Auto e Hi-tech per far ripartire i consumi

Eppur si muove. Lo spettro della stagnazione e della recessione, che ha accompagnato l’Italia e l’Europa dal 2010 fino al 2014 pare dunque che abbia allentato la sua morsa micidiale sui settori chiave dell’economia italiana. Dopo anni di spinte deflattive, caduta di consumi e investimenti, i soloni dell’economia giurano che qualcosa si muove, sia sul […]

Eppur si muove. Lo spettro della stagnazione e della recessione, che ha accompagnato l’Italia e l’Europa dal 2010 fino al 2014 pare dunque che abbia allentato la sua morsa micidiale sui settori chiave dell’economia italiana. Dopo anni di spinte deflattive, caduta di consumi e investimenti, i soloni dell’economia giurano che qualcosa si muove, sia sul terreno dell’occupazione, sia su quello della ripresa produttiva. Saranno gli effetti del jobs act, saranno le misure straordinarie decise dalla Banca Centrale Europea in materia di politica monetaria, (il cosiddetto Quantitative Easing), per stimolare l’economia ma qualcosa comunque sta cambiando. Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, nel commentare il boom di assunzioni tra marzo e aprile, ha detto che bisogna andare cauti ma è anche vero che questa volta tutti gli indicatori nazionali e internazionali sono concordi sui timidi numeri di crescita. Dall’Ocse alla Banca d’Italia, dalla Confindustria alle agenzie per il lavoro, tutti confermano che la recessione dovrebbe essere alle nostre spalle.

L’ultima notizia risale a mercoledì 3 giugno. Secondo i dati Istat diffusi dall’agenzia Ansa, infatti, dopo il calo degli ultimi due mesi, ad aprile gli occupati aumentano dello 0,7% pari a 159mila rispetto al mese precedente. “Secondo l’Istat, inoltre, sono in calo e si attestano al 40,9% i giovani tra i 15 e i 24 anni che ancora cercano un lavoro”. “Anche l’Ocse fornisce alcune stime sull’Italia e parla di ‘credito ancora fragile’ ma valuta positivamente il jobs act e prevede un calo della disoccupazione nel 2016 con il Paese che aggancia, di fatto, la ripresa”.

Il dato aggregato più significativo della ripresa fornito dall’Istat riguarda l’export: complessivamente le importazioni sono salite del 4% su mese e del 9,7% su anno, l’export è aumentato dell’1,8% su mese e del 9,2% su anno. Nel primo trimestre il saldo raggiunge i 7,8 miliardi, che diventano 16,4 senza l’energia. L’export va prevalentemente verso l’Europa ma una quota consistente anche verso i paesi emergenti. Se questo è il dato aggregato c’è da chiedersi chi sono i protagonisti della ripresa economica. Quali settori trainano la timida ripresa? In primo luogo si può dire che – si legge in un rapporto di Intesa Sanpaolo (di cui ci occupiamo nel servizio di copertina) – a trainare la ripresa sono i distretti industriali.

Proviamo allora a bussare alla porta di uno di questi distretti per capire se i dati aggregati di Auto e Hi-tech trovano conferma sul territorio. Al Nord il distretto della Metalmeccanica e Elettronica del Canavese è certamente uno dei più significativi, forse anche perché in quella zona fino agli anni ‘80 dominavano due colossi dell’industria italiana come Fiat e Olivetti poi entrati in crisi. Cristina Ghiringhello, direttrice di Confindustria Canavese, orgogliosa per le eccellenze di questa zona, conferma il trend che emerge dai dati aggregati. “Sì, le confermo con una certa soddisfazione che in questo distretto industriale, soprattutto nel settore della meccanica legato all’auto, assistiamo a una ripresa economica e anche a una ripresa dell’occupazione. E direi non soltanto in questa zona. Noi come Confindustria elaboriamo dei rapporti previsionali su base trimestrale. Mentre il primo trimestre del 2015 prevedeva ancora crescita zero, nel secondo trimestre la previsione è di un incremento. L’indicatore più importante per noi è quello degli investimenti in impianti fatti dalle aziende. Se non ci fossero previsioni positive non ci sarebbero investimenti. Lo stesso discorso vale per l’occupazione. Tenga conto che siamo in un distretto abbastanza virtuoso: negli ultimi anni la disoccupazione provocata dalla crisi dell’Olivetti e dalla chiusura di alcuni stabilimenti Fiat è stata assorbita per oltre l’80 per cento dalle piccole e medie imprese della zona. Un tessuto produttivo che tiene”.

Se dai dati aggregati che emergono da questo microcosmo del Canavese si passa un’analisi dei settori che si pensavano maturi si scoprono altre conferme. Stiamo parlando dell’hi-tech, dell’alimentare, dell’automobile e pare anche del settore immobiliare. Naturalmente di questa ripresa ne beneficerà l’indotto e anche la pubblicità che secondo gli esperti sta cominciando a rianimarsi dopo anni di stagnazione. Il settore che ha dato maggiore impulso alla ripresa è quello dell’auto che con i dati dello scorso anno ha anticipato i tempi. Se a dicembre del 2014 il settore auto registrava uno scatto del 30,4 per cento, ad aprile del 2015 quell’incremento viene confermato con un 24,2 per cento.

Il centro studi di Bankitalia ci spiega che gli altri due settori che possono guidare la ripresa sono l’alimentare e l’hi-tech. Un’indagine condotta dalle strutture territoriali di Banca d’Italia parla di performance positive e in crescita dell’alta tecnologia e dell’agroalimentare. Lo stesso Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, in genere molto cauto a parlare di ripresa, ha detto in più occasioni che “le condizioni per la ripresa dei consumi” ci sono tutte, soprattutto per l’alimentare, l’auto e la tecnologia, sia domestica che di fascia alta. La domanda interna, che per consumi e investimenti rappresenta l’80% del Pil, ha realizzato una crescita dell’1 per cento nella grande distribuzione. Pare che anche il martoriato settore immobiliare sia pronto a ripartire. Scenari Immobiliari prevede segnali di ripresa per il mercato immbiliare in Europa e in Italia. “Il trend economico e il quantitative easing aiutano il comparto europeo che ha registrato una crescita del 12% in tre anni. Il fatturato 2015 sarà di 112 miliardi di euro, in crescita del 3,7% rispetto ai 108 miliardi del 2014”.

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