Peraltro il sindacato, o almeno una sua parte, non sembra così fiducioso; di certo non lo è la sigla USB, che da alcune settimane ha iniziato la campagna “Uniti per il Reddito”, con una mobilitazione attiva davanti ai CPI dallo scorso 14 marzo. Ne parla a SenzaFiltro Guido Lutrario, dell’esecutivo nazionale.
“Bisogna essere chiari: si toglie il Reddito di Cittadinanza perché i salari devono rimanere bassi, questa è la vera finalità. D’altronde questa cosa viene ribadita di continuo dagli imprenditori del turismo e del commercio, che lamentano ogni giorno mancanza di personale. Per forza, i salari che propongono sono salari da fame. Se devo lavorare per una somma che non mi consente di affrontare le necessità quotidiane, meglio il sussidio.”
Il commento sulla nuova misura è quindi lapidario. “Il Reddito di Cittadinanza rappresenta un unicum nella storia d’Italia, finalmente risorse a disposizione della fetta di popolazione più povera. Il Governo invece decide di tornare indietro, riducendo la spesa. Già la legge precedente, con i criteri in vigore, raggiungeva solo la metà dei poveri assoluti calcolati dall’ISTAT. Figuriamoci se addirittura la tagliamo”.
L’obiettivo però è di rilanciare le politiche attive. “Tutta retorica, come se il problema fosse il mismatch tra domanda e offerta. Spendiamo milioni del PNRR nel programma GOL, che punta su corsi di formazione al termine dei quali si torna alle condizioni di partenza. Il rischio è di garantire soldi a enti formativi per attività inutili, quando manca un milione di lavoratori nella PA: enti locali, amministrazioni all’osso. In Calabria, ad esempio, abbiamo settemila persone da anni in tirocinio, impegnate in attività strategiche”.
Le agenzie private, deduco, non saranno perciò la panacea di tutti i mali. “Parliamo di privatizzazione della gestione di forza lavoro. Avere incrementato il ruolo dei CPI è uno dei meriti sulla legge del RdC. Questa cosa non piace, si vuole mettere sullo stesso piano agenzie private e centri per l’impiego ma, con questo meccanismo e a prescindere dal tipo di contratto, l’agenzia incamera incentivi e il lavoratore non trova stabilità. La nostra proposta è di assumere personale per i servizi essenziali, combattere i part time involontari, intervenire con una misura di sussidio per proteggere dal ricatto sui salari troppo bassi e introdurre, appunto, il salario minimo di dieci euro l’ora”.
Insomma, la partita è aperta.
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