I bambini sono quasi scomparsi dai cortili, e più in generale dalle città: sono tra le vittime più colpite dal lockdown ma nessuno ne parla; neanche loro. Inquadriamo il fenomeno con l’aiuto di tre esperti.
Generazione Alpha, i veri nativi digitali: il lavoro già li osserva
La più connessa delle generazioni promette di cambiare ancora una volta il lavoro attraverso la cultura digitale. Già nei prossimi anni il mondo lavorativo avrà bisogno di competenze simili a quelle dei suoi componenti, che tuttavia sono i più esposti ai pericoli dell’iperconnessione
Se gli Skibidi vi lasciano perplessi, se non sapete cosa significa GYAT, e che “slayare” non è più cool, è perché non siete Alpha.
Nell’ultimo anno, la Generazione Alpha ha fatto sentire la sua voce online, attraverso la creazione di contenuti sulle diverse piattaforme social e la partecipazione attiva a discussioni e dibattiti. Nonostante la giovane età, la Generazione Alpha si sta ritagliando un ruolo nel mondo del lavoro, sia come forza lavoro in miniatura sia come agente di cambiamento per il futuro.
Generazione Alpha: arrivano i nativi digitali
Pur con alcune sfumature nelle date, la Generazione Alpha è composta principalmente da bambini e ragazzi di età inferiore ai 13 anni. I più grandi sono appena entrati nell’adolescenza, mentre i più piccoli devono ancora nascere.
La Generazione Alpha, battezzata con la prima lettera dell’alfabeto greco, rappresenta una nuova era, essendo la prima generazione ad aver visto la luce interamente nel XXI secolo.
Gli Alpha si sono già guadagnati dei soprannomi: Gen Tech, Net Tech, Glass Generation, “bambini iPad” (a causa della quantità di tempo che trascorrono fissando gli schermi fin dalla tenera età), e “mini-millennial”. Nati da genitori Millennial, e in percentuale minore dalla Generazione Z, gli Alpha stanno sviluppando una visione del mondo modellata da entrambe le generazioni precedenti. In particolare, si è assistito a un recupero della cultura dei meme tipica della Generazione Y, reinterpretata e adattata ai nuovi linguaggi e alle nuove tecnologie dalla Generazione Alpha.
Immersi fin dalla nascita nell’era digitale, la Generazione Alpha ha visto la propria esistenza documentata online con foto, video e storie personali condivise dai genitori. Più nativi digitali di così non si può. Nonostante la loro familiarità con il digitale, tuttavia, la Generazione Alpha sembra preferire la fruizione passiva di contenuti: uno studio di Ofcom ha rilevato che il 70% dei bambini tra 8 e 12 anni trascorre il proprio tempo su YouTube guardando video di altri utenti, mentre solo il 30% lo usa per creare e pubblicare i propri contenuti.
Molte delle interazioni avvengono, infatti, nelle retrovie. Da un lato, la preferenza per chat private può favorire interazioni più intime e personali tra gli individui; dall’altro potrebbe limitare l’esposizione a diverse opinioni e punti di vista, favorendo la nascita di “bolle di filtro”, cioè ambienti virtuali creati su misura per ciascun utente in base alle sue preferenze, ricerche e interazioni online.
Gli Alpha, questi sconosciuti: chi sono e come parlano (online)
L’avvento della Generazione Alpha nel mondo digitale è stato segnato da un evento virale: il meme “Skibidi Toilet” che ha raggiunto oltre 65 miliardi di visualizzazioni su YouTube nel 2023.
Da questo exploit, la loro presenza online è cresciuta esponenzialmente, soprattutto su TikTok, dove il numero di utenti under 13 è aumentato del 50% nello stesso anno. La serie di video, creata dal venticinquenne georgiano Alexey Gerasimov, ha dato vita a una vera e propria mania su YouTube Shorts, piattaforma dove la Generazione Alpha detta legge. Meme, stickers, gif, fino a diventare un culto imprescindibile per gli Alpha.
La loro influenza si è manifestata anche nella creazione di nuovi termini slang, come “Fanum tax”, coniato dallo streamer Fanum per descrivere la sua abitudine di “tassare” i suoi amici. Questi due fenomeni dimostrano come la Generazione Alpha stia ridefinendo le tendenze online, non solo in termini di contenuti, ma anche di linguaggio e di cultura digitale.
Le richieste del lavoro vanno verso la Generazione Alpha?
Entro il 2030, la Generazione Alpha rappresenterà il 27% della forza lavoro globale. Che cosa significa questo? Immaginate un mondo in cui quasi un terzo dei lavoratori è nato e cresciuto con internet, i social media e l’intelligenza artificiale come parte integrante della vita quotidiana. La Generazione Alpha sta crescendo con aspettative e prospettive che promettono di trasformare radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo, e interagiamo dal punto di vista economico. Questi ragazzi avranno un modo di lavorare del tutto nuovo, basato sulla flessibilità, la collaborazione e la tecnologia.
L’ascesa della Generazione Alpha rappresenta una sfida e un’opportunità per le aziende: secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) 2023 promosso dalla Commissione europea, il 75% dei lavori richiederà competenze digitali avanzate entro il 2025. Non saranno più un optional, ma un requisito fondamentale. La Generazione Alpha, già avvezza all’utilizzo di tecnologie avanzate, sarà avvantaggiata; ma è cruciale fin da adesso, per le aziende e le istituzioni educative, investire nella formazione di tutte le generazioni per colmare il divario digitale e garantire a tutti le competenze necessarie.
Perché nell’era digitale, ogni generazione è investita dall’incessante progresso tecnologico. Questo si traduce in un accesso senza precedenti a tutto: informazioni, strumenti, risorse e persone dal mondo. La Generazione Alpha, in particolare, rappresenta un caso emblematico. Immersi fin dalla tenera età in un universo di smartphone, tablet e connessioni internet, vantano un bagaglio di esperienze e opportunità che nessuna generazione precedente ha mai avuto. Questo vantaggio competitivo, seppur innegabile, rischia di esacerbare il divario digitale anche all’interno della stessa generazione, creando una frattura tra chi ha accesso alle tecnologie e chi ne è escluso.
Lo stesso rapporto DESI evidenzia, inoltre, che la crescita dell’economia digitale creerà 133 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2025. Nuove professioni emergeranno in settori come l’intelligenza artificiale, la robotica, la cybersecurity, la blockchain e la realtà virtuale. Tuttavia, la Generazione Alpha è anche la più esposta ai rischi conseguenti all’iperconnessione e alla crescita in un mondo basato su internet, smartphone e tablet fin dalla nascita. Uno scenario a dir poco preoccupante sul quale proprio in questi mesi si comincia a tirare le somme con la pubblicazione di studi mirati, che misurano gli effetti già devastanti dei device sulla generazione a loro precedente.
Piccoli imprenditori crescono: i bambini Alpha già guadagnano online
Non solo competenze tecnologiche e digitali, ma anche una predisposizione all’imprenditorialità e alla creatività. Almeno secondo quanto riscontrano alcune indagini precoci quanto encomiastiche.
Secondo uno studio condotto dal Junior Achievement Italia, un’organizzazione no-profit che si occupa di educazione economica e imprenditoriale per i giovani, la stragrande maggioranza dei bambini italiani (73%) tra gli 8 e i 14 anni aspira a creare una propria azienda, a gestire una piccola impresa o a dedicarsi a una seconda attività. Solo il 17% preferirebbe lavorare per altri. Questo dato rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alle generazioni precedenti e sottolinea l’innata predisposizione all’imprenditorialità e alla creatività della Generazione Alpha.
L’indagine, commissionata da Visa e condotta da Opinium su 3.050 bambini di età compresa tra gli 8 e i 14 anni, evidenzia inoltre come la Generazione Alpha sia già molto connessa al mondo digitale in ottica imprenditoriale. Il 63% dei bambini ha guadagnato denaro autonomamente nell’ultimo anno e più della metà (67%) ha utilizzato la tecnologia per farlo, soprattutto sui social media (40%) e sulle piattaforme di marketplace (23%). Quasi un terzo (29%) ritiene che i social media saranno strumenti preziosi per il loro lavoro dei sogni, insieme alle soluzioni di comunicazione tecnologica (28%) e di realtà virtuale (25%).
Ammesso che queste cifre contengano qualche scampolo di verità, che si tratti di segnali positivi o negativi è ancora tutto da vedere.
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Photo credits: acp.it
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