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I corsi di specializzazione non fanno il bravo professionista
Formazione fai da te? Sì, nel turismo. Le competenze trasversali pongono una sfida sempre più difficile alle aziende che forniscono servizi turistici. “Tra formazione e mondo del lavoro c’è un gap e noi per primi cerchiamo di colmarlo – spiega Jenny Ginepro, responsabile selezione del tour operator Eden Viaggi – ad esempio per il nostro profilo […]
Formazione fai da te? Sì, nel turismo. Le competenze trasversali pongono una sfida sempre più difficile alle aziende che forniscono servizi turistici.
“Tra formazione e mondo del lavoro c’è un gap e noi per primi cerchiamo di colmarlo – spiega Jenny Ginepro, responsabile selezione del tour operator Eden Viaggi – ad esempio per il nostro profilo professionale che presenta un maggior numero di dipendenti, l’addetto al booking, abbiamo predisposto un corso di formazione professionale di un mese, in cui insegniamo a leggere un catalogo, a predisporre ed offrire un pacchetto turistico, usando gli strumenti informatici. Si presentano diverse tipologie di persone, ragazzi che hanno maturato esperienza nelle agenzie e nell’hotellerie, li formiamo poi li selezioniamo, per evitare una risposta non congruente con la figura richiesta”.
In Italia lavorano nel settore turistico un milione di persone, pari a circa il 5 per cento dell’occupazione nazionale, tra questi oltre il 60% ha un contratto a tempo indeterminato, il valore dell’economia legata ai servizi turistici è pari al 10 per cento del Pil. Un settore chiave dell’economia nazionale che attira frotte di giovani è anche un affare per chi offre corsi di formazione.
“Il turismo oggi in Italia ha una offerta formativa accademica ancora alquanto cospicua, circa 60 tra lauree triennali, magistrali e master, nonostante la forte riduzione di corsi rispetto a 15 anni fa, circa 150 – spiega Ugo Picarelli, direttore di FareTurismo, il salone romano per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Il contributo formativo dei corsi accademici non è sempre consono alle esigenze delle aziende, che non vengono quasi mai coinvolte nel progettare e condividere i percorsi didattici.
Questo gap si riflette, poi, sui laureati che non trovano immediata spendibilità dei loro curriculum nel mondo del lavoro”. La giungla dei corsi di formazione non legati ad istituzioni scolastiche o universitarie ufficiali contribuisce a peggiorare la situazione. “Per non parlare dell’offerta formativa non accademica, con tante offerte poco qualificate da parte di realtà private, che si sono inserite a vario titolo cavalcando i trend del turismo. Nella proposta didattica occorre fornire agli studenti docenti riconosciuti, competenti e affidabili, contenuti aggiornati e innovativi, efficaci modalità di erogazione dei corsi, esperienze sul campo concrete e davvero utili”, afferma Picarelli.
L’attrattività delle professioni turistiche, legate all’immaginario dei viaggi e alla possibilità di avere relazioni con il pubblico, seguite dal turnover elevato di alcune figure, fa crescere la domanda di formazione, con un maggior numero di iscritti.
“Nella scuola secondaria superiore, relativamente all’offerta formativa da parte della istruzione professionale con i servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera e dell’istruzione tecnica con indirizzo per il turismo, assistiamo ad un notevole incremento di iscritti – conferma il direttore di FareTurismo. Grande attenzione stanno anche riscuotendo i 7 istituti tecnici superiori dedicati al turismo, percorsi biennali post diploma che costituiscono la recente offerta di istruzione terziaria non accademica e che prevedono circa 200 0re di formazione svolte per il 50% da esperti del mondo del lavoro, di cui mille ore di tirocinio in azienda”.
Per trovare una risposta alle difficoltà di avere personale adeguato alle mansioni richieste, nelle Marche, come in altre regioni, gli operatori si sono attivati per creare percorsi formativi che rispondano alle necessità aziendali. “Noi siamo partner dell’Istituto Tecnico Superiore Turismo Marche, neonata e partita a settembre del 2015. Vorremmo che le competenze di chi esce dai percorsi scolastici fossero orientate alle mansioni, che abbiano cognizione riguardo alla struttura aziendale – sottolinea Jenny Ginepro – quando arrivano al colloquio, dato che i ragazzi non hanno la consapevolezza di cosa possono fare nella nostra azienda, di quali siano le mansioni oggettive e circostanziate.
Nel turismo si studiano materie trasversali, a titolo generico economia del turismo con un’infarinatura di gestione economica aziendale, con un percorso orientato. Senza parlare ad esempio dei centri di costo in una struttura come il tour operator, dove si parla di linea di prodotto”. Un tour operator presenta anche trenta diversi reparti operativi, centinaia di fornitori, per cui avere a disposizione un’offerta formativa adeguata alle necessità aziendali diventa la sfida da vincere nel prossimo futuro.
L’innovazione è il filo conduttore che lega tra loro le figure professionali più richieste, come svela Ugo Picarelli. “Nonostante la crisi abbia ridotto le assunzioni nel turismo negli ultimi anni, le nuove competenze legate al web e ai social non hanno esaurito le proprie potenzialità e l’innovazione tecnologica porta sempre più alla diversificazione delle professioni. La conoscenza del web e dei suoi meccanismi, oltre che le lingue – almeno due – sono ormai requisiti indispensabili per entrare da subito nel mercato del lavoro.
Crescono anche le attenzioni sui profili legati alle destinazioni e alle esperienze da far vivere al turista”, spiega il direttore della kermesse romana. “Non sono da trascurare le figure tradizionali, perno dell’accoglienza e dell’hotellerie, quali il concierge, il capo ricevimento, la governante, che trovano la loro evoluzione nelle figure nuove del maggiordomo e del guest relations soprattutto nell’offerta alberghiera di lusso.
Infatti, in Italia lusso e business sono i segmenti che avvertono meno la crisi e sono disposti ad acquisire più di altri nuove risorse umane”.
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