Partiamo dal contesto, tornando al turismo. Negli ultimi anni, albergatori e ristoratori delle maggiori mete turistiche italiane hanno lamentato una carenza di manodopera, in particolar modo stagionale. Per cinque anni hanno individuato il capro espiatorio nel Reddito di Cittadinanza: “Prendono soldi dallo Stato per non lavorare e rifiutano le nostre offerte”, dicevano. Il piagnisteo a reti unificate ha contribuito alla cancellazione dello strumento anti-povertà, che da gennaio 2024 – per volere del governo Meloni – è stato sostituito dall’Assegno di Inclusione, che raggiunge una platea pari alla metà di quella aiutata con il RdC.
L’alibi è sparito, ma la difficoltà di reperimento di personale è ancora reale, semmai aggravata. In realtà, la carenza di manodopera era (ed è) figlia di diversi fattori. Uno è quello demografico: solo come esempio, nel 2015 avevamo 13,5 milioni di persone nella fascia di età tra i 15 anni (minimo per poter lavorare) e i 35 anni; oggi in quell’intervallo ne abbiamo 700.000 in meno. I giovani sono sempre meno, il che riduce la possibilità di trovare lavoratori stagionali.
Il secondo motivo, forse ancora più importante ed evidente a tutti, è nei salari offerti dal settore ricettivo e della ristorazione, che occupano gli ultimi posti della classifica delle retribuzioni insieme alla vigilanza e pochi altri settori. Questo fattore va sommato a un altro ancora: spesso i lavoratori stagionali sono costretti a spostarsi nelle località turistiche, e questo li porta a dover trovare un alloggio.
Qui subentra un clamoroso cortocircuito: la straordinaria espansione del turismo, negli ultimi dieci anni, ha avuto una conseguenza sul mercato immobiliare. I proprietari di seconde case hanno gradualmente trasformato in bed and breakfast i loro alloggi, riducendo l’offerta di quelli a medio e lungo termine, meno redditizi e più soggetti al rischio di morosità, i quali hanno quindi subito un aumento di prezzi – una dinamica che si vede tanto nelle città universitarie quanto nei piccoli centri interessati dal fenomeno dell’overtourism. A essere penalizzati sono i residenti, che subiscono un aumento del costo degli affitti.
Proprio per questo stanno nascendo movimenti in molte città italiane ed europee: da noi, per esempio, esiste il Social Forum Abitare, che insiste molto su questo argomento, mentre a Barcellona si è assistito ad atti di boicottaggio simbolico contro i turisti (probabilmente le vittime sbagliate).