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Alessandro Nucara, Direttore Federalberghi: “La priorità dopo la pandemia? Ripartiamo con Gabetti per riqualificare il parco alberghi”
Il sodalizio tra Federalberghi e Gabetti insegna alle strutture ricettive come rendicontare nell’anno della crisi e come accedere agli aiuti. È l’occasione per rinnovare il primo patrimonio ricettivo in Europa in vista della ripartenza.
Il 2020 è stato l’annus horribilis del turismo, lo sappiamo. I dati ufficiali, sebbene ancora provvisori, rilevano che l’anno si è chiuso con una perdita di 233 milioni di presenze, equivalente a un calo medio del 53,4% rispetto al 2019, con punte che in alcune località hanno superato l’80%. La perdita dei ricavi, per l’intero 2020, risulterebbe in media del 60% con oscillazioni che variano, da struttura a struttura, dal 50 all’80%. Una stima che secondo Federalberghi andrebbe rivista al rialzo.
Il 2021 non sta andando meglio, anzi si è si è aperto all’insegna di un ulteriore peggioramento causato delle misure di contenimento che hanno azzerato la stagione invernale: nel trimestre gennaio-marzo 2021 le presenze negli esercizi turistico-ricettivi sono diminuite dell’82,2% rispetto al corrispondente periodo del 2019 (calo del 72,5% per gli italiani e del 92,7% per gli stranieri).
Ma qual è la situazione per il segmento del piccolo-medio ricettivo italiano, che rappresenta una fetta significativa delle oltre 33.000 strutture di cui è costituito il patrimonio alberghiero nostrano?
Le variabili della crisi ricettiva: le dimensioni non contano
Tutte le strutture ricettive italiane soffrono, alcune più delle altre. “Le variabili maggiormente discriminanti in questa crisi”, evidenzia il direttore di Federalberghi Alessandro Nucara, “non sono le dimensioni degli hotel, ma la clientela estera da una parte e il peso dei costi dall’altra: costi del personale – anche se la cassa integrazione sta ammortizzando il colpo – e soprattutto costi fissi connessi all’immobile”.
Prendiamo in esame la prima variabile. Soffrono più delle altre le strutture di località vocate al turismo straniero, che ha fatto segnare una riduzione media del 70,2% delle presenze. “Non sono in difficoltà solo le grandi piazze, da Venezia a Napoli. Basti pensare a Sorrento, località balneare visitata all’80% da turisti stranieri (inglesi), o a Montecatini, destinazione termale che negli ultimi anni si è riorganizzata come hub di Firenze, e quindi oggi è in crisi come il capoluogo toscano”, fa presente Nucara. I mesi estivi del 2020 hanno favorito il turismo di prossimità, ma nel buco nero restano le città d’arte e i bacini legati a filiere fortemente penalizzate dall’emergenza sanitaria come il congressuale, il wedding e il business travel (con tutte le incognite del workation).
Per quanto riguarda la seconda variabile, a fare la differenza è il rapporto tra proprietà e affitto. Chi non ha la proprietà dei muri del proprio albergo è certamente più svantaggiato. “Chi è in affitto oggi si ritrova particolarmente esposto. Un hotel di ottanta camere a Roma si è trovato a pagare da marzo 2020 1.200.000 euro di affitto, al netto di tutte le altre spese, senza incassare praticamente un euro”, aggiunge Nucara. A incidere fortemente sono anche l’Imu – alcune attività ne sono state esonerate nel caso di coincidenza tra proprietà e gestione – e la Tari.
Federalberghi e Gabetti collaborano per il rilancio del settore alberghiero
A fine settembre 2020 è stata formalizzata la convenzione tra Federalberghi e il Gruppo Gabetti.
“La partnership – spiega Nucara – nasce prima dell’emergenza sanitaria con un orizzonte strategico più ampio, connesso alla necessità di rilanciare il parco alberghiero italiano. Oggi questo connubio, formalizzato in piena pandemia, è volto a erogare servizi propedeutici alla riqualificazione.”
Si va dai servizi di rivalutazione dell’immobile all’assistenza tecnica e finanziaria, fino al supporto amministrativo. Il Decreto Liquidità e il successivo Decreto Rilancio hanno introdotto ed esteso una misura che permette alle aziende alberghiere, che non utilizzano i principi contabili internazionali, di rivalutare le strutture ricettive in bilancio. “Il servizio più richiesto riguarda proprio questa norma e l’esigenza di una valutazione professionale che sia economicamente e formalmente corretta del bene iscritto al patrimonio”, asserisce Nucara.
“Siamo a oltre cinquanta offerte, già un buon numero, e stiamo anche organizzando con i vari centri locali di Federalberghi dei webinar che illustrano i vantaggi della rivalutazione degli asset a bilancio per il settore ricettivo”, spiega Giovanni Sparvoli, direttore generale Patrigest (la società di consulenza del Gruppo Gabetti specializzata in Valuation & Advisory per la gestione del patrimonio immobiliare).
Anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ha usufruito in primis della partnership con Gabetti e dei servizi di Patrigest per Sinahotels, il gruppo alberghiero di famiglia, aprendo la strada ad altre aziende federate. Le richieste per il momento sono arrivate soprattutto da alberghi di grosse-medie dimensioni, ma la previsione di Sparvoli è la crescita della richiesta anche da parte delle piccole strutture, che “forse necessitano di meglio comprendere la norma, da qui i webinar di formazione”.
L’obiettivo per le aziende alberghiere è sfruttare al massimo questa opportunità data dall’esecutivo. “Noi spieghiamo loro – aggiunge Sparvoli – tutte le opportunità sfruttabili e i vantaggi ottenibili: cosa sono le minori plusvalenze realizzate in caso di cessione del bene, la deducibilità di maggiori quote di ammortamento, l’aumento del plafond per dedurre le spese di manutenzione, la possibilità di coprire eventuali perdite di esercizio, il miglioramento degli indici patrimoniali con conseguente miglioramento del rating bancario, tutti aspetti che effettivamente non sono di facile comprensione, ma che un esperto può illustrare bene”.
Crisi del turismo, cresce il mercato dei piccoli e medi alberghi?
Secondo il direttore di Federalberghi il mercato è ancora in letargo, ma quando il periodo di transizione finirà le compravendite e gli affitti subiranno delle variazioni, e purtroppo molte imprese – numeri ancora non ce ne sono – usciranno dal mercato, soprattutto quelle in affitto. In quest’ottica risulterà ancora più rilevante la partnership con Gabetti per tutti i servizi necessari per la rimodulazione dell’assetto operativo e immobiliare dell’albergo.
Anche per Emilio Valdameri, responsabile della divisione Hospitality e Leisure del Gruppo Gabetti, il mercato rimane sostanzialmente in attesa di capire che cosa accadrà nell’imminente futuro, quando l’emergenza rientrerà.
“Sicuramente sarà un segmento – quello dei piccoli e medi alberghi – sul quale si punterà molto, abbiamo notato una lieve crescita che già sta interessando in particolar modo le città di provincia. È un mercato che interessa soprattutto investitori locali privati che cercano di cogliere le opportunità del settore.”
Il piano di ripresa delle strutture ricettive italiane
La pandemia ha accelerato dei processi già in atto da tempo, come la necessità di dotare le strutture ricettive di spazi più ampi e maggiori servizi per il long-stay.
La ripresa del turismo si attende nei prossimi 2-4 anni, con un progressivo ritorno ai risultati conseguiti nel 2019; la domanda turistica dopo questa crisi duratura è prevista nuovamente in crescita, come già avvenuto in passato dopo altri periodi critici. Ma il contesto del comparto sarà ancora più competitivo, sottolinea il direttore di Federalberghi Nucara.
“Il mercato con il quale ci confronteremo richiederà come imperativo la riqualificazione di tutte le strutture, piccole e grandi. Una pensione a 2 stelle è chiamata a un impegno diverso dall’hotel 5 stelle lusso, ma è evidente che si non può lasciare tutto come prima. Sono ottimista che tra due anni sapremo giocarci la partita sul campo internazionale, ma servono investimenti e impegno, ossigeno per sopravvivere a questa fase e strumenti per farci ripartire e crescere.”
Anche per non disperdere il patrimonio ricettivo italiano, che in mancanza di sostegno rischia di diventare in parte preda della criminalità organizzata. Un buon punto di partenza, oltre ai fondi stanziati dalla Legge di Bilancio 2021, è rappresentato dalle linee di finanziamento previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che include tra l’altro un credito fiscale di 530 milioni di euro per aumentare la qualità dell’ospitalità turistica.
Il patrimonio ricettivo nazionale è leader per numero di posti letto in Europa e vanta una invidiabile diversificazione nell’offerta, sia per tipologia sia per qualità. Ma non mancano i problemi.
“Il nostro patrimonio è generalmente poco allineato con la rapida evoluzione della domanda, a causa della carenza di investimenti effettuati negli ultimi anni; carenza dovuta spesso alla notevole difficoltà, da parte degli operatori, di districarsi fra norme e burocrazia soprattutto in campo edilizio”, spiega Emilio Valdameri.
Un rinnovamento troppo lento ha prodotto come risultato strutture non sempre adeguate ai cambiamenti in atto. “Si realizzano, infatti, pochi nuovi alberghi in sostituzione di quelli obsoleti e gli interventi di ristrutturazione in ottica di riposizionamento sono spesso limitati dalle normative urbanistiche e edilizie che invece dovrebbero favorire il rinnovamento, e rappresentare, insieme agli incentivi alle imprese del settore, gli strumenti per alimentare l’adeguamento delle strutture ai nuovi scenari di mercato”.
Come cambia l’ospitalità: gli hotel di domani
Considerando l’evoluzione della domanda turistica e dell’offerta ricettiva, quale sarà il posizionamento delle piccole e medie strutture italiane, e su quali elementi dovranno basare le loro strategie di valorizzazione sul mercato?
“Dovranno puntare sulla customizzazione dei servizi, basando quindi la propria attività sulla personalizzazione dell’offerta”, conclude Emilio Valdameri. “Ci sarà una netta distinzione tra hotel di lusso e hotel ‘economici’, con conseguente crescita per i budget hotel di moderna concezione (gli hotel-hostel di livello superiore), seguiti dai boutique & design hotel e dagli hotel economici (i cosiddetti affordable luxury).”
“Vi sarà però anche un’evoluzione del segmento ‘centrale’ – hotel 3 e 4 stelle – sempre più orientato a ridefinire la propria offerta in relazione alla location, alla dimensione e al target di clientela. L’hotel del futuro in realtà non potrà avere un solo format o un solo modello di successo, ma vi saranno innumerevoli combinazioni, influenzate anche dalle diverse caratteristiche ambientali, sociali ed economiche del luogo in cui sorge, e dalle caratteristiche dell’investitore/proprietario.”
Foto di copertina: Jason Briscoe on Unsplash
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