Basta snocciolare qualche dato per capire la gravità di un momento storico che, vale la pena sottolinearlo, potrebbe rivelarsi di breve durata, ma i cui effetti sono oggi nefasti, in particolare per le tasche delle lavoratrici e dei lavoratori.
Andando per territori, prendiamo ad esempio quanto ha raccontato la FIM CISL nel consiglio generale in Romagna. Ebbene, nei primi sette mesi del 2024 si è registrato un aumento delle ore di cassa integrazione pari al 93,09% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un problema occupazionale trasversale, che ha riguardato quasi tutte le province del territorio, con picchi del 200% a Ravenna e del 162% a Rimini.
Eco che risuona forte e chiaro nella vicina Ferrara, dove colossi come Berco scricchiolano. È di un mese fa la notizia che il gruppo emiliano, specializzato nella produzione di componenti e sistemi sottocarro per macchine movimento terra (1.400 lavoratori), ha avviato un percorso di riorganizzazione che prevede 550 esuberi, oltre alla cancellazione dall’integrativo aziendale della parte economica. Tagli pesantissimi, come sono stati definiti dal sindacato, ed esempio concreto dei numeri citati.
Valori da interpretare nel medio periodo, nel complesso, che fanno però il paio con quanto riscontrato in altre Regioni da sempre trainanti nel manifatturiero. Come il sempre attuale Veneto, dove il problema non è più solo legato al come reperire risorse con stigmate STEM, ma per molti è rappresentato dalla ricerca di buoni motivi per trattenere chi già c’è, soprattutto a fronte delle nubi plumbee che attraversano il mondo industriale in generale. Mondo che, a livello nazionale, traccia per l’appunto un quadro a tinte fosche. L’indagine trimestrale di Federmeccanica segnala un -1,5% per il comparto metalmeccanico rispetto al trimestre precedente, dopo il -2,1% del trimestre precedente. Nel confronto annuo, il divario si allarga al 3,4%: non briciole.
Aumenta anche la quota di imprese con una riduzione dell’occupazione nel secondo semestre 2024, arrivata al 14%, così come il totale nazionale delle ore di cassa ordinaria, in crescita del 70%. E in effetti il dato guida è sempre rappresentato dalla CIG. L’osservatorio INPS sulle ore autorizzate del mese di luglio 2024 evidenzia un totale di 36,6 milioni di ore, in leggero aumento rispetto al mese precedente (35,3 milioni) e con una forbice ampia rispetto allo stesso mese del 2023, che aveva registrato un consuntivo di 28,6 milioni.
Stesso discorso per agosto, con un totale di ore pari a 17,4 milioni, contro i 13,6 del 2023. E che buona parte sia destinato all’industria è a questo punto evidente, considerato l’ottimo stato di salute del terziario, alias il settore con la media salariale più bassa d’Italia.