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Il Primo Maggio non è uguale per tutti
Il Primo Maggio non è uguale per tutti. Chi il Primo Maggio lo stesse osservando dalla televisione, non potrebbe fare a meno di notare come siano cambiate le parole, le responsabilità, la società civile e politica. Un cronista si avvicina ad una ragazza e le chiede cosa significa per lei la Festa del Lavoro. La […]
Il Primo Maggio non è uguale per tutti.
Chi il Primo Maggio lo stesse osservando dalla televisione, non potrebbe fare a meno di notare come siano cambiate le parole, le responsabilità, la società civile e politica.
Un cronista si avvicina ad una ragazza e le chiede cosa significa per lei la Festa del Lavoro. La risposta è una lama che affonda: “ti ricorda quello che non fai“. Lei è straniera, ma con quella frase si è fatta capire perfettamente.
Straniera anche l’ultima vittima, caduta da 10 metri di altezza mentre stava smontando un ponteggio di Expo, senza imbracatura e attrezzatura di sicurezza perché l’azienda per cui lavorava, la Iron Master, non le dava in dotazione. Si chiamava Klodian Elzi, Albanese.
In questo articolo del (solito) Fatto Quotidiano, il rappresentante della CGIL per Expo racconta una storia di leggerezze e irregolarità sulle misure di sicurezza dei lavoratori, tuttavia ammesse per far fronte ai pesanti ritardi dei lavori.
Per sei mesi questo Expo sarà sotto gli occhi del mondo come ha ricordato Renzi nel discorso inaugurale tutto lustrini e expottimismo, con un evidente richiamo all’economia, al business, agli affari. A fargli da contraltare ci ha pensato il Papa, ricordando il tema della manifestazione – Nutrire il Pianeta – “Porto la voce di chi ha fame”, ha detto Francesco, che sembra avere a cuore l’ obbiettivo.
In quanto al tema lavoro questo Expo non si è presentato nel migliore dei modi: dapprima le polemiche sui volontari non pagati a cui si offriva un’ opportunità internazionale ed un’esperienza che fa curriculum in barba a qualsiasi evidenza e con la grandissima faccia tosta di chi prevede incassi miliardari. Poi lo scalpore della notizia rilanciata dal Corriere della Sera riguardo a centinaia di bamboccioni che avrebbero rifiutato gli incarichi interinali rivelatasi una bufala e attirando l’attenzione su Manpower, vincitrice del bando di fornitura per i lavoratori di Expo. Scoperchiata la pentola stanno venendo fuori situazioni di irregolarità contrattuali, mancato rispetto degli accordi sindacali e una interrogazione da parte dell’assessore al lavoro Cristina Tajani.
Cambiando canale e sintonizzandosi sul consueto Concertone del Primo Maggio, non si può fare a meno di notare quanto la ripresa televisiva stringa sempre di più il campo sulla parte centrale della Piazza. Mai come quest’anno sembra il pubblico di Pasquetta. La manifestazione ha preso una piega da Festivalbar e probabilmente i giovani vanno verso altre direzioni musicali. I sindacati – come molti sapranno – sono i patrocinatori dell’evento. Inutile negare quanto questi non abbiano saputo, in particolar modo nei tempi della crisi, assumere un ruolo direttivo, rimanendo sempre a margine delle trattative, continuando a dialogare con un linguaggio non più attuale, mancando di efficacia nei momenti in cui bisognava stringere, concludere.
Butto un occhio allo schermo e vedo una deejay famosa che fa la pubblicità al fondo formazione di uno dei sindacati. Quest’anno non ci sono bandiere. nemmeno quelle immancabili dei Sardi.
Dall’anno della crisi si sono succeduti quattro governi che hanno visto profondi cambiamenti e decisioni che hanno segnato la vita di tante persone come la Legge Fornero e il Jobs Act. In nessuna di queste due occasioni i sindacati sono stati capaci di affiancare, confrontarsi, contestare in maniera efficace o anche solo supportare i lavori.
Hanno continuato, imperterriti, a fare i sindacati.
Tutto quello che rimane di loro sembrano titoli di coda : la Camusso come la protagonista di un film russo degli anni 50, il Sin.Pa (sindacato Padano) definito da La Stampa “il sindacato fantasma” di cui due anni fa si è scoperta una quasi totale assenza di iscritti ma un giro di quattrini milionario, Landini che probabilmente fonderà un partito, poco e niente dei due baffetti a capo di CISL e UIL.
Lo hanno capito gli artisti che hanno dirottato su Taranto con il Contro-Concertone. Hanno scelto una città simbolo del lavoro martoriato e dei diritti calpestati. Hanno capito che quando si parla di lavoro si parla di Persone.
Naturalmente, nessun canale trasmetterà questo concerto che è la sconfitta delle istituzioni, della politica che in questo momento è tutta concentrata in un’area del Paese dove il lavoro in fondo non è mai mancato, assente invece laddove è responsabile diretta di un disastro ambientale e sanitario. E’ la sconfitta del packaging ben confezionato, dei discorsi preconfezionati per le inaugurazioni, dei posti riservati per i Vip.
Un messaggio arriva da questo Primo Maggio, ed è comune denominatore da Milano a Taranto. Prima regola: fare rete. Stiamo diventando un Paese di consulenti e di improvvisatori. Riprendiamo dalla formazione personale, condividiamo informazioni e competenze, creiamo gruppi di lavoro.
Perché l’azienda o la reinventiamo da soli o non ce la regalerà nessuno.
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