Durante la presentazione a Camerino, dalle prime anticipazioni sui dati 2023 di Marina Timoteo, direttrice generale del consorzio Almalaurea, coloro che inseriscono nel loro percorso universitario tematiche legate alla sostenibilità ambientale, avrebbero un tasso di occupazione di 4,8 punti percentuali in più rispetto a chi non le ha trattate (si parla di mobilità e trasporti sostenibili; gestione delle risorse, rifiuti e consumi; sostenibilità energetica; cambiamenti climatici e cura degli ecosistemi; edilizia, infrastrutture e industrie sostenibili; urbanistica e paesaggistica per la sostenibilità ambientale; politiche, amministrazione, istituzioni per la sostenibilità ambientale; impatto della sostenibilità ambientale sugli aspetti socio-economici della società; imprenditorialità sostenibile; agricoltura e alimentazione sostenibile; educazione alla sostenibilità ambientale).
Un vantaggio che sarebbe confermato nei percorsi con i più bassi livelli occupazionali: tradizionalmente l’area economica, giuridica e sociale, ferma al 62% di occupati, con i temi legati alla sostenibilità ambientale vedrebbe un tasso di occupazione maggiore del 12,1%. Lo stesso varrebbe per l’area artistica, letteraria, e dell’educazione, con il 66,5% di occupati, che avrebbe un livello di laureati al lavoro maggiore del 6,4% se hanno studiato almeno un tema green.
Occorrerà attendere il rapporto 2023 per vedere se questi dati saranno confermati. Lo stesso ateneo ospitante, Unicam, nella nota si affretta a sostenere che “dal rapporto Almalaurea emerge che a Camerino i laureati affrontano, più frequentemente rispetto alla media nazionale, tematiche legate alla sostenibilità ambientale: 67% rispetto al 61,5% rilevato per il complesso dei laureati”. In realtà leggendo il rapporto “su una scala da 1 a 10, la richiesta di maggiore approfondimento degli argomenti relativi alla sostenibilità ambientale è pari in media a 6,5. Dal punto di vista della disciplina i laureati in STEM vorrebbero approfondirli maggiormente”.