In precedenza, ricorda Tesei, il comitato si era occupato della situazione dello stabilimento di Ripabianca, contestando il metodo utilizzato per le rilevazioni. Adesso l’attenzione è sullo stabilimento di Cannuccia, dove lo scorso ottobre, a causa di un furto di rame che ha interrotto l’erogazione della corrente elettrica al sistema di aerazione, sono morti 240.000 polli, notizia resa pubblica a circa un mese dall’accaduto.
“I conti non tornano. Il comitato per la Vallesina era a conoscenza della moria dei polli già da molti giorni e aveva inviato una lettera alla AST di Ancona e al Comune di Jesi in data 17 ottobre, informando che da voci non confermate era venuto a conoscenza sia di episodi di salmonella, avvenuti nel mese di luglio, che della morte di un numero molto alto di polli avvenuta intorno al 10 ottobre. Alla lettera il sindaco di Jesi ha risposto con una sola riga, dicendo di non aver avuto alcuna notizia dalle autorità di controllo, mentre la AST affermava che a luglio, nelle tre settimane precedenti la macellazione, non veniva riscontrata la presenza di ‘salmonelle rilevanti’. Per quanto riguarda la morte di un gran numero di polli, questa secondo la AST è avvenuta per cause diverse da quelle sanitarie”.
Riguardo alla morte dei polli Tesei rileva alcune criticità: in primis il motivo per cui la notizia sia uscita con un mese di ritardo con le carcasse dei polli già avviate allo smaltimento, in secondo luogo quale protocollo sanitario sia stato seguito dall’AST per verificare le cause della morte dei polli, esaminando tutte le possibili ipotesi ed effettuando tutti i controlli.
“Ci sono degli aspetti che non capiamo”, incalza Tesei. “Uno di natura qualitativa: in un periodo in cui le temperature sono piuttosto basse, il sistema di mancato funzionamento degli aspiratori non può causare l’asfissia se non dopo un lungo tempo. Tutti gli impianti Fileni sono gestiti da remoto, per cui la centrale operativa ha di certo avuto nell’immediato l’informazione che nell’allevamento non ci fosse elettricità. Sarebbe bastato aprire manualmente le finestre per creare il ricircolo dell’aria ed evitare la morte dei polli. Come fanno a morire tutti quei polli in poche ore? La vicenda è molto intricata, evidenziando delle possibili debolezze sulla progettazione degli impianti, che in casi del genere non sarebbero in grado di tutelare il benessere animale. Peccato poi che l’incidente si sia verificato proprio alla fine del ciclo di allevamento, con i polli pronti per essere macellati: il ciclo di allevamento da quanto dice l’AST era iniziato il 15 agosto, e pertanto il 9 ottobre erano trascorsi esattamente i 55 giorni necessari al completamento dei broiler (pollo ad allevamento rapido, N.d.R.) allevati con metodo convenzionale”.
Per Fileni i polli sono morti perché “i danni sono risultati di tale entità da richiedere una lavorazione prolungata, della durata di diverse ore da parte del personale specializzato, al fine di consentire il ripristino dei cavi elettrici di collegamento alla cabina di media tensione e al generatore di emergenza”. Tesei evidenzia inoltre numeri discordanti, con una differenza di 100.000 polli morti – inizialmente 240.000, poi 140.000 – oltre alla mancata entrata in funzione dei gruppi di continuità di cui sono dotati gli stabilimenti.
“Siamo di fronte a un vero e proprio sistema in cui da una parte le autorizzazioni vengono concesse senza un’analisi attenta e seria dei parametri delle emissioni, e dall’altra gli organismi di controllo – AST e ARPAM – non compiono il loro dovere. Fileni ha preso grazie agli aiuti di Stato 30 milioni di euro per il COVID-19 e altri 30 milioni di euro per la guerra in Ucraina; avrebbe dunque delle precise responsabilità sociali”, denuncia l’attivista del comitato per la Vallesina.