Commenti sessisti, umiliazioni subdole e discriminazioni silenziose avvelenano la vita lavorativa di molte donne, creando un ambiente ostile e tossico.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’ISTAT, sono 1.404.000 le donne che hanno subito molestie sessuali nel corso della loro intera carriera (anche se la stima è che siano più di tre milioni): l’8,9% del totale. Di queste, “1.173.000 donne (7,5%) nel corso della loro vita lavorativa sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo, o per ottenere progressioni nella loro carriera. Questi ricatti hanno riguardato in misura più incisiva le donne laureate (8,5%) e le donne dai 35 ai 44 anni e dai 45 ai 54 anni (rispettivamente 8,6% e 8,9%). Nell’80,9% dei casi, le vittime non ne hanno parlato con nessuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna, inoltre, ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine”.
“Il 27,4% non dà importanza all’accaduto, il 23,4% non ha fiducia nelle forze dell’ordine o è convinto che ci sia incapacità di agire. Il 19,8 % non accetta il ricatto, il 18,6 % se l’è cavata da sola o con l’aiuto dei famigliari, il 12,7% ha paura di essere giudicato. Il fenomeno appare particolarmente diffuso al Centro Italia (dove riguarda il 13,5% delle donne nel corso della vita), nei Comuni centro delle aree metropolitane (15,1%) e nei Comuni di grandi dimensioni con oltre 50.000 abitanti (10,2%). A livello regionale i valori più alti si registrano nel Lazio (16,4%), in Toscana (12,0%), Basilicata (11,3%) e Liguria (10,4%). La quota di coloro che hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul lavoro negli ultimi tre anni è inoltre più alta tra le giovani adulte e le donne più istruite: è il 2,9% cento per le donne che hanno 15-24 anni, il 3,1% per quelle da 25 a 34 anni, il 3,3% fra le 35-44enni e il 3,8% fra le laureate”.
Un dato che fa pensare, quello sulle donne più istruite che riceverebbero più molestie. Viene da chiedersi se il fatto che ne risultino più spesso vittime non derivi da una diversa consapevolezza riguardo il fenomeno, che permette di riconoscere come molesti atteggiamenti ritenuti normali o accettabili da lavoratrici meno formate.
Sono dati, questi, che risalgono agli anni precedenti alla pandemia: ad oggi è difficile quantificare il modo in cui i più recenti cambiamenti nel mondo del lavoro sono intervenuti in queste dinamiche.