Il lavoro sottosopra

Le nuove modalità di lavoro a distanza innescate di colpo dall’emergenza COVID-19 stanno facendo riflettere sulle nuove e possibili geografie che potrebbero far saltare modelli finora considerati inossidabili e inevitabili, modelli che da decenni spaccavano l’Italia in troppe parti e toglievano dignità ai lavoratori costretti a rincorrere a tutti i costi il Nord. Milano non […]

Le nuove modalità di lavoro a distanza innescate di colpo dall’emergenza COVID-19 stanno facendo riflettere sulle nuove e possibili geografie che potrebbero far saltare modelli finora considerati inossidabili e inevitabili, modelli che da decenni spaccavano l’Italia in troppe parti e toglievano dignità ai lavoratori costretti a rincorrere a tutti i costi il Nord. Milano non è più il miraggio di prima. L’Italia ne aveva bisogno: per rivedere un pendolarismo sfiancante che ingrassa solo le casse a settentrione, per sfruttare al meglio le potenzialità del digitale anche dai territori di provincia, per contrarre le distanze, per ripensare a dimensioni di lavoro che non dipendano più soltanto dal Nord, per ridare sostenibilità e dignità al lavoro a ogni latitudine. O adesso si riposiziona correttamente il Sud o lo perderemo per sempre, e con lui l’Italia.

 

 

Photo credits: Fernando Meloni.

CONDIVIDI

Leggi anche

Industria barese? I primi no dall’hinterland

Circa duemila ettari di superficie, settecento fabbriche, oltre ottanta chilometri di strade per due grandi aree industriali ubicate nella zona nord est del capoluogo, tra Bari, Modugno e Molfetta. Siamo nella zona industriale di Bari, un concentrato storico di lavoro, progetti e contraddizioni nato agli inizi degli anni Sessanta grazie ai contributi della Cassa del […]