14.000 abitanti, 143 milioni giocati. Ma è mafia, non solo ludopatia

Il Comune di Castel San Giorgio, nel Salernitano, ha un primato poco invidiabile: quello di città che gioca di più online in Italia. Ma la comunità è troppo piccola per generare un simile giro di scommesse, sulle quali si estende l’ombra della criminalità organizzata. Ne parliamo con la sindaca Paola Lanzara e Padre Alex Zanotelli

08.10.2024
Ludopatia, un uomo sconsolato di fronte a dei videopoker

“Credo che se non mi ha preso un malore quella mattina, difficilmente mi capiterà più”.

Di Paola Lanzara due caratteristiche balzano subito all’attenzione dell’interlocutore: la sua estrema franchezza e la totale disponibilità. Due doti genuine che le sono valse la fiducia dei 13.000, quasi 14.000 abitanti delle frazioni che compongono il Comune di Castel San Giorgio, che da sette anni guida da prima cittadina.

Siamo a ridosso dell’agro nocerino-sarnese, nel Salernitano, profondo Sud Italia. Più che una città, Castel San Giorgio si potrebbe definire una terra di mezzo, uno svincolo autostradale ai piedi dei Monti Picentini; un piccolo punto d’intersezione che connette alcuni dei territori tra i più complessi dell’entroterra salernitano. Complessi perché gli interessi dei clan negli anni non sono mancati, e con loro le indagini di polizia, susseguitesi nel tentativo di smantellare le reti criminali, che nell’agro spesso e volentieri hanno trovato terreno fertile per “lavareil denaro sporco. Lo dicono le operazioni di polizia – spettacolare quella che porta il nome di San Gennaro a richiamare un celebre film con Totò – ma lo dicono anche le relazioni della DIA, in cui l’agro nocerino-sarnese è citato spesso .

Castel San Giorgio, però, sebbene non proprio avulsa da tali dinamiche, ha evitato il dubbio blasone della cronaca in quanto piccola comunità tutto sommato tranquilla. “Qui possiamo dire che più o meno ci conosciamo tutti”, conferma la sindaca. “Con tutti i nostri problemi”.

Il Comune più “ludopatico” d’Italia stritolato dal riciclaggio

Poi accade che una mattina il nome del Comune di Castel San Giorgio finisca sui giornali e rimbalzi online da webzine a webzine. Uno studio di CGIL e Federconsumatori diventato “Libro nero del gioco d’azzardo” fa svegliare i castellesi inconsapevoli con un record non certo invidiabile: è il Comune italiano che spende di più in assoluto in gioco d’azzardo online.

Anticipando Rocca Priora e Zola Predosa, Castel San Giorgio non solo vince, ma stravince, andando oltre le quattro cifre non decimali: secondo i dati elaborati da sindacato e associazione dei consumatori, la spesa pro capite in gioco online nel piccolo Comune supera gli 11.000 euro annui.

“Certo, è stata una pessima pubblicità per la nostra città”, spiega Lanzara. “Ma non siamo un paese di ludopatici, di zombie attaccati alle macchinette. Anche perché i conti non tornano”.

E, calcolatrice alla mano, il sindaco sembrerebbe avere più che ragione. Arrotondando per difetto la spesa pro capite indicata dal report e il numero di abitanti di Castel San Giorgio, e poi moltiplicando, viene fuori un numero che rimbomba: 143 milioni di euro.

La nostra comunità non produce quella cifra”, sostiene la sindaca. Che poi rincara: “Siamo stati evidentemente presi di mira. Questo non vuol dire che vogliamo negare un problema o nascondere la testa sotto la sabbia. Anzi, abbiamo avviato immediatamente campagne di sensibilizzazione sul territorio e promosso incontri con forze dell’ordine e associazioni”. Volantini in cui si invita i ragazzi a “non giocarsi il futuro” sono stati affissi nelle scuole, mentre altri A3, come quelli in cui una casa vola via dai suoi proprietari, sono rivolti a un pubblico adulto. “Ma è chiaro che qualcosa non torna”.

In quel qualcosa che non torna c’è il sospetto – più di un sospetto, in realtà – che quel numero sia gonfiato a causa della longa manus della criminalità organizzata, che in quella terra “di passaggio” avrebbe trovato terreno fertile per l’apertura di conti online.

Giovanni Berritto, presidente di Federconsumatori Campania, ha incontrato Paola Lanzara in un confronto a Salerno sulle ludopatie.

Il gioco d’azzardo – racconta Berritto a SenzaFiltrosi presta egregiamente a ripulire il denaro sporco. Non si tratta solo di investire in società di scommesse, così come già capitava con altri settori quali la ristorazione, ma di far rientrare le somme illegali in circolo, grazie allo stesso sistema scommesse e a una rete di persone più o meno coinvolte nell’illecito.”

Padre Alex Zanotelli: “Il gioco online da sempre negli interessi delle mafie”

Il gioco d’azzardo online e i videopoker rappresentano anche un metodo per il riciclaggio dei proventi illeciti. Viene spiegato nella tesi del corso di perfezionamento dei carabinieri dei colonnelli Alessandro Baule e Martina Iacono.

“Il settore dei giochi e delle scommesse è uno dei comparti privilegiati per l’espletamento di questo tipo di attività, sia per le nutrite modalità di reimpiego dei proventi, sia perché offre evidenti vantaggi per quel che concerne la fase della trasformazione e del trasferimento, in virtù dell’utilizzo sempre più frequente di valute virtuali non tracciabili. Il sistema italiano, così come congegnato dal d.lgs. 21 novembre 2017 n. 231288, mostra comunque livelli di sicurezza elevati, non sempre riscontrabili negli altri ordinamenti europei. (…) Non mancano tuttavia delle falle ravvisabili soprattutto nell’intermediazione dei gestori. È qui dove i controlli si fanno più labili, a causa della polverizzazione dei punti di gioco, che si insinua l’attività criminale di lavaggio del denaro sporco”.

E poi c’è l’anonimato garantito, come chiarisce padre Alex Zanotelli, ispiratore e creatore di diversi movimenti per la legalità. “Dove ci sono volumi di denaro così importanti – dice – è chiaro che la malavita ha degli interessi. Non solo nell’attività in sé. Il sistema di gioco online, per come è strutturato e per la quantità di modi in cui i soldi possono entrare e uscire, da sempre si presta bene a ripulire il denaro sporco della criminalità organizzata, altrimenti non si spiegherebbe come l’interesse dei clan in questo business è da sempre molto elevato. C’è bisogno di estrema attenzione da parte di tutti, da parte nostra e da parte del Governo”.

Insomma, di questo sistema Castel San Giorgio, più che esempio, sarebbe un’altra vittima, in termini di immagine e reputazione.

Lo Stato preferisce incassare dalla ludopatia: “Ma poi quanto costa guarirne?”

Nonostante gli auspici di padre Zanotelli, però, i danni collaterali da ludopatia sembrano finire ai margini degli interessi del Governo. Proprio dalla Campania lo scorso maggio, mentre Castel San Giorgio balzava agli onori della cronaca, si alzò il grido di protesta della rete “Mettiamoci in gioco” durante il No Gambling Day.

Proprio padre Zanotelli, portavoce della rete, nell’occasione commentava: “È notizia di queste ore che il Senato ha praticamente approvato il Decreto che prevede la soppressione dell’Osservatorio permanente per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo”. Al suo posto una “Consulta permanente dei giochi pubblici”, ma in capo al ministero dell’Economia e non a quello della Salute. Un gesto dall’impatto simbolico forte: si preferisce valutare l’impatto economico e il gettito che proviene dal gioco alla lotta alle ludopatie.

“È vero, parliamo di milioni e milioni di euro in gioco, ma questo crea dipendenza nelle persone, è una malattia. Non ci aspettiamo scelte umane, figuriamoci, ma anche facendo solo due conti è mai possibile che un governo non calcoli quanto gli costi poi guarire queste persone?

Un gioco a perdere, insomma, a meno che non si decida che le persone finite nella trappola della ludopatia non vadano aiutate.

 

 

 

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Photo credits: crimilano.it

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