Trenitalia va a Matera con l’Alta Velocità immaginaria

Nessuno se lo ricorda ormai. Per il centenario della sua attività, nel natale 2005, Trenitalia annunciava l’Alta Velocità e lo faceva con uno spot in cui veniva mostrato come finalmente si avverava il sogno di collegare tutta l’Italia grazie a un progetto a dir poco innovativo. Così, grazie alla nuova offerta, da quel momento in avanti […]

Nessuno se lo ricorda ormai. Per il centenario della sua attività, nel natale 2005, Trenitalia annunciava l’Alta Velocità e lo faceva con uno spot in cui veniva mostrato come finalmente si avverava il sogno di collegare tutta l’Italia grazie a un progetto a dir poco innovativo. Così, grazie alla nuova offerta, da quel momento in avanti in poche ore sarebbe stato possibile uscire di casa la mattina per andare a lavoro a Milano, fermarsi a pranzare a Bologna, poi prendere un aperitivo a Napoli o, magari, testualmente, “andare a trovare lo zio Pietro a Matera”. Peccato che quella fosse, ed è tutt’ora a distanza di dieci anni, l’unica città d’Italia in cui non esiste alcuna stazione ferroviaria. Non solo non esiste alcun treno veloce, ma non esiste nessun treno. Non ci sono binari.

“Happy Train” per Matera: pubblicità ingannevole

La gaffe scatenò subito l’ira dei lucani e a tutti i livelli si attivarono proteste. Dalle manifestazioni in rete, alle lettere di polemica all’azienda fino alle dichiarazioni ufficiali della politica, si leggeva: “La Presidenza della Regione Basilicata ha rappresentato il proprio disappunto ai dirigenti di Trenitalia per la superficialità con la quale si autorizzano spot di questo tipo, evidentemente frutto di scarsa conoscenza della propria dotazione infrastrutturale. I consigli per gli acquisti commissionati dal gruppo delle Ferrovie dello Stato, che nell’occasione invita a comprare un biglietto per Matera con la promozione Happy Train a 10 euro, in offerta per Natale, non è inoltre prevista per la Basilicata. Questa circostanza  dovrebbe porre all’attenzione di Trenitalia la necessità di soddisfare finalmente una richiesta avanzata da Matera nel lontano 1906. Dopo un secolo di attesa, con interventi a singhiozzo sulla Matera-Ferrandina connotati da disattenzioni e negligenze, è davvero sorprendente che si utilizzi il nome della città lucana per un messaggio pubblicitario ingannevole e fuorviante rispetto alla realtà”.

Michele Porcari, allora sindaco di Matera, con una lettera all’ amministratore delegato di Trenitalia, richiedeva il ritiro immediato dello spot che “ha il sapore di una vera e propria beffa. Invitiamo Trenitalia a ritirare subito lo spot ed a presentare le proprie scuse ai materani e a un territorio che non vuole sentirsi rassegnato e sconfitto, ma vuole continuare a sperare, affinché non siano solo i supereroi a prendere Trenitalia per venire a Matera. Invitiamo la stessa società ferroviaria a trasformare il contenuto di un infelice spot pubblicitario in concreta realtà, e rendere raggiungibile il nostro comune con un treno delle Ferrovie dello Stato”.
Le manifestazioni ebbero formalmente la meglio perché lo spot finì censurato nonostante su YouTube molti utenti riuscirono a pubblicarlo, ma tutt’oggi è impossibile ritrovarlo anche online. Così la questione cadde nel dimenticatoio.

#PortiamoMateranel2019 senza treni

In Basilicata, dovrebbe saperlo Trenitalia, diverse volte l’anno capita che, un qualsiasi treno partito dalla Campania e diretto in Puglia, arriva a Baragiano, vicino Potenza, e puntualmente, allo stesso chilometro, arranca e si ferma. Quindi, sempre puntualmente, da Salerno o da Battipaglia viene mandata una motrice che rimorchia il convoglio e lo traina nella stazione di Potenza. Da lì, si sale su un pullman sostitutivo per arrivare a Taranto. Questo accade soprattutto d’inverno, quando si forma il ghiaccio per terra.

Situazione, ormai storica, che ha spinto anche un ambientalista come l’assessore regionale alle Infrastrutture della Basilicata, Francesco Mollica, a proporre un bel traforo per poter raggiungere la città di Matera in treno e mettere fine quindi al sistema integrato treno-pullmann che, per la tratta Matera – Potenza impiega sette ore :”Invece ecco che le radio, Rai compresa, trasmettono uno spot di Trenitalia per Natale, con il supereroe dei Fantastici 4, «La Cosa», che invita ad acquistare un biglietto in offerta speciale «per andare a trovare lo zio Pietro a Matera». «Sua sorella deve andare a trovare, sia chi ha pensato sia chi ha pagato lo spot», lo dicevano, fuori onda, gli stessi consiglieri regionali lucani che poi hanno scritto a Trenitalia. Ma per la stazione che non c’è un cantiere è stato aperto. Vent’anni fa. Solo che oggi, spesi seicento miliardi, s’è bloccato in una galleria. Hanno trovato, beati loro, un giacimento di gas naturale. E il treno s’è fermato un’altra volta, un po’ più giù di Eboli”.

Il problema dei collegamenti ferroviari in Basilicata è legato alle infrastrutture della regione: la rete ferroviaria lucana è di soli 356 chilometri e serve a circa tremila passeggeri al giorno. Questo obbliga al ricorso massiccio del trasporto su gomma, che rappresenta il 95% dei collegamenti di questa terra, contro il 5% di quello su ferrovia. E così, come un secolo fa, i lucani continuano a odiare i treni non perché troppo veloci, ma perché troppo lenti, troppo pochi e pure troppo vecchi, che di fatto mantengono la regione in uno stato di isolamento come quando era economicamente arretrata.

“Quella dell’alta velocità è una sfida vinta soltanto a metà che, senza un veloce cambio di rotta, rischia di trasformarsi in una sfida persa” ha commentato Scelta Civica al viaggio inaugurale del nuovo Frecciarossa 1000 al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. La soluzione non é “connettere meglio il Sud”, come ha commentato il ministro, perché quest’affermazione fa passare l’idea che non esista alcun buco infrastrutturale che in questo momento separa il Mezzogiorno al resto d’Italia e d’Europa. La situazione infatti è gravissima, oltre che dimenticata.

La convergenza delle economie passa solo per la velocità

Oltre al danno anche la beffa: il treno più veloce delle Ferrovie, quello che consente di collegare Roma con Milano in due ore, è intitolato a Pietro Mennea: la freccia del Sud.
Ma al Sud non è dato competere, con e senza treni. L’autostrada Salerno – Reggio Calabria, per esempio, in corso di ammodernamento da oltre vent’anni, ha centinaia di chilometri ancora da completare e le strade “secondarie” non sono meno in crisi. In ordine sparso ci vengono in mente il crollo del viadotto Italia, che separa la Calabria e la Sicilia dal resto del Paese, con enormi danni per l’economia del Sud, in un mercato in cui la concorrenza si vince grazie alla velocità oltre che all’economicità con cui si raggiungono i mercati. Sempre in Sicilia, frane senza pari in Europa, hanno interrotto i collegamenti tra Catania, Palermo e Messina. Il porto di Gioia Tauro, che potrebbe essere la porta europea delle merci che arrivano dall’Oriente, si occupa solo di transhipment perchè non ha un valido sistema di collegamento ferroviario e le merci che potrebbero raggiungere via ferrovia il resto d’Europa in 24 ore, fanno prima a raggiungere via mare il porto di Amburgo.

Questa situazione si aggiunge, quindi, a quell’Alta Velocità ferma a Salerno, perché neppure progettata per il resto del Sud. Questo vuol dire che non sarà realizzata per i prossimi trent’anni lasciando in sospeso il problema infrastruttale del sud Italia, stabilendo a tavolino che le regioni meridionali non avranno le stesse opportunità di competizione con il centro e il nord del Paese.
In questo modo l’Italia non vincerà mai la sfida della ripresa e della concorrenza col resto d’Europa e la storia lucana resterà sempre un simbolo di questa causa persa.

Anche se ancora moltissimi non sanno dove si trova, e che esiste, la Basilicata va molto di moda ultimamente, soprattutto grazie a tendenze come #portiamomateranel2019. La vittoria di Matera come Capitale della Cultura 2019 ha portato quaggiù, già solo negli ultimi mesi, altri grandi brand da tutto il mondo per girare nuovi film, spot e campagne, da Mercedes a Pepsi Cola, giustamente anche BlaBlaCar non ha resistito alla tentazione di cavalcare l’onda. Ma la moda, si sa, passa presto e la sensazione è che se pubblico e privato non agiranno seriamente, anche questa volta la Basilicata riuscirà a perdere il treno.

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