Il contratto nazionale è stato rinnovato da poco, e dal 1 luglio 2022 per chi lavora nel settore laterizi si va da una retribuzione di 950 euro a una di 2.250. Un capo cantiere con anzianità arriva in generale a guadagnare oltre i 2.000 euro al mese; un elettricista con quindici anni di servizio arriva a stento a 1.500 netti.
Dal 1 luglio 2023 nell’edilizia-artigianato il settimo livello contrattuale arriverà a 1.900 euro, mentre il primo sarà di 950. Saranno previste la tredicesima e la quattordicesima, scomparse da altri contratti, assieme alla cassa mutua e al sostegno. L’obiezione a questo punto è che la scarsa attrattività di questo settore sia legata al fatto che si tratti di un lavoro troppo faticoso e poco creativo.

“Questo – continua Bigazzi – è un falso mito. Dal 2000 in poi con le nuove tecnologie il peso del lavoro è diminuito; il carico massimo che si solleva è di 25 chilogrammi. Ritengo sia una professione che può essere esercitata anche dalle donne, che oggi nemmeno vi si avvicinano. In tutta la provincia di Arezzo non abbiamo nemmeno un’iscritta alla cassa edile”.
E questo potrebbe diventare un problema in sede di PNRR, come segnala la Corte dei conti. Il rischio è che la sola presenza di uomini, in un comparto che è fondamentale per il Piano, abbassi le quote di donne richieste dall’Europa, mettendo a rischio i fondi.
L’altro tema è quello della sostenibilità, che passa per forza dall’edilizia. “Non è più un lavoro ripetitivo e poco creativo. Oggi stiamo lavorando su alcuni intonaci alla canapa naturale, che un domani garantiranno emissioni zero, e non sono così semplici da gestire. Basti pensare alla partita del Superbonus, che ha richiesto nuove competenze che non sempre c’erano”.