Nondimeno, bisogna ribadire che di aggregatori di offerte, in rete, ce ne sono già una marea. Per un’azienda è sufficiente investire qualche migliaio di euro in un ATS (Applicant Tracking System) per trovarli tutti insieme appassionatamente, da Infojobs a Monster, da Indeed a Talent.com, solo per citarne alcuni. Perché, al netto del grado culturale di un’organizzazione, un’impresa si dovrebbe affidare a SIISL?
Al momento, diciamolo in modo chiaro, la piattaforma è utile solo per avere il sussidio. NASpI compresa. “Con questo decreto allarghiamo la platea, e quindi aumenta in via esponenziale la possibilità che emergano problemi di natura gestionale. Se un lavoratore in disoccupazione si presenta al centro per l’impiego per chiedere il motivo della sospensione della NASpI, che rispondiamo noi? Io non so garantire una risposta, i centri per l’impiego sono del tutto all’oscuro. Dovrò indirizzarlo all’INPS e via di seguito, in un infinito labirinto per le persone coinvolte. Con il rischio di disordini di natura sociale”.
Perché, quindi, scavare il solco di una soluzione nata male e destinata a proseguire pure peggio? “L’impressione è che c’era, ormai un anno e mezzo fa, l’urgenza di smantellare il Reddito di Cittadinanza per motivi di carattere politico, perseverando poi nell’implementazione di un’attività posticcia e non risolutiva. Oltre che, come detto, utopistica. Con costanza proattiva ho provato a chiedere approfondimenti all’INPS sul coinvolgimento necessario dei CPI, ottenendo come riscontro un banale ci stiamo lavorando”.
Senza contare che prima di Natale la piattaforma aprirà i battenti a tutta la cittadinanza, occasione ghiotta per approfondire la tematica. Rimando quindi la valutazione finale all’empirico test, che mi prefiggo di effettuare non appena sarà nella mia disponibilità. E in quella, se non altro di straforo, dei centri per l’impiego.
Dal 18 dicembre in poi l’ardua sentenza. Nella remota speranza che non si tratti, per l’appunto, di follia slegata dalla realtà.
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Photo credits: wewelfare.it