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E se i politici fossero candidati per un posto di lavoro?
Facciamo un gioco di fantasia, supponiamo di essere un recruiter e che nella nostra scrivania siano arrivati i CV di tre persone: Renzi, Grillo e Salvini. Li chiameremmo per un colloquio? Li assumeremmo? Ci prenderemmo la responsabilità di portarli in azienda? Per giocare ad armi pari, supponiamo che il recruiter abbia già valutato come idonei […]
Facciamo un gioco di fantasia, supponiamo di essere un recruiter e che nella nostra scrivania siano arrivati i CV di tre persone: Renzi, Grillo e Salvini. Li chiameremmo per un colloquio? Li assumeremmo? Ci prenderemmo la responsabilità di portarli in azienda?
Per giocare ad armi pari, supponiamo che il recruiter abbia già valutato come idonei alla posizione i tre candidati in base al loro curriculum.
Decidiamo quindi di fare un controllo sui social, per cercare di avere qualche informazione in più o identificare qualche asimmetria che non emerga dal cv. Ad esempio il loro naturale modo di comunicare in pubblico (ricordiamo che la rete è una enorme piazza in cui ci ascoltano migliaia di persone), il linguaggio, la capacità di argomentare, la buona educazione, i tempi e i modi di conversazione.
Facciamo un ulteriore sforzo di astrazione e supponiamo che i tre personaggi che abbiamo scelto non siano Il Presidente del Consiglio e due esponenti dell’opposizione del nostro governo, quindi cerchiamo di uscire dal gioco delle parti e valutiamo i loro profili social come se fossero tre comuni candidati.
Cominciamo dal Dottor Renzi:
È moderato nei modi e nel linguaggio, twitta con una frequenza di 4.5 volte a settimana e alterna tipologie di messaggi che mettono in luce diversi aspetti della sua personalità e professionalità. Nei suoi post evidenzia le iniziative personali e i risultati raggiunti, ma parla anche di cultura e argomenti che interessano in generale l’opinione pubblica.
Sicuramente può essere convocato per un primo colloquio.
Proseguiamo con:
Molto attivo sui social, ma più che parlare in prima persona spesso si limita a retwittare o a postare i messaggi degli altri, anche in maniera ricorsiva pubblicando più volte uno stesso argomento. Più che per far sentire la sua voce ed esprimere il proprio punto di vista, utilizza i social come medium per veicolare e fare da cassa di risonanza ai messaggi altrui, e trattandosi spesso di campagne di protesta, inevitabilmente fa da amplificatore del malcontento. Dai social non emerge chiaramente il suo profilo, le sue competenze e i risultati raggiunti.
Nel dubbio, meglio non convocarlo.
Chiudiamo con:
Twitta quotidianamente più volte al giorno, usando spesso un linguaggio aggressivo, provocatorio e che più di una volta sfocia nel turpiloquio. Si autotagga come se parlasse in terza persona (#salvini), manifestando un atteggiamento piuttosto esibizionista. Anche in questo caso non emergono risultati raggiunti, ma più che altro la contrarietà verso molti argomenti e interlocutori.
Il suo linguaggio e la sua aggressività lo penalizzano, non è opportuno convocarlo.
Il nostro lavoro ci porta però ad essere scientifici, quindi proviamo a fondare questa prima interpretazione su una base analitica. Quali caratteristiche peculiari hanno i profili dei tre candidati? Come possiamo categorizzarli sulla base del loro comportamento sui social network?
Analizziamo i dati raccolti mediante un quadrante che ne evidenzi la tipologia di approccio argomentativo fondato su due direttrici:
- La tipologia di contenuti condivisi
- Il grado di emotività dei messaggi
In base a quanto verificato, questa è la distribuzione dei nostri tre candidati.
Grillo e Salvini sono decisamente spinti sul versante emotivo/parziale, con il primo che tende alla specializzazione dei contenuti su alcune tematiche ricorrenti, e il secondo che invece ha una comunicazione più generalista, articolata su diversi argomenti di diverso genere.
La tendenza alla comunicazione ricorsiva e al tam tam mediatico di Beppe Grillo è dimostrato dal fatto che in un mese ha twittato ben 5.917 volte e in 5.763 casi si trattava di retweet (8,1 tweet al giorno esclusi i retweet). Quindi il 97% della comunicazione di Grillo su Twitter, come già notavamo all’inizio, è costituita da retweet.
Come si evince da un’analisi in frequenza semplificata mediante un wordcloud, i tweet si concentrano sempre su campagne di protesta portate avanti a suon di hashtag (#lucinidimettiti, #coffrinidimettiti, #piciernochiediscusa, e così via).
La centralità del suo nome lo fa curiosamente ergere allo stesso tempo a portatore, riferimento e contenuto in una forma altamente ritmata, quasi un mantra.
Matteo Salvini nell’ultimo mese ha twittato 682 volte, di cui 272 retweet (13,6 tweet al giorno esclusi i retweet). Quindi al contrario di Grillo, predilige comunicare a suo nome più che fare da cassa di risonanza agli altri. Possiamo dire che tra i tre è quello che twitta di più, considerando solo i messaggi in prima persona.
La sua è una comunicazione più generalista, infatti sceglie un unico hashtag che si identifica con il suo slogan(#piùliberipiùforti) per accompagnare messaggi di vario genere, es:
Non moriremo schiavi di questa Europa!#piùliberipiùfortiVIDEO>
IO STO COL TABACCAIO.P.s. Adesso sarò in diretta a #PortaaPorta su @RaiUno. #piuliberipiuforti https://t.co/hFgemWENyD
#Salvini: Sono rimarrò contrario all’idea delle ADOZIONI GAY e questo DDL è l’inizio dell’ipotesi adozioni. #piuliberipiuforti #virusrai2
Al contrario Renzi mantiene attraverso la sua comunicazione sui social un’attitudine più razionale e in equilibrio tra lo specialistico e il generalista.
Nell’ultimo mese ha twittato 19 volte, quindi non tutti i giorni. È di gran misura il più blando dei tre.
Come si evince però dall’articolazione in frequenza esemplificata dal wordcloud, pur scrivendo meno è capace di toccare più tematiche e allo stesso tempo di portare avanti le sue campagne (#lavoltabuona):
Ed eccoci al dunque: che facciamo dei nostri tre candidati?
Il candidato Salvini si autoelimina per un linguaggio inadeguato ed una modalità di approccio poco argomentativa.
Il candidato Grillo alimenta forti dubbi sia per il linguaggio che per l’imponente mole di comunicazione riflessa, in caso di assunzione passerebbe una parte significativa della giornata nei social network. Un’ alternativa sarebbe vietarne l’uso ma considerando l’attitudine naturale che dimostra nell’aggregare i consensi e i dissensi nel giro di un paio di giorni partendo dalla sala mensa bloccherebbe l’azienda scalando fino alla direzione.
Preferiamo non rischiare. Renzi, soprattutto in rapporto agli altri due candidati, si presenta come pacato e razionale, è l’unico che possa essere invitato ad un colloquio e procedere nella selezione. Con molta attenzione però all’implosione degli equilibri in azienda: sembra uno che tende a rottamare la dirigenza.
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