L’azienda agli occhi dei consumatori promuove una collezione realizzata con emissioni di carbonio riciclate e quindi sembra fare grandi sforzi di sostenibilità, ma poi fa viaggiare questi capi in aereo. Far volare la moda per mezzo mondo è un peso del tutto inutile e dannoso per l’ambiente; per questo sosteniamo la petizione lanciata da Abiti Puliti e Public Eye che chiede a Zara di prendere sul serio il suo impegno di maggiore sostenibilità e rinunciare alla moda aerea.
E a questa petizione aggiungo un mio personale appello: facciamo un passo indietro. Non ci serve un capo nuovo tutte le settimane, o peggio tutti i giorni. Evitiamo di uscire dai negozi di fast e ultra fast fashion con le valigie piene per poi buttare tutto nel dimenticatoio o nei raccoglitori che ci sono per strada il prossimo inverno. Tutto quello che buttiamo (a meno che non sia mono-fibra) non si ricicla e finisce in discariche a cielo aperto che invadono interi Paesi. Tutto quello che compriamo ha, per forza di cose, origine da un ciclo produttivo che ha inquinato. Non dobbiamo avere fretta di metterlo nel dimenticatoio.
La Commissione europea sta già lavorando perché il fast fashion “passi di moda”, ma senza aspettare le istituzioni anche da consumatori possiamo imporre un cambiamento, a cominciare da oggi, con il Black Friday sempre più vicino.
Da almeno una settimana stanno cercando di metterci in testa di comprare tutto quello che possiamo perché sul mercato ci saranno prodotti a prezzi mai visti prima. Tratteniamoci pensando che quello che non paghiamo noi (almeno per quanto riguarda il fast fashion) lo sta pagando un lavoratore in termini di sfruttamento, mancanza di diritti fondamentali e di condizioni minime di sicurezza.
Una regola, purtroppo, che vale quasi sempre.
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