Il lavoro non è finito. È cambiato.

Il lavoro non sparirà, ma cambierà – e cambieremo anche noi. Ivan Ortenzi ha provato a immaginare le nuove competenze di domani

Nel mio primo intervento pubblico tenuto a inaugurazione del mio nuovo ruolo aziendale come Innovation Evangelist affrontai il tema del lavoro, sostenendo che la nostra vera paura riguardo il futuro è dovuta più all’assenza di lavoro che alla sua perdita. Oggi più che mai questo tema è all’ordine del giorno, con le molte analisi, i documenti, le presentazioni e i report compilati dall’università o dalla prestigiosa società di consulenza di turno, che illustrano come le tecnologie più o meno digitali impatteranno sul mercato del lavoro.

Tutte le preoccupazioni sono comprensibili e tutte le ipotesi di incremento delle tensioni del mercato del lavoro sono supportate da analisi condivisibili. Basterebbe considerare che da sempre l’innovazione, tecnologica e non solo, ha determinato impatti sul mondo del lavoro. Questa volta il contesto è accelerato dalla velocità di implementazione e di utilizzo delle tecnologie, che aumenta il divario tra attività e capacità. Ovvero separa nel “lavoro” ciò che si fa da quello che si è capaci di fare, distinguendo l’essere abili dall’essere intelligenti, perché è innegabile che in molti lavori l’applicazione delle tecnologie porta a performance migliori dell’essere umano.

La paura alimenta molte domande: quando le macchine faranno tutto, noi cosa faremo? Che tipo di attività e competenze dovremo presidiare? Come guadagneremo se le macchine sono più economiche, più veloci e più capaci di noi?

No, il lavoro non sparirà: è destinato a cambiare (e a cambiarci)

Da studioso e appassionato di innovazione comprendo questa visione del futuro, ma non la condivido affatto. Lo studio della storia dell’innovazione e dell’evoluzione dell’essere umano mi fa essere ottimista, ma ovviamente non disincantato. Ci saranno nuove regole da approntare, nuove tematiche da risolvere e vecchie regole da rottamare. La mia convinzione positiva si basa su alcuni assunti:

  • Il lavoro è sempre cambiato e con esso è cambiata la società, i mercati e le competenze. Non è un elemento isolato da tutto quello che avviene nell’ecosistema.
  • Esistono al mondo centinaia di lavori terribili, pericolosi, e noiosi e l’obiettivo non è quello di mantenerli, ma di migliorarli e farli evolvere. Questo è quello che è successo anche in passato.
  • All’aumentare delle macchine aumenteranno le persone che lavoreranno con le macchine e per le macchine. Le macchine non sono autosufficienti ed eterne.
  • Affidiamoci all’innovazione, alla capacità dell’essere umano di individuare nuove soluzioni, nuovi bisogni e nuove aree di miglioramento. Questa è la nostra capacità principale, proprio quella che ci distingue dalle macchine e che caratterizza tutto il metodo scientifico. Non ci piace solo capire le cose, ma siamo geneticamente costruiti per migliorarle e per applicare quello che scopriamo per capire nuove cose.
  • Siamo all’inizio di una era tecnologica. Ad oggi, se ci pensiamo, la tecnologia ha ancora un ruolo periferico nelle nostre attività lavorative, nelle nostre esigenze mediche, nei bisogni di divertimento, di formazione, di mobilità e di molte altre aree del nostro vivere. Estenderà la sua presenza e il suo impatto, facendo nascere nuove soluzioni ed esigenze.
  • Gestire le esternalità positive e negative dell’applicazione della tecnologia diventerà un’ingente area di creazione di nuovi lavori e di nuove competenze. Le macchine ci aiuteranno a risolvere molti problemi nella società creando anche nuovi problemi, per i quali le persone dovranno individuare delle soluzioni.

La consapevolezza è che il lavoro del futuro cambierà perché cambierà la nostra vita. Molte categorie professionali scompariranno, molte competenze perderanno il loro valore. L’attenzione andrà riposta su coloro che faranno fatica a adattarsi al cambiamento delle regole e dovranno imparare dinamiche che non capiscono.

L’unica cosa certa è che il lavoro non scomparirà, e con esso non scomparirà l’esigenza dell’essere umano di applicarsi e di godersi il tempo libero. Magari avremo molto più tempo libero o avremo nuove tipologie di tempo individuale e collettivo. In futuro, il lavoro continuerà a essere al centro del nostro vivere, del nostro essere umani, dei nostri sogni e delle nostre aspirazioni; ma non sarà il lavoro che conosciamo o facciamo ora.

Le nuove forme del lavoro e del tempo libero

Per questi motivi sono onorato e contento di iniziare la collaborazione con SenzaFiltro, che ha fatto del Lavoro (con la lettera maiuscola) nelle sue molteplici forme la sua linea editoriale. In particolare, mi piacerebbe aprire un luogo di confronto e di analisi delle nuove forme del lavoro e del tempo libero, o diversamente libero.

Vorrei iniziare questo dialogo proponendovi dieci nuovi lavori che ipotizzo potranno nascere nei prossimi anni – non immagino una scadenza – incrociando le tendenze della tecnologia, della società, dei comportamenti, delle conoscenze. Non ho pretese di esaustività, anzi il mio è un esercizio aperto e queste sono le prime dieci suggestioni, alle quali ne seguiranno altre.

L’esigenza giornalistica della sintesi poco si concilia con l’analisi di realtà oggettive, quali ad esempio l’invecchiamento della popolazione, il populismo, l’ambientalismo, la migrazione, l’IA, la genetica, le scoperte spaziali, la fisica e il computer quantistico, le biotecnologie, la cyber security, il 5G e il mondo dei videogiochi. In questa analisi ho provato ad andare in un orizzonte temporale che possa unire innovazione, curiosità, visione, bisogni economici, dinamiche sociali, e infine il loro impatto sulle aziende. Sono anche lavori che le aree HR delle aziende avranno o potranno avere nel proprio radar.

Spero che i posteri un giorno possano leggere questo articolo e ritrovarsi magari non su tutti e dieci, ma anche solo in uno di essi.

Proviamo a immaginare le nuove competenze e giochiamo a dar loro un nome

  1. Urban vertical farmer – Contadino e tecnico dell’agricoltura idroponica in verticale in città. Le vertical farm caratterizzeranno la nuova architettura urbana. I centri di autoproduzione di piante e ortaggi saranno integrati negli edifici residenziali, non creando situazioni ibride della destinazione d’uso dell’edificio stesso. Queste strutture necessiteranno di manutenzione e di competenze realizzative capaci di affrontare problemi di luce, costruzione, design, sostenibilità ed energia, per citare i principali.
  1. Body parts maker – Costruttore di parti del corpo. I notevoli progressi compiuti dalla medicina nell’espianto e trapianto di organi potranno essere sostituiti dalla capacità di creare parti del corpo sia artificiali sia prodotte utilizzando cellule riceventi. Occorrerà innanzitutto capire come siamo fatti oggi per definire le condizioni e i tempi di “fabbricazione”. Un campo in cui entrano in gioco molte competenze complesse; non solo in una logica di “sostituzione” di parti danneggiate, ma anche per aumentare e migliorare le performance di alcuni organi per risolvere altri problemi.
  1. 100 Years Specialist – Specialisti degli ultracentenari. La combinazione di differenti fenomeni porterà al progressivo invecchiamento della popolazione e a un numero crescente di ultra o quasi centenari. In futuro le nostre vite saranno estese e redistribuite nei flussi dei tempi: non avremo età come le conosciamo adesso, e sarebbe impensabile riproporre una “terza” e “quarta” età come le conosciamo ora. Sarà importante affiancare e supportare le persone in queste fasi delle loro vite per coinvolgerle in modo attivo e appagante a qualsiasi età. Un impegno che coinvolgerà le comunità locali e nuovi professionisti multidisciplinari.
  1. Brain Tech Expert – Esperto della tecnologia del cervello. Se lo spazio attira l’attenzione degli esploratori, la mente attira l’attenzione di chi vuole capire come funzioniamo, alla perpetua ricerca non solo dei meccanismi del pensiero, ma anche di come possiamo utilizzare la tecnologia per migliorare le nostre capacità, comprese quelle di relazione con la tecnologia stessa. Sono molte le attuali iniziative imprenditoriali che stanno lavorando su concetti quali mind uploading, brain cloning, neural networking e dream hacking. Queste potranno dare origine a professionalità dedicate alle tecnologie e alle funzioni cerebrali.
  1. Nanotechnology doctor – Medico personale delle nanotecnologie. La personalizzazione della medicina è la grande frontiera dell’industria farmaceutica. Non dimentichiamo che il grande sforzo che si è compiuto per la ricerca del vaccino COVID-19 (a base di RNA messaggero)avrà un impatto ingente sulle altre aree della medicina e sulle modalità della medicina. L’estensione dell’applicazione delle nanoscienze alle nanotecnologie è il primo passo. Il crescente interesse per le future applicazioni mediche della nanotecnologia sta portando alla nascita di un nuovo campo chiamato nanomedicina. La nanomedicina deve superare le sfide della sua applicazione, migliorare la comprensione delle basi fisiopatologiche della malattia, offrire opportunità diagnostiche più sofisticate e produrre terapie e proprietà preventive più efficaci. La tecnologia molecolare è destinata a diventare la base della medicina del XXI secolo, aprendo nuove frontiere al lavoro e alla specializzazione.
  1. Personal Data Advisor – Consulente dei dati personali. In questi giorni tutti noi o quasi abbiamo letto questo messaggio apparso sui nostri smartphone: “WhatsApp sta aggiornando i propri termini e l’informativa sulla privacy”. Toccando ‘accetto’, si accettano i nuovi termini e l’informativa sulla privacy, che entreranno in vigore l’8 febbraio 2021”. Un messaggio che ci ricorda l’importanza e il valore dei nostri dati personali. Quest’area d’attenzione continuerà a crescere, perché continuerà a cresce il valore dei nostri dati. Un valore che diventerà sempre più “moneta economica”, e rappresenterà sempre di più l’elemento essenziale di molti business model. Oltre al consulente degli asset finanziari avremo anche un consulente dei dati, che amministrerà le nostre informazioni. Scambierà i dati per nostro conto e dovrà massimizzare il loro valore, relazionandoci con le aziende che ne avranno bisogno. Definirà prezzo, accordi, ricerca di nuove offerte e si occuperà di spiegarci le opportunità; fino a garantirci l’oblio, se lo richiederemo.
  1. Chief Trust Officer – Responsabile della credibilità dell’azienda. Etica, sostenibilità, purpose, why, comunicazione, marketing, post sui social, diversità, inclusione, equità, benefit corp e crisis management: se veramente crediamo al contenuto dei concetti presenti in questo breve e non completo elenco allora dobbiamo pensare che le aziende avranno una grande esigenza di credibilità. Occorrerà mettere ordine e struttura a comportamenti, valori, iniziative e conseguenze dell’applicazione concreta di richieste che il mercato non vuole più rimandare. Il mercato, sia con i clienti che con le risorse interne, chiederà sempre più manifestazioni e attestati di credibilità alle aziende.
  1. Guardian of robots – Tutore dei diritti dei robot. Un tutore dei diritti dei robot si occuperà delle questioni etiche associate all’intelligenza artificiale, ai robot, alle tecnologie cyborg e alla realtà aumentata/virtuale. La loro attività sarà richiesta da istituzioni e imprese nelle quali l’implementazione delle tecnologie creerà scenari controversi in cui vi sono implicazioni etiche, organizzative e nuove dinamiche di relazione uomo/macchina. Le soluzioni adottate comprenderanno considerazioni sui diritti dei robot, sui doveri delle persone che avranno obblighi morali nei confronti delle macchine e la moralità dei robot. I risultati principali riguarderanno la prevenzione delle iniziative legali, la costruzione di un contesto di sicurezza nella relazione uomo/macchina e la trasparenza delle informazioni. Gli esperti di etica robotica capiranno la logica e il modo in cui interagisce con le emozioni, le credenze e gli standard morali umani. Ascolteranno una varietà di opinioni diverse basate su molteplici approcci logici e filosofici e le valuteranno in modo equo. Avranno eccellenti capacità analitiche e una comprensione contemporanea dell’etica applicata alle tecnologie digitali.
  1. Immersive world architect Architetto della realtà immersiva. Spesso ho occasione di affermare che siamo in un’era caratterizzata dall’economia dell’esperienza. Tutte le aziende sono impegnate nella creazione di esperienze sia per i clienti sia per i propri dipendenti. Le esperienze necessitano di alcuni elementi base: i contenuti, la storia e i canali attraverso cui si vive l’esperienza. Saranno sempre più importanti coloro che, capendo le potenzialità delle nuove tecnologie, costruiranno nuove esperienze. Edge computing, nuovi schermi, 5G, potenza di calcolo, impatteranno in modo radicale su AR e VR, portandole a un livello superiore: quello della realtà immersiva. Occorrerà disporre di un team eterogeneo, multidisciplinare e coordinato capace di costruire luoghi da distribuire e ricombinare nelle differenti situazioni e per i differenti scopi; ad esempio formazione, vendita, intrattenimento e comunicazione.
  2. Fusionist Expert. Gli esperti di metodologie “fusion” applicheranno strumenti e approcci progettuali per ibridare, mixare, unire e integrare professionisti di arte, ingegneria, ricerca, scienza e altre discipline, con l’obiettivo di individuare e generare idee, esperienze e soluzioni innovative a problemi complessi. Saranno il ponte tra persone con conoscenze disciplinari specialistiche e si occuperanno di fondere le conoscenze e le abilità di diversi membri del team per creare un approccio pragmatico e operativo. Dovranno disporre di capacità organizzative di gestione dei progetti, essere eccellenti comunicatori, dimostrarsi capaci di comprendere concetti tecnici di diverse aree disciplinari, essere aggiornati sulle ultime tecnologie e sugli sviluppi della ricerca nelle loro aree di interesse.

Ho deciso: abdico da Innovation Evangelist e intraprendo la carriera di Chief Fusionist Officer!

Photo credits: www.dzone.com

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