La versione italiana del provvedimento fiscale si è rivelata vantaggiosa per gli istituti di credito, che ne hanno tratto un beneficio da tre-quattro miliardi: il 2023 per le banche è stato un anno d’oro. Spieghiamo in che modo si è arrivati a questo dai proclami iniziali del Governo
Chi controlla gli aeroporti italiani?
Se si indaga sugli assetti proprietari degli aeroporti italiani, cosa che viene fatta raramente dalla stampa salvo quando avvengono incidenti gravi, si scoprono dei dati interessanti: fino al 1993 gli aeroporti italiani erano gestiti prevalentemente dallo Stato, che doveva avere la maggioranza del capitale. Dal 1995 con la riforma del sistema aeroportuale tutto è cambiato: […]
Se si indaga sugli assetti proprietari degli aeroporti italiani, cosa che viene fatta raramente dalla stampa salvo quando avvengono incidenti gravi, si scoprono dei dati interessanti: fino al 1993 gli aeroporti italiani erano gestiti prevalentemente dallo Stato, che doveva avere la maggioranza del capitale.
Dal 1995 con la riforma del sistema aeroportuale tutto è cambiato: si è inaugurata la politica delle concessioni totali ai privati con durata massima di 40 anni. Da quel momento la struttura proprietaria degli aeroporti è molto mutata; così accanto ai comuni, che ancora gestiscono alcuni aeroporti, i privati negli ultimi vent’anni hanno acquisito sempre più potere in un settore che è considerato strategico in tutti i paesi europei.
La parte privata infatti è una specie di oligopolio quasi tutto italiano dominato da pochi gruppi nei posti chiave del sistema. Ci riferiamo al gruppo Benetton, che attraverso Atlantia (la stessa società dei Benetton che controlla Autostrade), controlla gli aeroporti di Roma, e al fondo F2i, il più importante e potente fondo italiano di investimenti nelle infrastrutture, che come vedremo ha nel suo portafoglio importanti partecipazioni negli aeroporti di Malpensa, Torino, Napoli e recentemente l’aeroporto Friuli Venezia-Giulia di Trieste. Un sistema, quello delle concessioni, che dopo la tragedia del ponte Morandi ha creato non poche polemiche sulla cosiddetta rendita di posizione dei concessionari.
L’Aeroporto di Roma, feudo dei Benetton
Ma vediamo nel dettaglio la ragnatela di chi controlla il business delle nostre stazioni aeroportuali. Il ponte di comando del più importante aeroporto italiano, l’Aeroporto di Roma (ADR), è come abbiamo detto nelle mani del gruppo Benetton. Attraverso la la scatola di famiglia Holding Edizione, che controlla Atlantia, che a sua volta controlla la finanziaria Sintonia, i Benetton sono gli azionisti unici dell’Aeroporto di Roma con il 98% del capitale.
Il gruppo di Ponzano Veneto è assai noto, non c’è grande bisogno di tracciarne un identikit: è in sostanza una multinazionale presente in tutto il mondo che spazia dal tessile alla finanza alle infrastrutture italiane. È molto presente sui mercati internazionali sia con il marchio Benetton sia con la gestione infrastrutturale degli aeroporti. Gestisce per concessione statale una parte importante delle Autostrade Italiane, con autogrill annessi, e di recente è entrato nell’occhio del ciclone per il crollo del ponte Morandi a Genova. È molto probabile, tra l’altro, che l’attuale governo revochi ad Atlantia le concessioni per la gestione di Autostrade, e che su quella tragedia si apra un lunghissimo contenzioso giudiziario. Per il momento il governo Conte ha già escluso Atlantia dalla ricostruzione del ponte Morandi. ADR, gioiello dei Benetton produce utili ed è certamente il più importante aeroporto italiano per passeggeri, con un traffico di quasi 43 milioni di viaggiatori e oltre 199.000 tonnellate di merci nell’anno 2018.
Malpensa e Linate hanno un nuovo parente: l’Aeroporto di Trieste
La Sea di Milano, che controlla Malpensa e Linate, considerato il secondo polo aeroportuale italiano, ha un assetto proprietario misto: oltre il 55% è nelle mani del Comune di Milano, mentre la restante quota, attorno al 45%, è nella cassaforte di F2i. Proviamo a tracciare l’identikit di questo fondo low profile, ma così presente nelle infrastrutture del nostro Paese.
F2i è il maggiore gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali, con circa 5 miliardi di euro gestiti. La sua massiccia presenza nelle infrastrutture italiane la dice lunga sui tentacoli che la finanza ha messo nei gangli dell’economia reale e nei settori industriali strategici. Si legge nei documenti ufficiali di F2i: “Le società che fanno parte del network di F2i costituiscono la principale piattaforma infrastrutturale del Paese, diversificata in settori strategici per il sistema economico: trasporti e logistica, energie rinnovabili, reti di distribuzione energetiche, reti e servizi di telecomunicazione, infrastrutture sociosanitarie. Guidato dall’Amministratore Delegato Renato Ravanelli, F2i attraverso le sue partecipate coinvolge lavorativamente 18.000 dipendenti in Italia, la cui attività consente a milioni di persone di utilizzare i servizi e le infrastrutture essenziali per la vita quotidiana”.
F2i vanta tra i propri soci istituzioni finanziarie primarie, tra cui fondazioni di origine bancaria, casse di previdenza e fondi pensione nazionali ed esteri, asset manager nazionali e internazionali e fondi sovrani. L’estate scorsa F2i Aeroporti S.p.A. ha messo a segno l’acquisizione del 55% del capitale di Aeroporto Friuli Venezia-Giulia S.p.A. per un controvalore di 32,8 milioni di euro: la Regione Friuli Venezia-Giulia continuerà a detenere una quota del 45%, ma sarà la finanza a farla da padrona.
Grazie a questa operazione l’Aeroporto di Trieste entra a far parte di uno dei maggiori network aeroportuali italiani, che include gli aeroporti di Napoli, dove F2i ha la maggioranza assoluta con il 70%, Torino dove il fondo detiene la maggioranza del 54,46%, Alghero, Milano (Linate e Malpensa), e Bologna, dove F2i detiene una partecipazione del 10%. Nel 2018 gli aeroporti del network F2i Aeroporti hanno gestito in totale circa 71 milioni di passeggeri, corrispondenti al 39% del traffico nazionale con un volume d’affari aggregato di circa 1,2 miliardi di euro. Insomma, assieme a Benetton il Fondo è diventato una vera potenza dei cieli.
Gli aeroporti italiani più utilizzati dai viaggiatori
Restando in Lombardia troviamo il terzo aeroporto del Paese per traffico, con oltre 11 milioni di passeggeri: Orio al Serio in provincia di Bergamo, l’aeroporto che nel 2016 ha superato Linate. L’azionariato di Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto, è misto: Sea detiene una quota di oltre il 30%, ma la maggioranza del capitale è controllata da istituzioni private e pubbliche bergamasche, come l’Unione delle Banche Italiane, (UBI), il Comune di Bergamo, la Camera di Commercio.
In Sicilia il controllo degli aeroporti è pubblico e viene esercitato attraverso due società: la Sac, della Camera di Commercio di Catania, e la Gesap, controllata a sua volta dalla Città Metropolitana, dal Comune e dalla Camera di Commercio di Palermo.
In questa ragnatela tutta italiana fanno eccezione due aeroporti: quello di Pisa e quello di Firenze, controllati da un imprenditore miliardario: il rumeno-argentino Eduardo Eurnekian, azionista di 53 aeroporti tra il Sud America e l’Europa. Per chi ama le classifiche, (elaborata da Assoaeroporti a novembre 2019 su base 2018), ecco i primi dieci aeroporti per movimenti progressivi di passeggeri totali.
- Roma Fiumicino detiene il primato con 40.558.691 e una crescita dell’1,4%.
- Milano Malpensa, con 26.775.635 e una crescita del 17% dovuta all’assorbimento dei voli su Linate, chiuso dal 27 luglio al 25 ottobre 2019.
- Bergamo, con 12.759.756 e un + 6,5%.
- Venezia, con 10.867.391 passeggeri, dove si registra un incremento del 3,5%.
- Napoli, con 10.128.245 (abbattuto il muro dei 10 milioni il 25 novembre e “caffè sospeso” offerto a tutti i passeggeri in transito) registrando un + 9,3%.
- Catania, con 9.535.564 e una crescita del 3%.
- Bologna, con 8.697.221 e un incremento del 10,7%.
- Palermo, con 6.528.124 e un +5%
- Milano Linate, con 5.882.501 passeggeri considerando la chiusura temporanea dello scalo.
- Roma Ciampino, ultima della lista con 5.419.148 passeggeri.
Aeroporti italiani, un settore dal bilancio positivo
Complessivamente il business è positivo: gli aeroporti italiani crescono del 4,3%. Altri dati specifici ce li fornisce uno studio di Mediobanca sui servizi dei comuni italiani.
A proposito del settore aeroportuale, la Banca d’affari milanese spiega che gli aeroporti delle dieci maggiori città italiane trasportano oltre 147 milioni di passeggeri all’anno, dei quali il 30% per voli nazionali e il 70% per tratte internazionali. Il 50% dei passeggeri utilizza voli low-cost. Ogni giorno nei maggiori scali italiani 883 passeggeri varcano ciascun gate, ovvero 37 persone all’ora. I transiti maggiori si registrano a Bergamo (1.300 al giorno, 54 all’ora) e Napoli (1.237 al giorno, 51 all’ora), seguiti da Fiumicino (1.111 al giorno, 46 all’ora), Linate (1.090 al giorno, 45 all’ora) e Venezia (1.015 al giorno, 42 all’ora). Meno trafficati i gates di Malpensa T1 (627 al giorno, 26 all’ora).
Gli esercizi commerciali sono presenti nei maggiori scali italiani nella misura di uno ogni 651 passeggeri. Circa un terzo degli esercizi è costituito da un punto di ristoro, ognuno dei quali serve quindi 1.821 passeggeri al giorno. I punti ristoro più affollati sono a Firenze (3.641 passeggeri per ristoro) e nei due scali romani: Ciampino (3.225 passeggeri) e Fiumicino (2.440 passeggeri). Meno affollati i punti ristoro di Genova (856 passeggeri), Torino (1.040 passeggeri) e Brindisi (1.060 passeggeri).
Leggi anche
Giuseppe Sala cerca disperatamente di riportare i milanesi negli uffici che ormai hanno abbandonato per salvare l’indotto del nostro mal lavorare: ristoranti e trasporti sono i primi e più colpiti da un cambio epocale avvenuto in meno di un trimestre. Seguono a ruota i proprietari degli immobili. In Inghilterra, dove vivo, la musica è simile: […]
Sorride Patrizia De Luise, prima donna alla guida di un’associazione nazionale di artigiani e commercianti. Sorride se le chiediamo: “Ha trovato maggiori difficoltà con i portuali genovesi (è stata vicepresidente di Porto Antico di Genova Spa, N.d.R.) o con i piccoli imprenditori di tutta Italia che navigano in acque costantemente agitate? “Questa domanda mi piace […]