Altro che ripetenti: la scuola per adulti in Italia servirebbe a 13 milioni di persone

Le scuole per maggiorenni riguarderebbero un numero di studenti pari quasi al doppio delle scuole del mattino, ma il sistema le ignora. Sul tema intervistiamo il dirigente e fondatore della Rete Italiana Istruzione degli Adulti Emilio Porcaro.

La scuola per adulti non fa notizia, è un dato di fatto. Se facessi un sondaggio tra chi legge, in pochi saprebbero dirmi come si strutturano i percorsi formativi, e altrettanto pochi saprebbero quali scuole sono a disposizione per chi decide di studiare e non è minorenne. Certo, le scuole serali per prendere il diploma non sono una novità, ma per gli adulti c’è anche la scuola di base, primaria e secondaria.

Non stupisce che se ne parli poco. Del resto, a fronte degli 8 milioni di studenti del mattino e dei 16 milioni di genitori, i problemi della scuola per adulti riguardano “solo” 230.000 persone, in gran parte straniere. Anch’io sapevo poco della scuola per gli adulti finché non ho partecipato a FierIDA a Bologna. L’evento, organizzato da RI.DA.P. (Rete Italiana Istruzione degli Adulti), ha raccolto dirigenti e docenti per fare il punto sulle criticità e le prospettive dei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) che, anche se svolgono un ruolo fondamentale nei processi di inclusione e di coesione sociale, a dieci anni dalla loro istituzione rimangono ancora all’ombra del sistema di istruzione.

Lì ho incontrato Emilio Porcaro, dirigente del CPIA metropolitano di Bologna, fondatore di RI.DA.P. e autore di tre libri sull’insegnamento agli adulti, del quale si occupa dal 1999. Nei giorni successivi ci siamo risentiti perché volevo capire dove studiano gli adulti, chi sono i loro insegnanti e quali sono i problemi con cui studenti e insegnanti si confrontano tutti i giorni.

Emilio Porcaro, dirigente del CPIA metropolitano di Bologna e capofila della rete nazionale dei CPIA

L’analisi di Emilio Porcaro non è delle più rosee. I problemi sono tanti e le soluzioni sono lontane, ma la prospettiva futura è molto interessante, anche perché secondo il capofila della rete nazionale dei CPIA l’investimento sulla scuola per adulti potrebbe offrire non solo soluzioni per gli insegnanti precari della scuola del mattino (cioè quella frequentata da bambini e ragazzi), ma anche rappresentare una svolta per 13 milioni di italiani.

Quando si parla di istruzione si discute sempre di scuola 0-18, ma la scuola non finisce a 18 anni, almeno non per tutti. Quali sono le esigenze di chi frequenta la scuola per adulti?

Spesso la scuola per adulti è una necessità perché il diploma serve per un’esigenza lavorativa. Le sedi sono in tutte le province italiane, ma dobbiamo distinguere la scuola di base dalle scuole che rilasciano i diplomi tecnici e professionali. Le scuole di base sono i CPIA, i Centri per l’Istruzione degli Adulti; sono 130 in Italia, e a ognuno di loro sono agganciate sul territorio un certo numero di scuole superiori che erogano percorsi serali. In pratica ogni CPIA è collegato a una decina di scuole serali, che sono istituti professionali e licei artistici. I licei classici e scientifici non hanno il percorso serale perché non c’è domanda. L’esigenza è esclusivamente legata a istituti tecnici e professionali, che consentono una riqualificazione lavorativa e una migliore occupabilità.

Quali tra CPIA e scuole serali accolgono il maggior numero di studenti?

Gli studenti adulti frequentano soprattutto le scuole di base. Ai CPIA si rivolgono anche gli stranieri per apprendere la lingua italiana, perché il titolo fornito alla fine del percorso ha un valore per fare richiesta dei documenti di soggiorno. Il 67,7% dei CPIA ha sede nelle Regioni del Centro-Nord, e ai 130 centri attivi si rivolgono 230.000 adulti e giovani adulti, l’80% dei quali stranieri. Inoltre non dobbiamo dimenticare che della scuola degli adulti fa parte anche il mondo del carcere, e ai CPIA si iscrivono anche quei minorenni che alla scuola del mattino non ce l’hanno fatta. In pratica le scuole per adulti sono per loro la seconda chance, e hanno anche il compito di ridurre e contrastare la dispersione scolastica creata dalla scuola del mattino.

Dove studiano gli adulti?

Quello della sede è un grande problema, perché i CPIA non hanno sedi proprie. Le scuole sono sparpagliate sul territorio e collocate all’interno di altre scuole, e in molti sottovalutano il fatto che l’edificio contribuisce a creare l’identità della scuola. Se io dico che ho fatto il Galvani, a Bologna tutti sanno cos’è; questo per i CPIA non succede. Quando i bambini finiscono il loro orario scolastico usiamo un certo numero delle loro aule, ma in generale l’offerta formativa è frammentata. Servono poli sul territorio che si occupino di alfabetizzazione, diplomi e percorsi per competenze di cittadinanza. Servirebbero luoghi dove l’offerta formativa è sempre presente, e questa è la proposta che faremo presto al nuovo ministro Giuseppe Valditara.

Il corpo docenti è lo stesso della scuola del mattino?

Anche il corpo docenti è frammentato, perché gli insegnanti dei CPIA lavorano solo con gli adulti, mentre i docenti dei corsi serali (quindi negli istituti tecnici e professionali) lavorano un po’ con i ragazzi e un po’ con gli adulti. Questo però implica una “non piena consapevolezza” delle metodologie e degli strumenti da mettere in campo per gli adulti. Il docente deve barcamenarsi tra approcci diversi, mentre servirebbe un organico dedicato. Questo sarà un problema che ci porteremo dietro per tanto tempo, a meno che non aumentino i posti sulla scuola per adulti. In quel caso il corpo docenti si trasformerebbe, anche perché non si tratterebbe più di lavorare solo poche ore la sera.

Ma se la domanda non aumenta come si può pensare di potenziare la scuola per adulti?

Serve un progetto e una visione. Il calo demografico è innegabile, quindi in futuro dovremmo aspettarci sempre meno classi nella scuola del mattino. Allo stesso tempo ci sarà sempre più bisogno di potenziare le competenze della popolazione adulta quindi potremmo utilizzare la scuola degli adulti per compensare il calo demografico e i posti di lavoro che verrebbero a mancare. Il Piano strategico nazionale per le competenze della popolazione adulta 2021 (redatto dal ministero del Lavoro) ci dice che in Italia 13 milioni di adulti hanno un basso livello di istruzione; in particolare il 39% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha un livello di istruzione pari alla terza media. Il numero di adulti potenzialmente bisognosi di riqualificazione potrebbe anche essere superiore a 13 milioni, se si considerano le persone con livelli di istruzione medio-alti ma con scarse capacità digitali, di alfabetizzazione e di calcolo. E poi bisogna aggiungere le persone occupate in posti di lavoro poco qualificati e in lavori che subiranno un importante cambiamento tecnologico. In base a queste riflessioni, la popolazione adulta italiana potenzialmente bisognosa di riqualificazione è stimata tra il 53% e il 59% delle persone tra i 25 e i 64 anni.

Livelli educativi della popolazione italiana per classi di età

A quel punto gli adulti che avrebbero bisogno di istruzione e formazione diventerebbero quasi il doppio dei ragazzi.

Quello è il target su cui dobbiamo lavorare per ridurre il gap di istruzione della popolazione italiana, perché anche nelle indagini OCSE siamo sempre agli ultimi posti delle classifiche europee. Durante l’ultima edizione di FierIDA abbiamo percepito una maggiore attenzione da parte delle istituzioni sulle nostre criticità, quindi voglio sperare che nell’immediato futuro qualcosa possa cambiare.

Leggi gli altri articoli a tema Scuola.

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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Photo credits: centropagina.it

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