Recuperare le edicole ci interroga quindi su molte cose: sul tipo di socialità e di città che vogliamo, sul tipo di cultura che promuoviamo e sul ruolo della carta stampata, non fosse altro che per il fatto di rimetterla in circolo. In questo progetto i giornali, quelli in “carta e ossa”, si offrono come antidoto alle “snack news” e tornano a essere luogo di approfondimento, analisi, interpretazione; il confronto che fa crescere una coscienza collettiva. “Studiare, leggere, approfondire passa dalla carta stampata. Vogliamo scommettere sul valore del pensiero in forma scritta. Il pensiero critico non transita dai social media, ma dall’incontro e dal leggere. Ecco perché servono le edicole”.
Recuperare una certa idea dell’oggetto giornale chiama in causa anche il soggetto: il lettore o, meglio, un nuovo modello di lettore. “I lettori o le lettrici rispondono ai modelli che vengono somministrati dal mercato. Finché le redazioni continueranno a obbedire a un modello di business che privilegia il clickbaiting online a discapito dell’approfondimento e del pensiero critico, non ci sarà mai un nuovo pubblico, ma solo nicchie di persone che scelgono prodotti editoriali in linea con il proprio sentire. Il ragionamento sul consumo culturale è molto più ampio di così e meriterebbe un approfondimento dedicato. E purtroppo già parlare di consumo culturale la dice lunga sulla deriva che hanno preso l’informazione, la lettura, la cultura in generale, concepita come forma di consumo e non come nutrimento e antidoto per sviluppare una coscienza critica”.
Nel suo progetto di dare voce a queste realtà, Aedicola Lambrate è dunque tutt’altro che un’operazione nostalgia, il rifiuto del digitale. Rappresenta, viceversa, uno sguardo aperto sul futuro, sulla necessità di costruire uno spirito critico che permetta di interpretare il mondo di oggi e costruire quello di domani.
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Photo credits: foto di Allegra Martin su urbanomagazine.it