Il ruolo e l’efficacia dei navigator al netto della narrazione negativa. SenzaFiltro consulta la loro neonata associazione nazionale e due testimonianze dal Veneto: “Dove c’è dialogo con le aziende le cose funzionano, ma forse a Confindustria interessa solo dimostrare l’inutilità del nostro operato”.
Navigator addio. Agenzie private per il lavoro, panacea di tutti i mali?
L’odissea delle figure più dibattute che hanno accompagnato il RdC si è conclusa. Ecco chi prenderà in carico le sorti di “occupabili” e disoccupati: lo scenario dei prossimi anni, dal progetto di ANPAL all’abolizione dei sussidi.
“Andate a sentire gli operatori dei CPI: molte volte non sanno come fare senza di noi. E noi rimaniamo a casa. Le nostre emozioni sono rabbia e disgusto.”
Senza troppi giri di parole Matteo Diomedi, navigator marchigiano e presidente di A.N.N.A., lo ha dichiarato in un’intervista di qualche mese fa per SenzaFiltro. Già, perché loro le hanno davvero provate tutte per dimostrare di aver acquisito competenze importanti e utili all’attuale contesto storico, in materia di politiche attive.
E invece non è bastato fondare un’associazione nazionale per comunicare meglio il loro punto di vista, scrivere un libro a più mani per raccontare le attività e le difficoltà quotidiane, lavorare a un report che analizza in modo oggettivo obiettivi e risultati, e addirittura provare il frullatore mediatico della prima serata (stoico, nel maggio 2021, l’allora responsabile della comunicazione Antonio Lenzi da Giletti a Non è l’Arena). All’opinione pubblica non è arrivato niente. La cattiva nomea degli esordi è rimasta tale per la maggioranza degli italiani.
Così i navigator, nonostante gli sforzi, per lunghi tratti del dibattito nazionale sono rimasti afoni e senza identità (come capita da sempre ai migranti), riuniti in una massa indistinta e senza la possibilità di offrire degno contraddittorio o approfondimento alla superficiale versione da “campagna elettorale”. Quale? “L’Italia è un Paese pieno di svogliati cultori del divano e le imprese non trovano lavoratori a causa del Reddito di Cittadinanza”.
Gioco troppo facile per politica e gran parte dei media, abili ad apporre un’accezione negativa a un nome magari non del tutto azzeccato, in modo da confezionare il capro espiatorio perfetto per attaccare chi, sparandola grossa, aveva dichiarato di abolire la povertà.
Cronaca della fine dei navigator. E adesso?
Il problema è che nel 2019, dietro questa enorme cassa di risonanza delle semplificazioni, si era formato un gruppo di professionisti intenzionato a contribuire al miglioramento delle politiche attive e del servizio pubblico in generale, oltretutto grazie a un regolare e tutt’altro che scontato percorso di selezione. Persone giovani, preparate e con importanti percorsi di studio alle spalle.
Insomma, malgrado le premesse ne è nata una grottesca epopea durata tre anni che il nostro giornale ha raccontato e accompagnato. Dalla partenza sciancata e difficoltosa nell’autunno del 2019 dei 2.980 navigator alle prime denunce pubblicate sulla nostra sezione dedicata al whistleblowing, nel febbraio 2021; poi tutto il susseguirsi di proroghe e tira e molla, dall’ostracismo politico in Veneto alle barricate in Campania, con gli operatori esclusi deliberatamente dagli spazi fisici dei centri per l’impiego.
Fino all’incredibile ballo di quest’anno. Molti, visto lo stato di precarietà e fiutato l’inghippo, avevano già deciso di rassegnare le dimissioni anzitempo. Per gli irriducibili 1.800 rimasti il primo conto alla rovescia è partito in vista del 30 aprile, data di scadenza della proroga contrattuale. Poi il decreto Aiuti ha sancito un ulteriore prolungamento per giugno e luglio (con l’assurdo buco del mese di maggio), lasciando libero arbitrio alle Regioni per un’ulteriore coda di tre mesi.
Apriti cielo. I detrattori di stampo politico si sono smarcati subito (in tutto cinque Regioni), chiudendo l’avventura di circa 300 operatori. Gli altri 1.500 sono rimasti sul ciglio del burrone, sballottati pure da un cambio di governo in corso. Per arrivare alla definitiva conclusione del 31 ottobre scorso, con la cessazione di tutti i rapporti di lavoro.
Nessuno li vuole ma tutti li cercano: il doppio gioco di Regioni e politica
Ma questi navigator servivano o non servivano?
Alla domanda non ci siamo mai sottratti. Basta però leggere le cronache delle ultime settimane per capire che qualcosa non torna. Lo strutturale stato comatoso di gran parte dei centri per l’impiego, le richieste di molte Regioni alla ministra Calderone per una nuova proroga, il lavoro delle agenzie interinali per accaparrarsi beneficiari e prime pagine dei giornali. Regioni con organizzazioni virtuose, come il Veneto, che scivolano su grottesche bucce di banana, coma la riassunzione di ex navigator con contratti di somministrazione.
In pratica, c’è bisogno di una mano. Poi è chiaro, il lavoro di questi operatori non era certo la panacea di tutti i mali, ma il loro supporto di competenze ed esperienza acquisita avrebbe permesso quantomeno di continuare a sbarcare il lunario con meno patemi d’animo. Un’occasione persa, l’ennesima del servizio pubblico, a totale appannaggio del privato.
Per il resto il luogo comune dei “precari che non sono in grado di ricollocare nessuno, tanto meno se stessi” è fin troppo facile da smontare. Bastano pochi dati: secondo ANPAL il 73% dei percettori di Reddito di Cittadinanza soggetti al Patto per il lavoro non ha mai avuto un contratto di lavoro dipendente nei 36 mesi precedenti. E due terzi arrivano al massimo alla licenza media, a sottolineare e inquadrare l’enorme problema di inclusione sociale.
ANPAL prova a fare GOL: 620.000 i beneficiari da collocare
Dunque la maggior parte dei beneficiari non è ricollocabile, almeno non nel breve periodo. E sta proprio lì il gigantesco malinteso: il mandato dei navigator, da contratto, non era trovare lavoro ai percettori, ma creare condizioni e strumenti per farli rientrare nel mercato. Un’attività lunga e complessa, dai risultati non immediati. Su questo dovevano essere valutati. Poi, se all’interno della misura del Reddito di Cittadinanza le politiche attive non hanno funzionato, bisogna guardare alle carenze strutturali dei CPI che non funzionano da secoli, all’incredibile inefficienza dei gestionali nella mappatura delle opportunità professionali, alla gestione in totale ordine sparso da parte delle Regioni. Tutte criticità che non si risolveranno con l’uscita di scena dei navigator.
Nel frattempo, comunque, ANPAL prova a rilanciare sulle politiche attive e pubblica i primi dati relativi al progetto Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL). Il piano, che grazie al PNRR dispone di risorse per 4,4 miliardi, punta a riqualificare i servizi di politica attiva grazie al potenziamento dei CPI e al Piano Nazionale Nuove Competenze.
Al 30 novembre, secondo il commissario Raffaele Tangorra, sono 620.000 i beneficiari del programma GOL presi in carico dai centri per l’impiego, il 56,3% donne, il 26,4% giovani, il 14% stranieri. E sì, il 54,5% disoccupati con domanda di NASpI e il 21% percettori di Reddito di Cittadinanza. Dati che sembrano rassicurare sulla tenuta del nuovo sistema di presa in carico, uniforme su base nazionale. Vedremo: il bello arriva adesso, prendere in carico è solo il primo passo e la strada da percorrere resta ancora molto lunga. Noi staremo alla finestra a osservare.
L’estinzione del Reddito di Cittadinanza per un terzo dei percettori
Quanto al Reddito di Cittadinanza, c’è poco da stare allegri. Il nuovo Governo Meloni ne ha già decretato la fine, per tappe. Durerà otto mesi nel 2023 per gli occupabili, mentre per gli altri percettori sarà garantito fino al termine dell’anno. Dal 2024, invece, cesserà di esistere, sostituito da un nuovo sussidio promesso ma non ancora identificato.
Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, su dati INPS, da settembre 2023 un terzo dei nuclei che oggi beneficiano della misura rimarrà escluso. E se gli ex navigator, in barba a chi li ha sbeffeggiati per anni, sapranno ricollocarsi senza grossi problemi (magari ingrassando le fila del privato a discapito del pubblico), la stessa cosa non si può dire per i famosi “occupabili”, e soprattutto per tutti gli altri percettori.
Noi non vogliamo credere che il governo in carica non abbia a cuore i più deboli, ma com’è nostra consuetudine continueremo a vigilare con un doppio occhio clinico: sulle politiche attive e sulle misure di sostegno alla povertà.
Leggi gli altri articoli a tema Navigator.
Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.
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L’Associazione Nazionale Navigator ha stilato il libro bianco della categoria: un bilancio di successi, insuccessi e aree di miglioramento. Ne parliamo con i navigator Antonio Lenzi e Luca Sabatino, coordinatore del report.
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