Il personale medico-ospedaliero, quindi, non riesce più a far fronte a una mole di lavoro ingestibile.
“I colleghi dell’emergenza-urgenza, territoriale e ospedaliera, salvano vite”, spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO). “Lo fanno in condizioni organizzative molto difficili, legate alla carenza dei medici, del personale sanitario, ma anche a un’organizzazione che non ha consentito di regolamentare gli accessi al pronto soccorso, che spesso viene intasato dai cittadini, i quali, per ottenere una prestazione più rapida, a causa anche delle liste d’attesa bloccate, vi si rivolgono in modo improprio, rendendo difficile curare le reali urgenze. I turni massacranti, lo stress dovuto alle condizioni di lavoro, il rischio di denunce temerarie, le aggressioni – che sono frequentissime in questo ambito – rendono sempre più difficile il lavoro nell’emergenza-urgenza”.
“Proprio per questo abbiamo apprezzato gli interventi del ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha previsto già da quest’anno, incentivi economici e di carriera per chi presta la propria opera nei pronto soccorso. Incentivi che, per non creare disparità tra professionisti, andrebbero estesi anche al sistema del 118.”
Quando il discorso verte sui cosiddetti medici a gettone, il presidente Anelli sottolinea che “il loro impiego non è regolamentato ed è un’aberrazione del sistema. I contratti sono libero-professionali, e molti sanitari stanno decidendo di passare con le cooperative perché ci possono essere guadagni maggiori nell’immediato, sebbene manchino le garanzie dei contratti di lavoro ordinari come la malattia, le ferie e la maternità, che sono tutte a carico del professionista. In questo modo anche i costi per il Servizio sanitario nazionale si moltiplicano, mentre il sistema di cure si depaupera in termini di continuità delle terapie e, se i medici non vengono scelti in base alle loro specializzazioni, anche in termini di qualità”.
Ma per ridurre il ricorso ai gettonisti e arginare il fenomeno (compreso l’impiego dei medici pensionati o non specializzati), da dove bisogna partire? “Servono delle regole che le cooperative si devono dare, certe e uguali, e devono valere per tutti i professionisti che lavorano nel Servizio sanitario nazionale”, risponde il presidente FNOMCeO.“Proprio con l’obiettivo di regolamentare il sistema abbiamo recentemente firmato, insieme alla FNOPI (Federazione degli Ordini delle Professioni infermieristiche) un accordo con Confcooperative per portare avanti questa battaglia, che ha visto anche l’intervento del Governo”.
“Va inoltre introdotta la possibilità di ricorrere a prestazioni aggiuntive da parte di medici già integrati nel SSN, per valorizzare il loro ruolo e ridurre il ricorso ai gettonisti. Questo potrebbe già essere attuato con un emendamento al DL Bollette. Parallelamente, occorre rendere attrattivo il Servizio sanitario nazionale per frenare l’emorragia di professionisti. Occorre equiparare gli stipendi di medici e infermieri agli standard europei, migliorare le condizioni di lavoro e la sicurezza degli operatori. La sanità pubblica non è un costo da tagliare ma un investimento, oltre a essere l’indicatore per eccellenza del grado di civiltà di una nazione.”