di Milano, ospedale privato che fa parte del Gruppo Ospedaliero San Donato, ma che è comunque in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.

 

La pubblica generosità rivolta a strutture private? Fedez e Ferragni rispondono alle critiche

Dopo l’attacco social di Heather Parisi – via Twitter – sul fatto che la donazione fosse stata fatta a un istituto privato e non a un ospedale pubblico, con la risposta piccata dello stesso Fedez, la domanda che ci poniamo alla luce del motivo del contendere, è questa: ma è così difficile donare da privato cittadino a un ospedale pubblico?

La risposta è sì, dato che ad oggi non esiste una via diretta e semplice, a portata di click, che consenta la donazione allo Stato. O meglio: non si è ancora pensato a istituzionalizzare una via che, per molti cittadini italiani e non solo, rappresenti una dimostrazione di vicinanza agli ospedali pubblici in sofferenza, stressati dal numero continuo di contagiati, dalla cronica mancanza di posti letto e di postazioni per la terapia intensiva in tempi di coronavirus.

Lo stesso Fedez, sollecitato da diversi fan e non solo dalla Parisi, ha fatto capire come in primis fosse stato difficile sostenere un ospedale pubblico: l’ospedale pubblico milanese contattato da lui e consorte non è riuscito a dare seguito alla richiesta perché oberato di urgenze; pertanto hanno deciso per il San Raffaele, grazie alla collaborazione del professor Alberto Zangrillo, primario di terapia intensiva cardiovascolare e generale dell’ospedale.

Il cantante ha poi tenuto a specificare di come la donazione fosse stata fatta per la parte “pubblica” usufruibile da tutti; per intenderci, quella regolarmente in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Non solo: ha poi rilanciato affermando che altre raccolte fondi sono state lanciate a favore del Policlinico di Milano e del Niguarda per cinque postazioni di terapia intensiva.

 

Gli ospedali e le donazioni più richieste: non soldi, ma materiali medicali

Nella campagna di crowdfunding in favore degli ospedali non si sono attivati soltanto i personaggi famosi: in tutta Italia sono iniziate campagne social che hanno permesso di raccogliere denaro a favore di diversi nosocomi pubblici. La raccolta di denaro, paradossalmente, potrebbe rivelarsi un boomerang per i beneficiari, che rischiano di ricevere davvero un mucchio di soldi e di non poterli utilizzare in tempi stretti.

Il nostro giornale a questo proposito ha contattato la dottoressa Cinzia Cocco, Direttore S.O. dell’Azienda Ospedaliero Universitaria – Ospedali Riuniti di Ancona: “Quello di cui noi avremmo bisogno, più che di denaro, sarebbe acquisire le cose. Se poteste donare un presidio sanitario come un respiratore, un letto, delle mascherine, riceveremmo un aiuto maggiore, perché la nostra difficoltà oggi è avere i soldi ma non riuscire a portare a termine gli acquisti. Da acquirenti privati non è necessario intraprendere una procedura di gara – come invece lo è per noi, che siamo un ente pubblico – ma è possibile reperire materiali medicali con più facilità.

Le donazioni in denaro che riceviamo prima o poi in qualche modo le spendiamo; nell’immediatezza, se noi riusciamo ad avere in regalo 1000 mascherine – che vanno via come il pane – non dobbiamo effettuare l’iter di acquisto. Anche in situazione di emergenza ci sono delle procedure sotto i 40.000 euro che possono essere accelerate, però comunque siamo un ente pubblico, quindi abbiamo dei limiti”.

Ergo, meglio donare un presidio sanitario pronto all’uso che moneta sonante.

Contattata nuovamente questa mattina dopo aver appena chiuso una riunione di direzione via Skype con tutti i dirigenti sanitari delle Marche, in previsione dell’ondata di pazienti in arrivo per coronavirus, la dottoressa Cocco puntualizza: “Bisogna evitare donazioni random. Occorre invece centralizzare il più possibile le donazioni verso un unico canale, vista l’emergenza”.

 

Chi è il commissario Domenico Arcuri e qual è il suo compito?

Esiste quindi un modo più diretto che consenta ai cittadini di donare a un conto corrente, magari gestito dall’istituzione centrale – pensiamo per esempio al Ministero della Salute –, che poi a sua volta allochi questi fondi in base alle esigenze delle strutture ospedaliere che ne hanno necessità sul territorio nazionale? Non fino ad oggi.

A stretto giro, il Presidente del Consiglio nominerà un commissario delegato per potenziare la risposta delle strutture ospedaliere a questa emergenza sanitaria, con ampi poteri di deroga,  che lavorerà per rafforzare soprattutto la produzione e la distribuzione di attrezzature per terapie intensive e sub intensive. Avrà anche il potere di creare nuovi stabilimenti per la produzione di queste attrezzature e per sopperire alle carenze sin qui riscontrate. Il prescelto è Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e per lo sviluppo d’impresa di proprietà del Ministero dell’Economia.

Se il commissario avrà anche la facoltà di rendere più snelle ed efficienti le procedure per gli acquisti dei presidi sanitari di cui le strutture necessitano in tempi brevi, forse anche gestire milioni di euro di donazioni potrà rivelarsi efficiente e virtuoso. Oltre che lontano – o almeno ci auguriamo – da dietrologie e paure passate.

Davanti a straordinari slanci di generosità e di attaccamento al nostro Paese, sarebbe un peccato non fornire risposte immediate e altrettanto straordinarie.

 

 

Photo by Marcelo Leal on Unsplash

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