A dieci anni dall’apertura del primo account social della pubblica amministrazione dove lavoro, provo a fare una riflessione su quanto è avvenuto dopo di ciò. Lavoro per il più grande ente locale di Roma e vedevo come altre Amministrazioni pubbliche si misurassero con il mondo dei social media. I primi accout aprivano con scopi e finalità […]
Ex prigionieri nelle Terme Euganee
È il maggior bacino termale d’Europa, con acque e fanghi dal potere terapeutico unico. Potrebbe dominare il mercato del settore, invece è una stella cadente che, sorretta da pochissimi albergatori illuminati, sta lentamente risalendo la china. Parliamo delle terme padovane di Abano e Montegrotto, ai piedi dei Colli Euganei. Ai due centri si aggiungono le […]
È il maggior bacino termale d’Europa, con acque e fanghi dal potere terapeutico unico. Potrebbe dominare il mercato del settore, invece è una stella cadente che, sorretta da pochissimi albergatori illuminati, sta lentamente risalendo la china. Parliamo delle terme padovane di Abano e Montegrotto, ai piedi dei Colli Euganei. Ai due centri si aggiungono le terme di paesi più piccoli, come Galzignano e Battaglia, che con i due grossi poli condividono un glorioso passato capitolato sotto i colpi di una politica turistica ingorda e miope.
Quando le Terme predatorie parlavano tedesco
Fino agli anni Ottanta, infatti, le strutture ricettive erano sempre piene, con una presenza di stranieri massiccia. In particolare il pubblico tedesco era il più prezioso e copiosamente rappresentato. La grande efficacia delle cure che venivano rimborsate dal sistema nazionale germanico, il marco fortissimo e una modesta possibilità di scelta nel panorama termale europeo, attiravano flotte di tedeschi ben disposti a spendere anche fuori dagli alberghi. Un atteggiamento “predatorio” da parte di molti albergatori dell’epoca, però, facevano del turista un’inesauribile fonte di guadagno che non doveva essere condivisa. Il protezionismo raggiungeva picchi grotteschi. Un esempio: ogni hotel, durante le lunghe sere d’estate, allestiva i propri fuochi artificiali, senza pensare minimamente di fare rete e realizzare così un unico spettacolo pirotecnico degno di questo nome, che avrebbe indotto il turista a oltrepassare i cancelli dell’hotel e magari a consumare un gelato in città.
Arriva la fine degli anni Ottanta. Il muro di Berlino cade, lo Stato tedesco non rimborsa più le spese termali e anzi chiede ai cittadini sacrifici per rimettere i conti in ordine. Contemporaneamente l’ex Jugoslavia, nel raccogliere i cocci di una guerra lunga e terribile, si lancia nel mercato termale con prezzi stracciati. Nel frattempo anche il turista termale è cambiato. Vuole curarsi ma anche divertirsi, rilassarsi. Si diffonde la cultura della Spa; si vuole far sport, vedere un po’ di mondo.
Ad Abano e Montegrotto il turista tedesco è già stato negli anni trascorsi, spesso ripetutamente, e nessun operatore ha mai organizzato gite fuori porta per fargli godere le bellezze locali: i Colli e i loro vigneti, le incantevoli città murate di Este e Montagnana; l’irresistibile Venezia ad appena una quarantina di chilometri. Niente. Perciò il nuovo turista non trova proprio alcun motivo per tornare in Veneto. E gli alberghi cominciarono a svuotarsi. Basse stagioni infinite. Licenziamenti. Cassa integrazione. Strutture un tempo sontuose cadevano in decadenza. Solo qualche numero: negli anni Ottanta gli alberghi attivi con i relativi trattamenti termali erano 110; davano occupazione a 6.500 persone, con 16.000 posti letto. Oggi le strutture sono 90 e danno lavoro a 5000 professionisti, pur mettendo a disposizione 17.000 posti letto.
Crisi e risalita. Nella piscina più profonda del mondo
La crisi del 2008 segnò la caduta libera del settore. Tra i tanti albergatori non pochi hanno ceduto, anche se molti hanno tenuto duro reinvestendo il modesto incasso nella ristrutturazione dei locali.
Alla fine è arrivata l’intuizione di due imprenditori, padre e figlio, che hanno scelto di ripartire dal rispetto di quel generoso territorio per ridare ossigeno alle terme. Sono Giovanni Boaretto e suo padre, l’architetto Emanuele, presidente di Federalberghi Terme e della sezione nazionale dell’associazione. Nel 2014 hanno inaugurato all’interno del loro hotel Millepini Y-40, la piscina più profonda al mondo: quaranta metri, appunto. Un abisso artificiale che attira sommozzatori da 92 Paesi; è alimentata esclusivamente da acqua termale, che alla sorgente a bocca di pozza ha una temperatura di 87°. 4.300.000 litri di acqua, che dopo un primo processo di riempimento con l’uso di acqua fredda, mantiene la temperatura di 33-34° grazie a un sistema di continuo rabbocco a spreco zero, per il 75% autonomo grazie a pannelli solari di ultima generazione, che nel 2020 lo renderanno completamente autosufficiente.
“Abbiamo voluto coniugare l’elemento della salute con quello del divertimento – spiega Giovanni Boaretto – nella sintesi dell’otium, ovvero l’ozio inteso come dai latini: riposare il fisico per permettere alla testa di pensare, di riflettere. Risanare se stessi con il buon vivere. È la nostra visione di sviluppo 3.0: noi, l’ambiente e la società”.
E il premio non ha tardato ad arrivare. Ogni anno, da allora, giungono circa 100.000 visitatori, che giocano un ruolo rilevante nel risollevare le sorti delle Terme. “Oggi la ristorazione conta un più 5% nell’occupazione”, spiega ancora l’imprenditore. “Abbiamo voluto avviare un processo di collaborazione all’insegna dell’etica, di identità aziendale che deve inserirsi nel territorio, senza ingerenze, ma al contrario arricchendolo. Il nostro vero record, che ci viene riconosciuto sempre di più, è il rinnovamento. Il rispetto dell’acqua termale, che è il nostro tesoro”.
Cruciale la scelta di interazione con i colleghi e ridistribuzione dell’introito turistico. “In passato i ristoratori avevano sofferto molto perché gli hotel avevano scelto di offrire la mezza pensione o quella completa. Ecco: Y-40, per una scelta deontologica precisa, ha un bar, ma non un ristorante. E siamo davvero contenti quando i colleghi ci sono riconoscenti per questo. Altro esempio: vendiamo gadget nei nostri negozi, ma non materiale subacqueo. Chi deve acquistare può uscire e avvalersi dei tanti esercizi commerciali specifici”.
E questa logica di apertura e sinergia con la società e l’ambiente ha rapidamente inglobato collaborazioni con il mondo scientifico e universitario. “Il nostro pubblico è trasversale, perché questa piscina ci permette di portare sott’acqua ciò che è in superficie”, continua Giovanni. “Abbiamo collaborazioni con ricercatori dell’Università di Padova che qui conducono studi sulla fisiologia; con la Marina Militare Italiana e il progetto Altec, che nell’ambito di SkiScubaSpace conduce studi e test medico-scientifici in ambienti estremi, eseguendo in immersione ecografie cardiache e vascolari, doppler, elettrocardiogramma, raggi e risonanze magnetiche”.
Le terme e il turismo globale: minacce e opportunità
Viene da chiedersi quanto sia stato perduto in passato da questo bacino, e perché.
“La lettura è articolata”, spiega l’architetto Emanuele Boaretto. “Con la chiusura del riconoscimento delle terme da parte del Servizio nazionale germanico, quel 75% di turismo tedesco, che era il nostro, preferì le terme aperte in Polonia, Ungheria e nell’Est in generale. Nel 2000 poi arrivarono i voli low cost e si aprì un turismo globalizzato. Il cambio repentino delle condizioni e delle esigenze ci ha colti impreparati. Come conseguenza lasciammo le tariffe ferme, e i margini di guadagno per rinnovare l’azienda furono annullati”.
“È poi mancata la capacità di elaborare le opportunità. Ad esempio, chi non ha niente sul piano paesaggistico punta sull’elemento architettonico. Qui ci sono i Colli Euganei, ma nessuno ha mai organizzato percorsi, passeggiate che avrebbero aiutato tutti. Perché, ricordo: si vende una destinazione. Serve inoltre, sempre, una governance che deve tassativamente dialogare con le aziende, sostenerne l’innovazione, l’amore per il territorio e la vocazione termale. Si noti che il turismo si rinnova tutti gli anni e quindi può dare reddito a tutti. Non solo: a differenza di altre economie, come per esempio quella manifatturiera, il turismo non può essere delocalizzato. Monumenti, paesaggi, terme, non posso essere portate all’estero, come una qualsiasi produzione.”
L’architetto spiega poi come, in questa fase di ripartenza, un’iniezione di ottimismo sia arrivata dal turismo interno, seppur tra non pochi punti nevralgici. “Il mondo termale può rappresentare una risposta all’invecchiamento della popolazione. Negli ultimi anni le presenze italiane sono sensibilmente aumentate, infatti; purtroppo molte componenti non si sono adeguate a questa nuova realtà. Le imposte fiscali sono rimaste oltremodo alte. I mezzi pubblici, come i treni a lunga percorrenza, continuano ad avere biglietti costosi e non competitivi con la concorrenza globale. Parallelamente si è sviluppato il fenomeno dell’abusivismo tra B&B, i bed and breakfast e gli appartamenti affittati da persone che in realtà non vi risiedono, che sono un’autentica industria parallela”.
“Qui c’è un enorme fatturato passato dal bianco al nero. Negli ultimi cinque anni sono più che duplicati. In Veneto si contano 12.000 siti; nella sola Venezia, 5.000. Tutti i Paesi europei stanno cercando di arginare questo danno enorme causato agli imprenditori e all’erario. Berlino multa fino a 100.000 euro i finti B&B. L’Italia è un Paese con centinaia di imprese turistiche. Va benissimo, intendiamo, ma io dico sempre: stesso mercato, stesse regole”. Il presidente di Federalberghi conclude con un promemoria sulle potenzialità economico-sociali del bacino. “Il Governo dovrebbe tener conto dei vantaggi e delle ricadute che le terme hanno su tutto il territorio. Basti pensare che per ogni euro investito nel settore, se ne ricavano 19”.
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