Com’è lunga l’Italia dei Festival cinematografici

In principio fu la Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, nata nel 1932 dalla lungimiranza del presidente della Biennale di Venezia, il conte Giuseppe Volpi di Misurata; la seconda manifestazione cinematografica al mondo più antica dopo gli Oscar, la cui prima edizione si tenne tra il 6 e il 21 agosto del 1932. Da poco al […]

In principio fu la Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, nata nel 1932 dalla lungimiranza del presidente della Biennale di Venezia, il conte Giuseppe Volpi di Misurata; la seconda manifestazione cinematografica al mondo più antica dopo gli Oscar, la cui prima edizione si tenne tra il 6 e il 21 agosto del 1932.

Da poco al Lido si è conclusa l’edizione numero 76, che ha superato i centomila ingressi con presenze giornaliere di ventimila persone, in salita dell’11% rispetto all’anno precedente. Dal “padre” di tutti i festival si è giunti al moltiplicarsi sul territorio delle manifestazioni dedicate alla distribuzione di film: quelle censite dall’Afic, l’Associazione dei Festival Cinematografici Italiani, sono attualmente 72.

 

I festival cinematografici: un investimento sicuro

“Per ogni euro investito in un festival, se ne producono tre come ricaduta economica, secondo i dati dello studio Iulm-Afic”, spiega Chiara Valenti Omero, presidente Afic. “Questo cambia a seconda della regione e delle situazioni di realizzazione dei diversi festival, i contributi degli enti locali. Vanno valutate anche le ricadute culturali dei festival, che sono molto importanti. Quando si propone un festival vanno considerate anche le attività che le associazioni svolgono durante tutto l’anno, in realtà medie, piccole, anche periferiche dove non esiste un cinema, zone montane lontane dai circuiti culturali tradizionali. Si pensi alla didattica con le scuole: la ricaduta non è solo quella del territorio, con alberghi, ristoranti, bar e formazione professionale, la grafica, la stampa e l’indotto economico nella zona di riferimento. Riuscire a formare il pubblico e portarlo a vedere film al di fuori del circuito distributivo è la vera sfida”.

Chiara Valenti Omero, Presidente AFIC

L’altro aspetto che caratterizza i festival cinematografici è l’essere diventati una forma di distribuzione alternativa, come spiega Valenti Omero: “Dal punto di vista dell’importanza della cultura, i festival garantiscono un circuito di distribuzione parallelo a quello ufficiale delle aziende che si occupano di questo. I festival hanno anche un ruolo culturale e di formazione del pubblico, con film che altrimenti non sarebbero visti. Il circuito ufficiale di distribuzione risponde a logiche economiche, mentre la rete dei festival è alternativa alla distribuzione tradizionale”.

Quest’anno la Direzione Generale Cinema del Mibact ha emanato un bando che finanzia i festival e le iniziative di promozione cinematografica per un complessivo di 7.600.000 euro. Di questi 4.900.000 euro vanno ai festival cinematografici (4 milioni), 550.000 ai remi e 350.000 alle rassegne cinematografiche. Una fetta di 1.700.000 euro va allo sviluppo della cultura audiovisiva e di internazionalizzazione, e circa un milione di euro va a tutte le attività per valorizzare il patrimonio cinematografico e audiovisivo.

Tra gli aspetti legati all’organizzazione di festival cinematografici si registra anche la valorizzazione delle professionalità legate alla produzione cinematografica. Un esempio è quanto accade al Festival di Spello, che si potrebbe definire dei mestieri cinematografici. Spiega Donatella Cocchini, presidente del festival umbro: “Prendiamo il dietro le quinte del cinema, le professioni di chi realizza il film. Per questo abbiamo introdotto il premio ai professionisti, con il supporto alla formazione nelle scuole, ad esempio tramite doppiatori professionisti; abbiamo lavorato sulla musica da cinema e la sincronizzazione tra video e parlato, in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino. Abbiamo avuto una ricaduta positiva in tanti comuni. Entriamo nelle scuole con seminari e conferenze, contiamo 43.000 presenze in bassa stagione – una cifra ottima. Il festival annovera tredici professioni del dietro le quinte, undici film italiani, scenografia, sceneggiatura, costumi, il premio all’eccellenza conferito a Flavio Bucci (voce di John Travolta nella Febbre del sabato sera, N.d.R.), Carlo Savina compositore delle musiche da film di Ennio Morricone”.

La promozione del territorio è uno degli obiettivi del festival di Spello: “Abbiamo dato vita a due spin off del Festival in Texas nell’autunno 2018, proiettando film italiani. Nel festival c’è anche la promozione del territorio umbro: si parla di cineturismo, le produzioni servono a promuovere il territorio. Diamo spazio a film con poca distribuzione, opere prime. Ci sono diverse sezioni, dal backstage dei film alle serie tv”.

 

Roberto Gualdi, Presidente dell’associazione Montagna Italia

I festival cinematografici e la tutela dell’ambiente

Protezione dell’ambiente, eventi collaterali alla mostra cinematografica, valorizzazione turistica delle città che ospitano i festival: c’è tutto questo nei sei appuntamenti organizzati dall’associazione Montagna Italia, presieduta da Roberto Gualdi, che organizza Orobie Film Festival (Bergamo), Verona Mountain Film Festival, Sestriere Film Festival, Alps (Temù Valle Camonica Bs), Milano Mountain Film Festival, Festival delle Foreste (Bergamo).

“Ci occupiamo di diversi festival, partiti dal primo dopo aver scoperto la grande richiesta di festival, da parte di enti e località, come momento di aggregazione, che in alcuni casi – come Sestriere e Verona – diventano essi stessi attrazione turistica, in luoghi di movimentazione di flussi turistici. I festival divengono poli di attrazione di un turismo non solo locale, ma anche nazionale ed internazionale. Per una località il festival crea appuntamenti fissi, che divengono appuntamenti di lavoro, in cui proporre cultura, che crea indotto sul territorio. Organizziamo sei festival, nati per promuovere la montagna a 360 gradi, destagionalizzando la sua fruizione in estate”.

Dato il tema portante dei festival, la tutela dell’ambiente è un aspetto strettamente correlato: “A questo si è unito l’aspetto della tutela ambientale. Dal Festival di Bergamo si è passati alla richiesta di località come Saint Moritz, momenti di promozione turistica a duemila metri; lo stesso accade in città come Bergamo, Milano, Verona. C’è sempre più attenzione da questo punto di vista, con film legati alla montagna, di alta qualità e accattivanti. Anche in città, comodamente in poltrona, si può scegliere la montagna senza filtri, guardando film spettacolari che diversamente non si conoscerebbero mai. Tra i festival più seguiti c’è quello di Sestriere con 5-6.000 presenze, che non prevedono solo proiezioni, ma anche passeggiate, escursioni, mostre fotografiche, concerti nei rifugi, concerti in quota in acustico – tutto a corollario dell’evento principale – che hanno avuto molto apprezzamento”.

 

Working Title Film Festival, quando il lavoro si fa cinema

Una manifestazione legata al cinema che offre un punto di vista alternativo sul mondo del lavoro è il Working Title Film Festival, che annovera tra i partecipanti tanti giovani e molti esempi di regia al femminile. È giunto alla quarta edizione, che si terrà a Vicenza dal 1 al 5 ottobre con 20 film da dieci Paesi differenti, e ben 75 proiettati nelle edizioni precedenti, provenienti da diciotto Paesi tra Asia, Europa, America latina, Africa e Medioriente.

Spiega Marina Resta, direttore artistico del festival: “Il festival a livello di filiera cinematografica è prima di tutto promozione di film maker giovani, alla loro opera prima; under 35 con molta regia al femminile, di cinema indipendente e documentari. Abbiamo una sezione sperimentale e proponiamo tutto ciò che non è mainstream e che il pubblico non vede altrimenti, con film inediti a Vicenza. Abbiamo anche prodotto tre documentari, uno spin off nel quartiere Ferrovieri di Vicenza – una zona tradizionalmente legata al lavoro nelle ferrovie – risultato vincitore di un bando Siae, con diverse fasi, e anche un laboratorio per la cittadinanza. Tre registi under 35 hanno ideato e prodotto tre documentari in un periodo di residenza artistica a Vicenza, proposti in una rassegna sul tema della periferia e del lavoro.

Cani poliziotto sono stati tra i protagonisti di uno dei film in concorso quest’anno, a voler mostrare un originale punto di vista sul mondo del lavoro. “Nella nuova sezione Industry del festival, che abbiamo chiamato ‘Work in progress‘, tre registi presentano i loro progetti ancora in fase di sviluppo, sul tema del lavoro, ad altrettanti produttori, che a loro volta parleranno di film su questo tema prodotti in passato. Trattiamo il tema del lavoro, in modo più originale, dalla precarietà ai problemi ambientali alle condizioni dei freelance, per dare uno sguardo contemporaneo a cosa sia il lavoro oggi, oltre alle categorie classiche degli operai il lavoro creativo dei freelance è a esempio poco riconosciuto, non ha visibilità a livello mediatico. I lavori del cinema richiedono professionalità, occorre riflettere e parlare agli addetti ai lavori e al pubblico generalista, che non conosce cosa si nasconde dietro un film. Il nostro è un meta festival: prende spunto dai titoli di lavorazione provvisori e precari di un progetto in corso di realizzazione. Abbiamo molti film resi al femminile, accogliamo film documentari e a budget basso che si possono permettere le donne, le quali non hanno lo stesso compenso degli uomini e budget più basso. Nel mondo documentario ci sono budget più ridotti del cinema di finzione e più professioniste donne. È positivo che ci siano forme alternative alla distribuzione tradizionale, per cui è più semplice realizzare film e farli vedere”.

 

 

Foto di copertina: Premiazione dei vincitori del Working Title Film Festival 2 di Vicenza, edizione 2017. Foto di Camilla Martini.

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