Un articolo per riassumere tutta la storia di Pamela Prati con l’inesistente Mark Caltagirone? No grazie. Non è quello che ho proposto alla redazione di Senza Filtro, e non intendo propinare ai lettori la sinossi della soap più discussa del momento. Vorrei iniziare una riflessione, piuttosto: sull’ecologia. L’ecologia della comunicazione, o se preferite delle comunicazioni. […]
Le competenze steam che ridisegnano il nord est
Lavoro futuro e futuro del lavoro: il primo risponde alle esigenze delle imprese sollecitate dalla rivoluzione tecnologica; il secondo è il panorama che s’intravede all’orizzonte della nuova economia della conoscenza. L’imperativo dell’attuale imprenditorialità è quello di correre nel campo STEM – vale a dire di istruire i giovani nelle palestre intellettuali di Scienza, Tecnologia, Ingegneria […]
Lavoro futuro e futuro del lavoro: il primo risponde alle esigenze delle imprese sollecitate dalla rivoluzione tecnologica; il secondo è il panorama che s’intravede all’orizzonte della nuova economia della conoscenza. L’imperativo dell’attuale imprenditorialità è quello di correre nel campo STEM – vale a dire di istruire i giovani nelle palestre intellettuali di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. L’ascesa dell’Intelligenza Artificiale e della Trasformazione Digitale ha messo in difficoltà il Saper Come Fare, che nascerà a una nuova vita solo accoppiandosi con il Saper Come Pensare, Immaginare e Comprendere. Uno stare insieme che richiede familiarità con le arti.
STEM cambia in STEAM (l’insieme di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e le Arti), che rompe con la tradizione. Gli innovatori dirompenti subentrano agli incrementalisti nel mondo transdisciplinare di STEAM, che oltrepassa le demarcazioni scientifiche per conseguire risultati differenti da quelli che si otterrebbero sommando le varie competenze individuali.
Da competenze STEM a competenze STEAM: il Nordest d’Italia in mezzo al guado
Nel nostro Nordest, seconda potenza produttiva in Europa dopo la Germania, è in corso un rivolgimento. Questa macroregione conta un numero significativo tra le migliori aziende europee nel campo della meccatronica e dell’automation. Aziende come Ferrari, Lamborghini, Ducati, Luxottica e tante altre sono titolari di una tradizione che coniuga arte, artigianato e tecnologia. In Trentino, la prossimità dell’arte al business è oggetto di esplorazione e sperimentazione da parte di artisti il cui apprendistato avviene nella culla dell’artigianato. Così il futurista Fortunato Depero, le cui prime esperienze si forgiarono lavorando da apprendista in un laboratorio artigianale per la lavorazione del marmo, arrivò a disegnare simboli grafici e caratteri tipografici per prodotti industriali.
Ai giorni nostri, l’artigiano tecnologico trentino Ignazio Pomini ha contribuito alla creazione di brand nell’occhialeria (.bijouets) e nell’illuminazione (.exnovo). Come al tempo delle botteghe rinascimentali, nel laboratorio di Pomini la contaminazione di abilità e saperi diversi trasforma una piuma in una lampada che è un vero e proprio oggetto artistico. Questo manufatto è prodotto dalla tecnologia di stampa 3D: è un file elettronico 3D trasformato in una parte solida. Grazie al metodo di fabbricazione, ciascun manufatto è un pezzo unico.
Le imprese nordestine sono impegnate in processi incrementali che migliorano attraverso l’esperienza, volti a ridurre i costi unitari di produzione e a svolgere il lavoro con maggiore precisione e rapidità. Immerso in questa realtà, il lavoratore prende l’esca della tecnologia, ma non vede la lenza. C’è ora uno scenario che si scorge proiettando la nozione di valore del lavoro al di là della copertura dei costi aziendali. Le notizie inattese sostituiscono la prevedibilità. Da queste, la creazione di contenuti che scaturiscono dall’apprendimento sovversivo concepisce prodotti completamente diversi da quelli esistenti. È così che l’industria dei contenuti cattura l’industria manifatturiera, e tra le tante “forze di lavoro” spicca quella del professionista innovativo dei contenuti, che infligge un colpo mortale alle aziende che non ripensano il loro tessuto imprenditoriale.
Startup si stanno formando attorno alle aziende leader del Nordest, accompagnandole nei loro processi di crescita. Nel fiorente vivaio dell’innovazione non mancano i casi di nuova imprenditorialità tecno-umanista. I musei e le opere d’arte che punteggiano quel territorio – si pensi a Venezia con l’Ingresso al Canal Grande del Canaletto e a Padova con la Cappella degli Scrovegni, che presenta il celebre ciclo di affreschi di Giotto – mirano a valorizzare l’incontro tra scienza, tecnologia, arte e nuova imprenditorialità. Forti del loro successo, le aziende manifatturiere, sono spinte a pensare fuori dagli schemi e, per questo motivo, ad adottare un approccio transdisciplinare alle loro avventure oltre l’orizzonte visibile.
Dai Contamination Lab (“ambienti innovativi di apprendimento interdisciplinare aperti a tutti e disegnati per aiutare studenti, città e territorio”) degli atenei di Padova e Verona ai licei scientifici Copernico e Mattei e al liceo internazionale di Bologna che prende proprio il nome di “STEAM”, nella macroregione del Nordest italiano è appena iniziata una rivoluzione culturale con classi sperimentali, dove i docenti guidano gli studenti lungo sentieri da esplorare per risolvere problemi. È così che il fast food dell’insegnamento di massa cede il passo alla personalizzazione dell’apprendimento a fini creativi. Non cadere nella trappola della memorizzazione, impegnarsi nell’esplorazione transdisciplinare, praticare competenze trasversali, coltivare il pensiero divergente, mettere alla prova le abilità creative, allenarsi alla comunicazione empatica e alla negoziazione e misurarsi con la leadership dovrebbero formare un bel grappolo di vantaggi.
In Silicon Valley i coreografi sono anche ingegneri
Social media, cloud computing, scienza dei dati e, ancora, tecnologie mobili, Internet delle cose, blockchain e intelligenza artificiale: questa è una stagione di luce e di tenebre, età della saggezza e della follia, momento migliore e peggiore per vivere. Così si esprimeva Charles Dickens andando con la mente al tempo della Rivoluzione francese. Per volgere le cose al meglio, è bene prendersi per mano con l’obiettivo di risolvere il vero problema che, secondo lo psicologo del comportamento Burrhus Frederic Skinner, “non è se le macchine sappiano pensare, ma se gli uomini lo facciano”.
Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica che si sposano con le arti si affacciano alla finestra del futuro del lavoro. Sono ben visibili i protagonisti della nuova economia della conoscenza, fondatori e leader imprenditoriali che hanno studiato letteratura e storia (è il caso di YouTube), scienze politiche (Pinterest), design e arte (Airbnb).
In Silicon Valley, culla del digitale, le imprese assumono artisti e persone di estrazione umanistica per aiutare a riconfigurare i movimenti dei robot in conformità con i modi di pensare, sentire e agire della natura umana. Accade così che giovani coreografi partecipino al dottorato di ingegneria meccanica dell’Università di Stanford e conducano ricerche sui movimenti dei robot funzionali al comportamento umano. L’alleanza tra Arti, Scienza e Robotica preannuncia il futuro del lavoro. Grazie a questo connubio, la creatività potrà essere protagonista principale sulla scena dell’ingegneria e degli usi della tecnologia incentrati sull’uomo.
La personalità del lavoratore, moderno polimath
Siamo all’alba di un nuovo Rinascimento che, al pari del suo precursore quattrocentesco e cinquecentesco, relega negli archivi storici la rappresentazione del lavoro che oscura la personalità del lavoratore. La figura che si profila è un moderno polimath, eccentrico e poliedrico, che spazia in ampi e diversi campi di studio e di lavoro, applicando modelli mentali che li collegano.
Il lavoratore diventa creatore e propagatore di idee, mettendo a frutto il dono della sua mente intuitiva. La sua capacità di ideare che dà significato e quindi valore al lavoro è al centro della scena. Non c’è più da servire, adorandola, la gerarchia burocratica del posto di lavoro. Titolari di idee che trasformano in azioni, i lavoratori si connettono agli acquirenti tanto da co-creare con questi ultimi prodotti e servizi. La società dei manager e degli impiegati retrocede mentre, facendo leva sul crescente potere delle nuove tecnologie, avanza la comunità di quanti fanno da sé: i “DIY (Do-It-Yourself)-ers”, come hanno argomentato Diamandis e Kotler (Abundance. The Future is better than you think, Free Press, New York, 2011).
Il futuro del lavoro disegna il ritratto dell’ideatore che abbatte le barriere disciplinari, così generando tensioni creative, conversa per espandere la conoscenza e fa leva sulle idee adiacenti alle sue per innescare innovativi processi imprenditoriali.
Photocredits: Padovacultura.net
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