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Sanità, la Lombardia non funziona e non si pente
Una piattaforma online raccoglie i disservizi subiti dai cittadini lombardi in ambito sanitario: prenotazioni fino a quattro anni di distanza, con il Centro Unico di Prenotazione che non sarà attivo prima del 2027. E la Regione boccia i quesiti referendari per potenziare la sanità pubblica
La radiografia della sanità pubblica lombarda evidenzia diversi mali. A “fare le lastre” a un sistema di cui la Regione Lombardia si fa vanto, considerandola una delle sue eccellenze, sono stati migliaia di cittadini che hanno aderito alla campagna lanciata nel giugno scorso dal Partito Democratico, segnalando su una piattaforma online creata per l’occasione tutti i disservizi di cui sono stati vittime.
Lombardia, la sanità bocciata dal feedback dei cittadini: prenotazioni fino al 2027
Sul sito www.conlasalutenonsischerza.it basta compilare un form per denunciare ritardi nell’erogazione di visite: per alcune prestazioni specialistiche si parla di tempi di attesa con appuntamenti fissati addirittura al 2027. E con il privato suggerito molto spesso come soluzione alternativa, più rapida, ma spesso a pagamento.
La stragrande maggioranza delle persone che hanno compilato il form online, il 72%, ha lamentato la lunghezza dei tempi di attesa; di queste il 3% si riferisce a operazioni chirurgiche, mentre il 69% a visite ed esami. Tra le prestazioni richieste e non ottenute nei tempi previsti spiccano ecografie (10%), colonscopie e risonanze magnetiche. Oculistica e dermatologia sono le specialistiche più problematiche: diverse sono anche le segnalazioni di lunghe attese per l’operazione della cataratta. Una segnalazione su tre relativa ai tempi di attesa è di una persona che ha dovuto ricorrere alle prestazioni sanitarie a pagamento per non dover attendere troppo a lungo.
La soluzione al problema sarebbe il Centro Unico di Prenotazione (CUP), il sistema che permetterebbe di accorciare i tempi d’attesa, mettendo insieme le agende di strutture pubbliche e private convenzionate. Ma l’agenda unica non sarà operativa fino a inizi 2027, come riferito dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso durante un’audizione in Commissione bilancio. Per il CUP unico Regione Lombardia ha messo sul piatto 67 milioni di euro: gestito dalla partecipata Aria, raggrupperà le agende di 272 strutture, delle quali solo 32 pubbliche. Per l’anno prossimo è previsto l’ingresso di otto strutture pubbliche, mentre le altre ventiquattro vi confluiranno tra il 2025 e il 2026; non ci sono ancora date certe sui tempi di adesione dei privati. Ai quali l’agenda unica non piace: i centri accreditati, contestano il progetto attraverso la loro associazione, l’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata).
La giunta regionale boccia i quesiti referendari per potenziare la sanità pubblica
Il 12 settembre la maggioranza di centrodestra che governa la Lombardia ha votato un proprio ordine del giorno per dichiarare l’inammissibilità di tre quesiti referendari depositati a fine luglio da associazioni, sindacati e cittadini, che miravano ad abrogare quelle parti della legge regionale sulla sanità che statuiscono la “equivalenza” e la “parità” tra la sanità privata e quella pubblica nella Regione. I quesiti abrogativi riguardano tre punti della legge regionale firmata da Roberto Maroni nel 2009, fino ad arrivare alle modifiche introdotte nel 2021 dalla riforma Moratti.
I quesiti riguardano l’equivalenza pubblico-privato e l’estensione delle funzioni e dei servizi che il pubblico può delegare al privato, rispettivamente da parte delle ATS e delle ASST. “L’abrogazione di questi passaggi”, secondo i promotori, “ha l’obiettivo di riportare al pubblico la funzione di programmazione, di controllo pieno dell’erogazione dei servizi a partire da quelli di prevenzione, garantendo universalità di accesso, gratuità e partecipazione”. Il 30 ottobre, presso il Tribunale ordinario di Milano, è stato depositato il ricorso contro la bocciatura.
A partire dalla prossima settimana, il PD pubblicherà sul sito www.conlasalutenonsischerza.it un fac-simile di lettera da inoltrare all’ufficio preposto di ogni ASST di riferimento per ottenere la visita o l’esame diagnostico al solo costo del ticket. La procedura, praticamente sconosciuta e non pubblicizzata dalla Regione, è prevista da una delibera regionale, la n. 1865 del 2019, che contiene il Piano regionale di governo delle liste di attesa.
Photo credits: valseriananews.it
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