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Turismo tecnologico
L’economia dell’informazione, che costituisce l’evoluzione della società industriale, penetrerà e modificherà praticamente ogni aspetto della vita quotidiana. La rivoluzione digitale ha modificato radicalmente i nostri concetti di spazio, tempo e massa. P.Kotler Se volessimo trovare un settore che ha anticipato le dinamiche e le conseguenze che la cosiddetta rivoluzione digitale ha avuto in tutti i […]
L’economia dell’informazione, che costituisce l’evoluzione della società industriale, penetrerà e modificherà praticamente ogni aspetto della vita quotidiana. La rivoluzione digitale ha modificato radicalmente i nostri concetti di spazio, tempo e massa.
P.Kotler
Se volessimo trovare un settore che ha anticipato le dinamiche e le conseguenze che la cosiddetta rivoluzione digitale ha avuto in tutti i settori economici e industriali, sicuramente il mondo dei viaggi e del turismo sarebbe il candidato perfetto.
Internet infatti ha contribuito a modificare profondamente il mercato del turismo ed ha rivoluzionato – e continua a farlo – il modo in cui i consumatori scelgono e acquistano le loro esperienze di viaggio.
Tralasciando tutti gli aspetti, facilmente intuibili, dell’impatto della tecnologia nell’ottimizzazione dell’infrastruttura sottostante all’intero comparto (e quindi evitando gli aspetti puramente funzionali) vorrei focalizzarmi sull’evoluzione dei comportamenti dei viaggiatori, indotti proprio da questa rivoluzione culturale prima che tecnologica.
Effetti del turismo tecnologico sul mercato, e non solo
La moltiplicazione delle possibilità di scelta, la relativa facilità nella comparazione, l’accessibilità, la democratizzazione della ricerca e la comunicazione diretta hanno ovviamente innescato nuovi comportamenti e scardinato molte logiche tradizionali di intermediazione.
La composizione delle quote di mercato tra i nuovi canali e quelli tradizionali cambia sensibilmente da mercato a mercato, anche in base alla cultura digitale del Paese, ma la tendenza è chiara: il futuro (e il presente!) del mondo dei viaggi è digitale. Con tutte le luci e ombre correlate al disallineamento tra sistema regolatorio e nuovi modelli di business, e con implicazioni che possono portare criticità non calcolabili a monte: vedi ad esempio l’impatto di AirBnb sia in termini positivi per l’aumento della dinamicità dell’offerta, che in termini negativi per i riflessi sulla disponibilità di alloggi nei centri storici destinati ad affitti tradizionali.
Il comportamento dei turisti online
Expedia pubblica ogni anno una famosa ricerca relativa ai comportamenti dei clienti, The Travel Consumer’s Path to Purchase, analizzati soprattutto nella fase durante la quale vanno online, cercano informazioni fino a decidere il viaggio e arrivare così alla prenotazione. È interessante notare come nelle cinque settimane antecedenti alla prenotazione un turista consulta mediamente (con differenze rilevanti da mercato a mercato) circa 140 fonti di informazione. Centoquaranta siti, dalle OTA (booking.com, Expedia, Trivago, CTrip, hotels.com, etc.) ai metasearch (come Kajak), fino a siti che permettono di capire come si sono trovati i viaggiatori prima di me (tipo TripAdvisor). E poi siti dei singoli hotel, catene, e destinazioni, e così via.
Questo dato ci dice che il processo di “ispirazione”, “discernimento” e scelta è svolto sempre più in autonomia affidandosi alle informazioni disponibili in rete e prestando fiducia alle “referenze” dei propri simili (le recensioni) piuttosto che ai consigli di un interlocutore professionale. Ovviamente più aumenta la specializzazione dell’esperienza ricercata (anche nel caso di viaggi di lusso), più l’assioma si indebolisce, e rimane cruciale la figura dell’intermediario tradizionale.
Ma chi è questo viaggiatore contemporaneo? Come ha impattato Internet e la tecnologia in generale sulle sue priorità di scelta? La rete si limita a essere fonte di informazioni o c’è qualcosa in più?
La categoria del viaggiatore contemporaneo
Sono stati fatti numerosi tentativi di studiare e categorizzare il viaggiatore contemporaneo. Molti falliscono in partenza, a mio personale parere, quando propongono categorie di indagine demografiche, mutuate dai vecchi schemi mentali del marketing tradizionale. Ma davvero ha senso studiare come viaggiano i “millennials”, o la “generazione Z”? E soprattutto, queste due categorie sono veramente così omogenee al loro interno da generare comportamenti omologabili?
Forse le categorie socio-demografiche, così come non funzionano più nel marketing in generale, non sono sufficienti per illustrare i comportamenti di acquisto dei viaggiatori contemporanei, proprio per l’ampia scelta che la rete mette a disposizione e le relative infinite opzioni di personalizzazione dell’esperienza di viaggio.
Il modificarsi dell’offerta, o meglio l’emergere delle molteplici possibilità di scelta grazie alla tecnologia, ha piano piano influenzato anche parte della domanda, che è diventata più consapevole, esigente e “sofisticata”. Gli interessi e le motivazioni di viaggio sono per definizione cross-generazionali e debordano dalle classiche segmentazioni per età.
Il super traveler
Il tentativo più interessante di studiare i viaggiatori contemporanei è stato compiuto da SKIFT nella ricerca che porta il nome di The Super Traveler Manifesto, dove si illustrano con una metodologia da design-thinking alcuni profili indipendentemente dall’età, e soprattutto se ne definiscono le priorità, che sorprendentemente sono molto poco legate alla tecnologia in senso stretto.
Per capire chi sono i super traveler proviamo ad analizzare il manifesto riassuntivo fatto da SKIFT al termine dell’indagine. Tutti i punti sono abbastanza autoesplicativi e dipingono una gradazione di priorità decisamente inedita e rivelatrice di quanto l’impatto della tecnologia vada ben oltre la comunicazione e il marketing.
- Vogliamo autenticità e fiducia nelle fonti che usiamo per ispirazione e consigli su dove andare e dove soggiornare.
- Ricerca, pianificazione e scoperta NON sono le seccature prima dell’esperienza, ma sono parte integrante dell’esperienza.
- Vogliamo vere ricompense (rewards) per la nostra lealtà (loyalty); gli espedienti susciteranno solo risentimento e slealtà.
- Il viaggio è per arricchimento personale, ma la piena soddisfazione deriva dalla condivisione delle esperienze con gli altri.
- Fare un passo fuori dal banale è la motivazione centrale del viaggio; allo stesso tempo cerchiamo anche la continuità.
- Vogliamo brand autentici che si preoccupino veramente di noi e delle comunità sulle quali hanno un impatto.
- Aiutaci attraverso le parti più difficili, ma permettici di trovare la nostra strada – lasciaci compiere la nostra ricerca.
- La tecnologia e la connettività sono un ottimo complemento alla nostra esperienza di viaggio, ma da non sovraccaricare.
- Vogliamo che l’elemento umano ritorni in un’esperienza troppo spesso mercificata e impersonale.
- Vogliamo tornare alla nostra vita quotidiana sentendoci trasformati e ispirati.
(La traduzione è mia e se volete leggere il testo originario vi rimando al link della ricerca.)
Ho evidenziato alcune parole che ritengo molto rilevanti nella comprensione generale dei viaggiatori contemporanei. Ne emerge che la rivoluzione indotta da Internet e dalla tecnologia è in realtà un po’ più profonda di quello che inizialmente si pensava.
Quello che si percepisce è che, partendo inizialmente dalla tecnologia abilitante, i cambiamenti abbiano interessato inizialmente i modelli di business, poi il marketing e la comunicazione, per poi arrivare infine a modificare i comportamenti e la percezione stessa delle priorità di scelta.
Fiducia e autenticità
È interessante che il primo punto del manifesto del super traveler sia legato alla fiducia e all’autenticità: termine che torna anche nel punto sei, e che è l’uovo di colombo del turismo di oggi. Proprio far leva sull’autenticità e sull’elemento umano (punto 9) potrebbe essere la chiave per riposizionare, ad esempio, molti territori italiani.
Vi ricordate i 140 siti della ricerca di Expedia consultati nelle cinque settimane precedenti la prenotazione? Ecco, se ne parla al punto numero due, dove però si specifica che questa parte dell’esperienza non è quello-che-viene-prima-di-partire, ma è parte integrante del viaggio stesso. Ecco perché è così rilevante oggi essere presenti sui canali digitali e avere un sito bello e funzionante. Così come (punto 4) è fondamentale per il viaggiatore condividere le proprie esperienze, a completamento dell’esperienza stessa. Come se non condividere le emozioni con la propria rete sociale rendesse il tutto meno soddisfacente.
Naturalmente l’evoluzione della tecnologia sta accelerando e i cambiamenti saranno ancora maggiori in futuro; sicuramente a livello di “interfaccia” e miglioramento dell’esperienza utente, oltre che delle possibilità di personalizzazione, anche automatica, tramite sistemi di Intelligenza Artificiale e analisi dei dati. E ci sono già sperimentazioni di utilizzo di dispositivi voice (Google Home, Alexa di Amazon o Siri di Apple) per semplificare l’interazione e far scomparire ogni frizione nell’interfaccia utente.
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