Microsoft Mesh, in azienda ci va l’ologramma. Altro che robot

L’avvento della nuova piattaforma Microsoft promette di rivoluzionare le riunioni online con l’impiego di ologrammi: gli incontri digitali sostituiranno quelli in presenza, nelle aziende? L’abbiamo chiesto al sociologo Giorgio Gosetti dell’Università di Verona.

“La relazione fisica ha un margine di imprevedibilità superiore a quello di queste tecnologie, a maggior ragione nelle riunioni di approfondimento”. Risponde convinto Giorgio Gosetti, professore associato di Sociologia del lavoro all’Università di Verona, quando gli chiedo un’opinione sull’avveniristica Microsoft Mesh.

Che cosa bolle in pentola? Come riporta Ansa, il colosso informatico americano ha presentato, durante la prima giornata dell’evento digitale Ignite 2021, una nuova piattaforma per incontri virtuali, capace di agevolare ancora di più l’interconnessione durante le riunioni in video. Lo strumento è addirittura in grado di riprodurre i partecipanti in forma 3D, collegando di fatto mondo fisico e digitale.

Da persone a ologrammi: che cosa ci fanno le riunioni a distanza

Un notevole balzo in avanti. “Tuttavia l’innovazione nasce molte volte dall’imprevedibile, che l’inflessibilità degli strumenti informatici, per quanto evoluti siano, non garantisce. Non è facile replicare determinate situazioni di vita su supporti diversi dalla realtà fisica”.

D’altro canto, come direbbe il grande sociologo McLuhan, lo strumento è il messaggio, e di questi tempi il digitale rappresenta anche uno stimolo per le organizzazioni nell’affrontare un necessario cambiamento culturale. La riprova è certificata, nell’ultimo anno, dalla rincorsa delle aziende all’implementazione continua di software dedicati alle riunioni a distanza, per migliorare la comunicazione tra colleghi costretti alla lontananza fisica.

Un modo di intendere il lavoro totalmente diverso dal passato, ma una novità assoluta solo per alcuni. Com’è noto, le imprese più attente hanno introdotto con lungimiranza applicazioni utili a rendere flessibili riunioni e modalità di incontro già prima del 2020. La pandemia ha solo velocizzato il processo generale, scandendo i tempi di una trasformazione indispensabile.

Oggi, arrancando su aspetti tutt’altro che secondari come le competenze informatiche e la cultura sullo smart working, più o meno tutti si sono attrezzati per utilizzare alla meno peggio le piattaforme disponibili sul mercato. Si è strutturata, a prescindere dal modus operandi, un’ostinata rincorsa allo sviluppo tecnologico, in uno sforzo collettivo per rimanere al passo con i tempi.

Nessun dubbio, quindi, che anche Microsoft Mesh troverà nei prossimi mesi terreno fertile all’interno delle organizzazioni, soprattutto per quanto riguarda riunioni e conferenze. La domanda principale da porsi è però un’altra: che cosa cambia in termini di relazioni sociali rispetto agli incontri in presenza? “Nonostante sia argomento di grande attualità, non c’è molta letteratura in giro. L’unica certezza è che questa pandemia ci ha messo di fronte a nuova modalità organizzativa. Anche all’università siamo stati costretti a reinventarci”, racconta il professor Gosetti.

C’è riunione e riunione. Quando usare il digitale e quando incontrarsi dal vivo

Sono pochi i dati di ricerca sul tema, anche se alcuni aspetti stanno emergendo con chiarezza e non tutti, sembrerebbe, sono negativi.

Quest’ultimo periodo, dopo lo shock iniziale legato in parte alla costruzione delle competenze tecniche, ci ha insegnato molto. Persino nell’acquisire maggiore consapevolezza del mezzo, caratteristica fondamentale per sfruttarne al meglio le potenzialità. Ecco perché sono convinto che, al termine di questa situazione emergenziale, nulla tornerà come prima. Non ha più senso spostarsi in massa per un semplice ordine del giorno. Piuttosto si organizza una Zoom o una Teams, armi potentissime da utilizzare come facilitatori degli incontri interlocutori. Penso che i primi approcci di superficie, come le riunioni introduttive, siano favoriti dalla tecnologia.”

Se gli strumenti condizionano i rapporti, non trovo conveniente abbandonare del tutto gli incontri in presenza. “Infatti, come ho detto, in futuro non vedo questa opportunità come alternativa al tessuto relazionale fisico. Tessuto che rimane basilare, e lo sostengo da sociologo, sui luoghi di lavoro. Intendiamoci, attraverso le videochiamate manca l’interazione vera, un dialogo di senso costruito grazie a conversazioni dense di corporeità. In buona sostanza mancano, almeno in parte, le dinamiche del ‘già che ti vedo, già che sei qui’”.

Cioè? “Nelle riunioni virtuali non è chiara, per dirne una, l’espressione del volto sconcertata se qualcosa non funziona. Quante volte durante le interazioni in presenza emergono riscontri dalla mimica facciale, ancor prima della verbalizzazione? Tutte queste cose negli incontri a distanza sono senza dubbio più sfumate”.

Dal punto di vista della comunicazione mi sento di dire che, spesso, questi supporti digitali riescono però a riprodurre con discreta qualità non verbale e paraverbale. “Affermazione interessante, anche se da dietro lo schermo si tende a seguire schemi rigidi, tono e volume della voce compresi. Inoltre abbiamo l’attitudine, in modo inconscio, a offrire la versione migliore di noi, con poca naturalezza. A completare il tutto non dimentichiamo i possibili problemi di connessione. A volte, per esempio, non capisco se mi trovo di fronte a un viso corrucciato o a un’immagine bloccata”.

Microsoft Mesh: le nuove piattaforme sostituiranno gli incontri in presenza?

Tuttavia, il dubbio che l’avvento di Mesh e degli ologrammi sia in grado di superare questo limite rimane.

“Valuteremo a tempo debito. Io, comunque, rimango ancora molto legato alla relazione diretta, che non può essere trasferita su strumenti di questo tipo. A mio avviso, per quanto evoluta sia la proposta tecnologica, rimane invariata la formattazione della situazione relazionale. Mi permetto, a proposito, di consigliare un libro: Le vie della sociologia. In questo testo l’autore, Franco Crespi, spinge molto sulla dialettica tra determinato e indeterminato. Quando parliamo di determinato il riferimento è all’istituzionalizzazione della società, al modo in cui è costruita la famiglia, agli usi e costumi, anche alle prassi tecnologiche che stiamo strutturando in quest’epoca. Ma di fatto, dice Crespi, il nostro vero spazio di libertà è legato alla possibilità di creare indeterminatezza sociale, cosa piuttosto difficile con gli strumenti digitali. Mesh compreso”.

Indeterminatezza sociale? “Esatto. La capacità di uscire da un contesto predefinito. Per esempio, se questa conversazione fosse in presenza anziché telefonica sarebbe già diversa. Avremmo in più una reazione visiva, da sommare alla reazione del corpo. Potremmo così intercettare le nostre soggettività e metterle in relazione. Su queste dinamiche nasce il senso dello stare al mondo. L’interazione fisica e visiva diventano insieme costruzione di senso. Francamente tutte le piattaforme oggi in voga riducono la relazione intersoggettiva, che ha bisogno di corporeità. Il grande rischio di Mesh, Teams, Zoom, Google Meet e di tutte le altre applicazioni è di aumentare la parte procedurale a sfavore della parte imprevedibile”.

Questa è la chiave di volta. Chi si occupa di risorse umane sa che è importante generare relazione, non solo mere procedure. Chi è bloccato sulle prassi fatica a sviluppare. Non a caso lo strumento più importante per un direttore del personale di stabilimento è la scarpa antinfortunistica. Muoversi e creare idee di riunione sul vissuto è una priorità. “Spunto in linea con l’importanza della corporeità e della densità di relazione. Ma, ripeto, non demonizzo lo strumento digitale. Oggi ci risolve una quantità di problemi enorme. Bisogna solo saperlo dosare, dobbiamo imparare a controllarlo”.

Forse la verità sta nella classica zona di grigio. In futuro dovremo capire quando vale la pena organizzare una riunione in presenza e quando no. Un incontro introduttivo, un collegamento di feedback tra colleghi, tanti colloqui individuali e alcuni percorsi di formazione possono continuare a distanza, anche dopo la pandemia. Questo ci aiuterà a colmare la lontananza mantenendo un discreto grado di comodità e sostenibilità. Dovremo imparare a utilizzare ogni aggiornamento tecnologico in maniera mirata.

Senza dimenticare che la relazione fisica genera creatività.

Photo credits: theverge.com

Articolo redatto come elaborato finale del “Corso di giornalismo” organizzato a febbraio 2021 da SenzaFiltro.

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