In generale il sindaco ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni. Del resto, Bologna è una città già molto popolata, frequentata anche da studenti e turisti. E con il turismo aumentano gli affitti brevi, e in generale gli affitti salgono. Ma qui arrivano anche nuovi residenti che casa la vorrebbero affittare o comprare, e non possono perché non hanno un salario da manager.
“La casa – continua Lepore – oggi copre il 60% delle spese di una famiglia e in questo momento abbiamo bisogno che, a livello nazionale, su questo tema si battano colpi insieme. Occuparsi di famiglia oggi significa occuparsi anche del reddito delle famiglie, delle persone che lavorano e che con lo stipendio non arrivano alla fine del mese perché non riescono a pagare l’affitto. E non è solo questione di COVID-19, ci sono dei nodi strutturali sulla casa che minano la competitività del nostro Paese. Come Comune noi cerchiamo di fare la nostra parte e di realizzare case, ma abbiamo bisogno di rispondere a una domanda abitativa altissima e dinamica per gli studenti che crescono e per i lavoratori che arrivano. Una città da sola non può dare risposte a questo problema, servono risorse e modelli a livello nazionale.”
E poi riferendosi al Cardinale Zuppi (presente per tutto l’incontro) ricorda le 1.500 persone che ogni giorno frequentano le mense Caritas e Cucine Popolari, persone che in molti casi lavorano nei settori dell’edilizia, della logistica, del commercio.
“Quindi da un lato abbiamo un manifatturiero super che ci dobbiamo tenere stretto, dall’altro lasciamo in mano alla Caritas la sopravvivenza di alcuni lavoratori. L’Italia va cucita sulle politiche urbane e su quelle abitative, e spero che il Censis possa fare questo tipo di indagine anche in altre città.”
Diciamo che, a questo punto, mi tocca sperare che tutte le multe che prenderò nei prossimi mesi possano supportare qualche pasto per chi in città ne ha sempre più bisogno, perché come Matteo Lepore vedo Bologna spaccata in due, divisa tra tecnologia e povertà, tra innovazione e disagio. Quel venerdì mattina ho trovato un sindaco che in mezzo alla bufera dei 30 all’ora è andato avanti per la sua strada senza preoccuparsi di chiamare in causa le istituzioni presenti, che chissà come e quando risponderanno.
Questo perché all’incontro era presente – incredibile a dirsi – anche Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, presa d’assalto da radio e televisioni e finita su tutti i servizi che sui telegiornali e altrove hanno magnificato il modello Bologna, senza riportare una parola del discorso del sindaco. Ma il rilievo che avrebbe meritato la ministra è questo: una riga in fondo all’articolo. E quel modello avrebbe bisogno di un’altra narrazione, se vogliamo rendergli un buon servizio.