Lavoro carcerario

a cura di
Andrea Valente
Nasce in un secolo breve, cresce in quello corrente, ma appartiene a un altro secolo ancora. Pugliese, anche se avrebbe potuto rivendersi con origini più intricate. Studia lettere, parla tre lingue e ne capisce cinque, eventi da CV che punteggiano una vita dedicata alla lettura e alla scrittura – in quest’ordine. Le prime commissioni editoriali le svolge per i compagni di banco; riprende anni dopo occupandosi di correzione di manoscritti, valutazione di testi e scrittura digitale. A nove anni si appassiona alla poesia, a diciannove alla linguistica, a ventinove al vino. Diventa sommelier; su poeta e linguista sta ancora lavorando, e continuerà per molto tempo. Prevede che a trentanove anni si entusiasmerà per il giornalismo, per cui ha scelto di partire con qualche anno di anticipo.
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Lavoro carcerario (o lavoro penitenziario) – 1. Serie di attività professionali svolte all’interno delle carceri, alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria o, più di rado, di un datore di lavoro esterno2. Bene molto richiesto, anche nelle carceri minorili, con cui i detenuti pagano il soggiorno, nonché principale risorsa per contrastare la recidiva. 3. Generatore di mestieri inesistenti altrove, come spesini e piantoni, che il ministero della Giustizia definisce lavoranti, al participio presente.

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