Wind, i licenziamenti e i testimonial

Il salvataggio in extremis di un’impresa, piccola o grande che sia, è sempre una bella notizia che porta un raggio di luce sull’odierno (triste) panorama dell’imprenditoria italiana. Quindi rallegrarsi dell’avvenuta soluzione dei problemi della Infocontact di Lamezia Terme e Rende, con il passaggio della proprietà all’Abramo e alla Comdata e il conseguente salvataggio di ben […]

Il salvataggio in extremis di un’impresa, piccola o grande che sia, è sempre una bella notizia che porta un raggio di luce sull’odierno (triste) panorama dell’imprenditoria italiana.

Quindi rallegrarsi dell’avvenuta soluzione dei problemi della Infocontact di Lamezia Terme e Rende, con il passaggio della proprietà all’Abramo e alla Comdata e il conseguente salvataggio di ben 1.590 lavoratori su 1.670, è un atto dovuto.

Non conosco l’azienda in questione né la sua storia e tantomeno sono in grado di dire se i due proprietari siano due geniali pionieri o due pirati, ma leggendo casualmente la notizia mi sono reso conto che non riuscivo a gioirne fino in fondo. Forse, per chi come noi si occupa di gestire persone, il pensiero correva alla complicata gestione degli ottanta lavoratori che rimarranno a casa.

Detto ciò sono, come tutti, molto grato a Fiorello che nel suo ruolo di testimonial della Wind ha preso a cuore il problema della società calabrese ed ha contribuito ad evitare con un adeguato battage la risoluzione del contratto, come pare la Wind avesse minacciato di fare durante le trattative con il Ministero e con i probabili acquirenti. Mi considero infatti un estimatore di Fiorello, sia come artista – forse anche influenzato dal fatto che condividiamo la grande “scuola” dei villaggi turistici – come artista e come persona, ma in questo caso ritengo l’utilizzo fatto del suo nome per rendere la notizia più ”appetitosa” un po’ strumentale.

Forse proprio perché ci capita spesso nel corso della vita professionale di gestire vicende simili e di leggere poi articoli che raccontano solo una parte della realtà, il mio pensiero era andato in primis a tutti coloro che hanno davvero lavorato per risolvere in fretta e bene il problema, salvando il lavoro e la dignità di tante persone. Chiunque di noi abbia gestito una situazione di crisi sa bene quali siano le difficoltà, e quanto forti siano il coinvolgimento emotivo e lo stress che si vivono in queste situazioni. Ho allora provato a pensare ad alcune situazioni vissute in passato e ad immaginare come avrei reagito se dopo giornate (e nottate) di trattative ad oltranza, “sentendo” tutta la responsabilità, fossi andato al bar a prendere un caffè ed avessi letto sul giornale che tutto il mio lavoro veniva attribuito a qualche noto personaggio televisivo. Ho indubbiamente concluso che non avrei avuto una piacevole sensazione.

Tutto questo ragionamento, come sempre accade, è durato nella mia mente meno di cinque secondi ma mi ha fatto capire il perché della mia riserva iniziale. Lavoriamo tutti per necessità ma sono convinto che, per i più, quello che davvero motiva non è la vil pecunia ma il sapere di aver fatto qualcosa di buono ed a volte – perché no? – anche un riconoscimento. Non mi resta quindi che augurare che domani l’onore delle cronache sia dovuto a chi lo merita senza la necessità di un più noto testimonial.

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