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Caporalato, dopo Satnam Singh ecco i controlli: irregolarità al 66%
Un’indagine congiunta dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dei carabinieri ha rivelato che quasi due aziende agricole su tre, dal Piemonte alla Sicilia, operano con qualche forma di illecito. Irregolare il 30% dei lavoratori
550 ispettori e 356 carabinieri per 310 controlli su altrettante aziende agricole in tutta Italia. È lo spiegamento di forze riportato da un comunicato dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro del 3 luglio: a chiamarlo effetto Satnam Singh non si sbaglierebbe poi tanto, dopo l’omicidio sul lavoro del bracciante indiano a Latina, nell’Agro Pontino.
Ma osserviamo i dati: che cosa hanno riscontrato le verifiche?
Multe milionarie, sequestri e denunce: il lavoro agricolo è un massacro da Nord a Sud
La (non) notizia è che le irregolarità sono la norma, e sono diffuse da Cuneo a Caltanissetta. Come si legge nel rapporto:
Sono state controllate 310 aziende agricole, delle quali 206 sono risultate irregolari (66,45%), mentre i lavoratori controllati sono stati 2.051, rispetto ai quali 616 sono risultati irregolari (30,03%) e, in particolare, di questi ultimi, 216 sono risultati completamente in nero (10,53%).
Quasi due terzi delle imprese controllate presentavano qualche forma di illecito: più che l’eccezione, appunto, una regola, osservata in ogni parte d’Italia. Un lavoratore su tre risulta irregolare, e uno su dieci in nero: tutto materiale potenziale per la mattanza di uno dei settori più a rischio di morti e incidenti sul lavoro, che in molti di questi casi non farebbero statistica, come abbiamo già raccontato, perché non registrati dall’INAIL e invisibili agli occhi dell’ISTAT.
La situazione peggiora quando si considerano i lavoratori di cittadinanza non europea, come recita il comunicato:
786 posizioni lavorative (38,32%), sono risultate essere ricoperte da cittadini extracomunitari, dei quali 308 (39,18%) impiegati irregolarmente: in particolare, 96 in nero e 22 privi di regolare permesso di soggiorno.
Il risultato sono state 171 denunce, di cui 10 per caporalato, con due provvedimenti di sequestro. In parallelo, l’INL riporta di aver adottato “128 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (41,29%) – per un importo pari a € 250.800 – di cui 60 per lavoro nero e 51 per gravi violazioni sulla sicurezza”, con sanzioni per 1.686.161 €.
Gli ispettori, peraltro, hanno riportato alcuni dettagli sui controlli effettuati a Latina in dei locali adibiti a dormitorio per i lavoratori. Quando di locali si può parlare: in alcuni casi gli irregolari erano costretti a dormire in roulotte, in altri in ambienti privi di finestre, sul pavimento, tra muffe e incrostazioni e “gravi carenze igienico-sanitarie”.
I controlli hanno confermato ciò che esperti e addetti ai lavori segnalano da anni: che le condizioni del lavoro nel settore agricolo sono compromesse in maniera grave dalla piaga del caporalato. Interventi isolati come quello riportato dall’INL, tuttavia, servono quasi di più come statistica che come deterrente, perché non hanno effetto su una piaga endemica del settore agroalimentare: per quello servirebbe l’intervento della politica con una riforma di sistema, quando finora si sono visti soltanto provvedimenti spot.
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