Nelle aziende il gioco si fa serio

Due valori distinti separati da una linea sottile sono presenti nel gioco: la fiducia e il rispetto. La fiducia è una concessione, è un credito. Il rispetto, invece, lo riconosciamo quando percepiamo una superiorità morale o sociale espressa tramite atteggiamenti e comportamenti. La fiducia e il rispetto sono l’aria calda che respiriamo nelle relazioni. Il […]

Due valori distinti separati da una linea sottile sono presenti nel gioco: la fiducia e il rispetto. La fiducia è una concessione, è un credito. Il rispetto, invece, lo riconosciamo quando percepiamo una superiorità morale o sociale espressa tramite atteggiamenti e comportamenti. La fiducia e il rispetto sono l’aria calda che respiriamo nelle relazioni. Il freddo della loro assenza ci punge il naso e ghiaccia il cuore.

Eppure la maggior parte delle persone considera il gioco come l’opposto del lavoro. Lo associano all’infanzia. Tuttavia il gioco serio degli adulti è diverso: ha un obiettivo ben preciso. Gli adulti giocano con il loro senso di identità.

 

L’evoluzione dell’azienda: il gioco serio

Pensiamo all’azienda come a un universo complesso in incessante movimento e trasformazione. Per evolversi deve apprendere continuamente. Il primo passo da fare per abilitare la trasformazione è quello di valorizzare l’identità delle persone singolarmente.

La “consapevolezza di sé” è correlata alla padronanza delle capacità personali e all’impatto che la nostra condotta ha sugli altri. Una volta compreso questo aspetto la domanda è: “Come posso migliorare?”, perché per garantire dei comportamenti di cambiamento autentici dobbiamo metterci in discussione, rivalutando la forma mentis. Lavorare sul volto umano del cambiamento significa smontare abitudini negative per ricostruirne altre, migliori. Non è semplice farlo. Serve un contesto rilassante che unisca il benessere alla libertà d’espressione.

Introduciamo in azienda il gioco. Sperimentare, scoprire tramite attività manuali, permette di attivare il 70% delle connessioni tra mani e cervello. Mentre giochiamo “pensiamo con le mani”: il cervello prova a captare le informazioni che le mani trasmettono. Di conseguenza attinge a quel potenziale inespresso e non valorizzato, permettendoci di scoprire che sappiamo più cose di quello che pensavamo. Un po’ come ritornare ai sogni nel cassetto e mettere in luce la creatività, l’immaginazione, il pensiero “voglio, quindi posso”, e qualche altro superpotere rinchiuso dentro. La facilitazione con il gioco serio supporta le persone nel superare l’incapacità di apprendimento che Peter Senge definisce come “io sono il mio ruolo”.

Le persone comprendono le differenze tra essere una qualifica ed essere un’identità, tra essere impiegato in un’attività ed essere di valore per l’attività, tra parlare e comunicare. Le competenze delle persone hanno un senso differente se prese singolarmente rispetto a quando sono inserite nell’ecosistema aziendale. Per questo dal gioco sull’identità individuale, di valore assestante, passiamo al gioco sul gruppo di lavoro.

La domanda chiave è: “Cosa vogliamo creare insieme?”. Permette di introdurre le conversazioni necessarie per modellare una visione condivisa, fondamentale per far emergere le speranze delle persone e scoprire le resistenze limitanti. Tramite il gioco introduciamo nel lavoro le emozioni; arricchito, torna a splendere nel suo nuovo vestito colorato di idee e motivazioni.

Una facilitazione tramite il gioco porta un altro grande valore: quello di testare e visualizzare in tempo reale la strategia d’impresa, decidere insieme al team i principi guida per affrontare le emergenze. Costruendo scenari futuri in 3D, le persone possono manipolare l’intangibile e comprendere la differenza che possono fare, quello che potrebbe diventare la loro azienda. Mai come oggi risulta fondamentale cambiare il punto di vista da “ciò che è” a “ciò che potrebbe essere”, da “capire” a “immaginare”.

Nell’ottica del miglioramento continuo, utilizzando Design Thinking insieme a LEGO® SERIOUS PLAY®, progettiamo la trasformazione digitale di prodotti e servizi. Tuttavia, scopriremo presto che i cambiamenti innovativi sono un successo quando le persone sono coinvolte in modo coerente e continuativo. La chiave che apre le porte della competitività d’impresa non sta solo in nuovi prodotti e servizi, ma anche nell’integrazione del capitale umano nel processo del cambiamento.

In un consorzio che offre servizi alle persone con patologie croniche e degenerative, abbiamo lavorato tempo fa sulla re-progettazione del loro servizio. Erano passati quattro d’anni da un grande cambiamento manageriale e organizzativo. La trasformazione dei nuovi modi di lavorare in performance incontrava delle grandi resistenze, corredate da un turnover importante. Perdere persone di valore, selezionarne e formarne delle altre, significa scordarsi aperto il rubinetto d’acqua per mesi e accorgersene quando leggi la bolletta.

Abbiamo iniziato la consulenza lavorando per iterazioni: il risultato di un’iterazione è stato il punto di partenza per la successiva. Solo dopo aver messo in trasparenza il valore delle persone, le loro leve motivazionali, i limiti, è stato possibile iniziare a lavorare sui comportamenti, rendere il cambiamento visibile e gestibile. Abbiamo creato un modo connesso e fluido di lavorare, mettendo al centro delle riflessioni il miglioramento del rapporto con il cliente tramite il miglioramento delle loro relazioni e della comunicazione, completata da un processo di feedback ben strutturato.

 

L’evoluzione della formazione

Il valore del gioco lo riassume Confucio: Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo”. La formazione deve liberare il potenziale delle persone, svilupparlo in spazi di co-creazione e trasformarlo in valore condiviso. Facilitare il processo di condivisione di apprendimenti consente a ogni partecipante di imparare esercitandosi. Giocando, sperimentando, tutti apprendono e si divertono.

L’esempio è quello di una realtà importante nel settore beauty e cosmesi. Le esperienze di apprendimento sono state personalizzate sullo stile cognitivo e comportamentale individuale, che determinano lo stile di apprendimento. Questo ci ha permesso di costruire conoscenze e sviluppare abilità trasversali trasformando l’azienda in un’academy in tempo reale. L’intelligenza emotiva, la leadership efficace, la gestione empatica della relazione con il cliente, si possono attivare e sviluppare solo con strumenti innovativi e metodologie partecipative. I corsi frontali, con le slide, sono solo un palliativo.

Con l’apprendimento in ottica Volere (consapevolezza) – Sentire (emozionarsi) – Pensare (comprendere) alleniamo una forma mentis adattativa e di crescita.

 

Il clima aziendale

Il modello PERMA, progettato dallo psicologo Martin Seligman, è l’acronimo di emozioni positive, coinvolgimento, relazioni, senso e realizzazione. Questi cinque elementi sono i mattoncini del benessere delle persone. Possiamo collegare il modello PERMA al gioco e allo storytelling.

Boje definisce l’organizzazione “un sistema di storytelling collettivo in cui la performance delle storie è una parte chiave della comprensione dei membri e un mezzo per consentire loro di integrare le memorie individuali con la memoria istituzionale”. Nelle organizzazioni le storie contribuiscono alla produzione, trasformazione e decostruzione di valori e convinzioni relative all’organizzazione stessa. Una narrazione trasparente mette a tacere le voci di corridoio, le insicurezze.

Raccontando il lavoro tramite un gioco di metafore sviluppiamo l’ascolto attivo, la comprensione verso le storie e le esperienze altrui. Le metafore sono forme di pensiero e linguaggio che possono generare effettivamente nuovi modi di vedere la realtà, che possono guardarla e manipolarla tramite il gioco in tutte le sue sfaccettature, senza paure o preconcetti.

La gestione dei conflitti e della diversità generazionale sono spesso motivo di consulenza. Giocando seriamente costruiamo delle sane dinamiche aziendali di ascolto, rispetto e apprendimento condiviso. Non importa quanti anni hai, di che colore, sesso, lingua e religione sei; nel gioco siamo tutti persone. Dovrebbe essere sempre così. Il gioco ci riconnette al nostro lato umano con mille incastri diversi. La costruzione che visualizziamo splende di bellezza interiore resa visibile.

Abbiamo la prova che il gioco non è un momento frivolo, di leggerezza. È un set di valori che permette di introdurre l’innovazione dando fiducia alle persone e rispettando il loro benessere.

 

Photo credits: MUSTer di Fiordisorse

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